Celentano torna alle canzoni e conquista l’Arena di Verona
Il primo dei due appuntamenti con cui l’artista ricompare in scena live, a diciott’anni dall’ultima volta, in diretta su Canale 5. Un breve pistolotto iniziale ma poi c’è spazio solo per la musica. Pubblico in delirio
di ALESSANDRA VITALI
CELENTANO canta. Un bene, per chi apprezza l’artista e non ama il predicatore. Non che abbia rinunciato ai temi che gli sono cari, sennò non avrebbe intitolato il concerto-evento Rock Economy. Ma il pistolotto lo affida a due voci recitanti, all’inizio. Tanto per ribadire. Poi, quando esce sul palco di un’Arena di Verona gremita all’inverosimile, attacca una raffica di brani. I superclassici e la roba nuova, Svalutation e il rock’n’roll, S’è spento il sole e La cumbia di chi cambia. Pubblico in delirio. Ecco l’evento più atteso di questo inizio stagione televisiva. Due appuntamenti su Canale 5 in diretta da Verona e il ritorno di Celentano sulla scena live a diciott’anni dall’ultima volta. Stivaletto grigio d’ordinanza, un berretto che ricorda quelli di Lucio Dalla, chissà. Lui in forma, il pubblico gli perdona anche le stecche, ovazioni alla fine di ogni brano. Su Twitter la figlia Rosita posta una foto dello spettacolo e scrive “Sono fiera di lui”. Per Il ragazzo della via Gluck cori da stadio. Per Pregherò la standing ovation. Quando Celentano torna a essere l’icona di un’epoca, non ce n’è per nessuno.
Un’anteprima con un mini-sermone affidato alla sua voce fuori campo, parla di guerra, di cementificazione selvaggia. Poi Valerio Amoruso, attore, e Cristina Biachino, giornalista del Tg5, leggono brani degli economisti Jeremy Rifkin e Serge Latouche. Diseguaglianze sociali, politiche di bilancio, acqua potabile, salute degli oceani, l’aria che respiriamo, la “folle corsa al consumo”. Spazio alla musica. Dedica Io non so parlar d’amore a Gianni Bella, malato da tempo, mentre le telecamere inquadrano Mogol in prima fila. Arrivano Io sono un uomo libero (“ho accettato quando Fossati mi ha proposto di scrivere per me, ma è difficile, mi tocca cantarla da seduto”), Pregherò (“c’è qui Bonolis, se non canto questa canzone mi tira qualcosa”). Il pubblico dell’Arena canta, ballicchia, si agita. Sul palco diciotto musicisti, venti vocalist, venticinque performer.
Un’ora di musica, poi accenna un monologo. Dice solo “non si sente che parlare di crescita, tutti l’invocano ma nessuno viene a spiegarci in quale modo. Credo che la crescita sia subordinata a un’inversione di marcia dell’uomo senza la quale è impossibile venirne fuori”. Si interrompe. Un lungo silenzio, rotto dalle grida del pubblico. “Sei unico”, “Dacci la luce”. Uno striscione, “Quando noi ignoranti eravamo di più, tutto era più bello”. Non si capisce che cosa accada: si è rotto il gobbo, lo disturbano le interruzioni del pubblico, ha cambiato idea su quel che deve fare. Chi può dirlo. Beve acqua, si aggira smarrito. Torna a cantare. Nessuno resiste di fronte a Il ragazzo della via Gluck. Intanto, su RaiUno si consuma il dramma di una Sabrina Ferilli barricadera risorgimentale (la fiction Né con te né senza di te), mentre su RaiTre Fabio Fazio a Che tempo che fa chiacchiera con Stefano Benni, poi Matteo Renzi. Perché sarà pure un grande ritorno ma è pure un grande spettacolo televisivo, e domani gli ascolti diranno qualcosa.
Torna la chiacchiera. Riecco il convivio da osteria già allestito in 125 milioni di caz…te. Intorno a un tavolaccio di legno lui, i giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, l’economista francese Jean Paul Fitoussi. Applauso mesto, perplessità del pubblico di fronte a un nome così poco televisivo. Crisi, sicurezza economica, capitale sociale, futuro, felicità, benessere. La lezione di Fitoussi la interrompe Gianni Morandi, entra in scena sulle note di Scende la pioggia, poi si accomoda al tavolo pure lui. Il dibattito dura più di mezzora e poi la coppia Celentano-Morandi si ricongiunge. Non li vedevamo insieme dall’ultimo Festival di Sanremo 2. Anche la canzone – dopo La mezza luna – è quella cantata all’Artiston, Ti penso e cambia il mondo. Ne seguiranno altre, Morandi gli dà una bella mano, lo incita, gli fa da controcanto, riempie il palco dove Adriano sembra un po’ cedere. L’uscita di scena su Prisencolinensinainciusol, una coda con i filmati del backstage. Due ore e mezza di spettacolo, di concerto “normale”. A Celentano basta cantare per essere eccezionale.
08/10/2012 – La Repubblica