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Gianni Dall’Aglio: vi racconto il mio Celentano

Il batterista suona col Molleggiato a Sanremo «Improvviserà come al solito, lo conosco…»

Adriano Celentano e Gianni Dall'Aglio
«Ué! Sono io. Suoni ancora? Tienti pronto, eh! Bisogna suonare!». Gianni Dall’Aglio è al supermercato quando riceve la telefonata. All’altro capo c’è una voce nota, che lui conosce bene fin da quando aveva tredici anni (oggi ne ha 66).

E’ stato quel “Ué!” che ha rinnovato l’intesa, a loro due non serve altro, e oggi Dall’Aglio parte per San Remo: lo aspettano le prove, i sound-check e tutto il lavoro di preparazione per suonare al Festival con Adriano Celentano.

«Sì sì, certo, le prove – spiega il batterista storico di Adriano – . Mi viene da ridere a parlare di prove. Tanto lo so già che alla fine sarà una sorpresa anche per tutti noi. Perché Adriano è così. Prima stabiliamo cosa fare, poi, in diretta, lui fa la prima cosa che gli viene in mente.

«Abbiamo gli spartiti in ordine con la scaletta? E lui attacca qualcosa d’altro: bisogna sempre stare molto svegli. Ma del resto è fatto così, e lo conosco come le mie tasche».

Dunque Celentano avrà due musicisti mantovani al suo fianco: Mauro Negri (sax e clarinetto) e Dall’Aglio. Ma se per Negri il lavoro per il Molleggiato è una semplice, sia pure importante parentesi professionale in una carriera da jazzista, per Dall’Aglio è tutt’altro discorso.

«Perché da quando mi ha conosciuto che ero un bambino in una balera di Salsomaggiore e ho suonato per lui quasi per caso – racconta – il nostro rapporto è sempre stato così: grande intesa, anzi intesa perfetta, e lunghe pause, lunghi silenzi. E con Celentano non si può pensare di fare diversamente, lui è il massimo della riservatezza. Io lo chiamo ogni tanto a casa, lui mi chiama ogni tanto. Ma è come se fossimo sempre collegati».

Del resto suonare per Celentano non è da tutti. Basti pensare alle continue improvvisazioni, ai cambi di programma, agli stop, ai silenzi. Ma è tutto calcolato?

«Ma no! Assolutamente, no! Il fatto è – spiega Dall’Aglio – che Adriano si distrae con pochissimo, basta che veda passare una mosca e si dimentica tutto. Gli succede così, all’improvviso, anche in diretta. E allora si ferma, e inizia a camminare per il palco. La gente pensa che sia tutta scena, ma io lo so che non è scena, è panico puro. Perché si è dimenticato le parole della canzone o si è perso nella struttura della canzone, oppure si è dimenticato le cose da dire o da fare. Però ha questa incredibile capacità d’improvvisazione, oltre ad una presenza scenica incredibile, che lo salva sempre, in ogni situazione. Magari ferma di botto la canzone e inizia a passeggiare. Poi al primo musicista che gli è vicino chiede: “com’è che va avanti?”, e allora si riprende. Ma questo è il brivido di suonare per Celentano. E posso dire che io riesco a capirlo al volo, so dove va a parare. E lo inquadro benissimo, e riparto con lui».

Si direbbe un’attitudine quasi da jazzista, piuttosto che da stella del rock e del pop. «Ma infatti è proprio così. E non solo dal vivo. La telefonata che mi ha fatto prima di Natale, ad esempio, era del tutto inattesa, e a Sanremo io non pensavo nemmeno, e forse nemmeno lui ne era certo. Perché a fine estate ci eravamo sentiti al telefono, e avevamo parlato del più e del meno. Alle prove per questo Sanremo, poi, ci ha fatto preparare dei pezzi, poi ce ne ha fatti suonare altri». Ma al di là della ovvia, grandissima visibilità, come si suona con Celentano?

«Abbiamo radici in comune, quelle del rock ‘n ‘roll. Su quelle fondiamo la nostra intesa musicale. Comunque ci tengo a dire una cosa importante: Celentano è un artista imperfetto, che riesce a fare dei suoi limiti uno strumento per la perfezione. E’ uno che ha sempre cantato la vita, e con grande swing, devo dire. Uno swing come il suo non ce l’ha nessuno, e suonare con lui è un premio che la vita mi offre».

Le valigie di Dall’Aglio sono pronte, e l’emozione si misura con la gioia: «Sono pronto a rivivere le soddisfazioni dell’ultima trasmissione fatta insieme, Rockpolitik, che fu un successo incredibile. Così come non riesco a non pensare agli altri festival fatti insieme».

Allora, con Rockpolitik, la Rai gli dette carta bianca. E quest’anno cosa si aspetta Dall’Aglio? «Io penso che Adriano regalerà al pubblico un grande spettacolo, e sono certo che come al solito i suoi interventi faranno molto discutere. Ma davvero non so di cosa parlerà, nè se effettivamente parlerà. E’ imprevedibile, e credo proprio che nemmeno lui sappia come andrà a finire questa avventura sanremese. Chissà, magari non suoneremo neppure…».

di Enrico Comaschi

05/02/2012 – Gazzetta di Mantova (gazzettadimantova.gelocal.it)

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