Auguri Adriano, uomo che non tramonta mai
Oggi è il compleanno di Adriano Celentano e voglio fargli gli auguri con questo pezzo di Umberto Simonetta che narra di quando Adriano decise di partecipare a Sanremo con Il ragazzo della via Gluck. Doveva essere l’occasione per il giusto rilancio dopo un anno di vacche magre in quanto a successi discografici, ma viene inaspettatamente eliminato dopo la prima serata e, dettaglio non di poco conto, la giuria che ha la possibilità di ripescarlo, non lo fa. L’eliminazione, per giunta dopo una sola serata, desta scalpore, non tanto per la bellezza della canzone, comunque indiscutibile, quanto per il fatto che a essere fatta fuori in maniera ignominiosa era una star di prima grandezza (in un’epoca in cui a Sanremo ci andavano per l’appunto le star e non nomi di secondo piano). Per rendere l’idea, immaginate se il Vasco Rossi attuale, non l’outsider di Vita Spericolata, partecipasse oggi a Sanremo e venisse eliminato subito dopo la prima serata. Comunque sia, con il fattaccio i giornalisti, manco a dirlo, ci vanno a nozze: si dice e si scrive chiaro e tondo che questo smacco rappresenta la fine per Adriano. Ma giornalisti e gufi vari hanno fatto i conti senza l’oste: nei mesi seguenti, la canzone avrà un successo strepitoso e conoscerà gloria anche all’estero, sia nella versione originale che nelle cover in lingua straniera (su tutte, la versione in francese di Françoise Hardy). Lo smacco a questo punto non è più di Adriano, ma di chi ne aveva frettolosamente decretato la fine (Simonetta compreso, va detto). Capiterà in altre occasioni: dopo Joan Lui, dopo la prima controversa puntata di Fantastico, a metà degli anni novanta. Adriano ha sempre sconfessato i profeti di sventura. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
I Beatles, i Rolling Stones e Rita pavone nel frattempo furoreggiano, i nuovi balli hanno defenestrato il rock and roll: Adriano è amareggiato, si sente tagliato fuori, superato. Padre Ugolino sempre presente nelle ore difficili lo rincuora: “Tornerà il tuo momento: abbi fede”. Ma prima che il momento torni dovrà passare ancora quasi un anno. Finalmente al Festival di Sanremo nel gennaio del 1966 si presenta l’occasione di riemergere, di riaffacciarsi con prepotenza alla ribalta. E’ forse l’ultima occasione buona e Adriano non intende lasciarsela scappare. Partecipa con una canzone tenuta gelosamente segreta fino all’ultimo, una specie di ballata autobiografica (…) Oltre ad Adriano che se la cava benino, la canzone è interpretata da un trio di sciagurati: il grosso Santercole, lo spilungone Pilade, il brevilineo Cerutti che cantando ondeggiano da destra a sinistra e ritorno come gli avventori dei keller bavaresi dopo un boccale di birra in più (…)
Forse, se l’avesse cantata soltanto il suo autore, la canzone sarebbe riuscita a ottenere l’ingresso alla serata finale: così invece suscita un’impressione desolante e viene bocciata. Quando bussa al camerino del fratello, Sandro ha il viso stravolto. I giornalisti specializzati che lo seguono numerosi si preparano a gustare e a riprendere la scena della morte del leone. Adriano si comporta con lodevole fierezza: non ha le crisi di pianto di Bobby Solo, non gli abbandoni isterici delle reginette dell’urlo: accende una delle rarissime sigarette della sua vita, sorride, fa appello a tutto il suo stoicismo: “E va be’, pazienza, non è mica morto nessuno. Di dischi ne venderò moltissimi lo stesso. No, non credo che sono finito”. Sandro ha le lacrime agli occhi, Miki Del Prete è giù in sala e fra poco verrà fermato per schiamazzi di protesta, i giornalisti sorridono anche loro, increduli e impietosi, si sente qualche parola di vuoto incoraggiamento: sembra di assistere alle ultime volontà del condannato alla sedia elettrica. L’unico a essere sicuro è lui: “Non sono finito”, ripete ancora due o tre volte, testardo. I mesi che seguono gli daranno ragione. “Il ragazzo della via Gluck” sarà il disco più venduto dell’anno, diffuso in tutto il mondo, tradotto in ventidue lingue compresi, e non è un tocco pittoresco, alcuni dialetti curdi pachistani malesi, e renderà al suo autore e interprete svariate centinaia di milioni.
(Umberto Simonetta)
Antonio