ADRIANO CELENTANO, 51 anni fa con MINA il primo FESTIVAL del Molleggiato
Oltre a essere l’ospite più atteso del Festival alle porte, Adriano Celentano ne è anche il veterano: perché lui, a Sanremo, ha messo piede la prima volta 51 anni fa, il 27 gennaio 1961. Era l’edizione numero 11, passata alla storia per aver dato la spinta decisiva alle carriere di nomi storici della musica leggera italiana, quell’anno tutti al debutto sul palco del Salone delle feste del Casinò municipale: Gino Paoli («Un uomo vivo»), Giorgio Gaber («Benzina e cerini»), Milva («Il mare nel cassetto»), Pino Donaggio («Come sinfonia»), Umberto Bindi, Tony Renis e, appunto, Celentano. Partecipava anche Mina, per la seconda e ultima volta.
Il Molleggiato che arriva a Sanremo nel gennaio del ’61 è un 23enne militare di leva cui è stata concessa una licenza speciale, firmata da Giulio Andreotti, l’allora ministro della difesa. Al suo attivo ha già alcuni 45 giri di successo come «Il tuo bacio è come il rock» e «Il ribelle».
Celentano lascia subito il segno: nella seconda serata del Festival canta la sua «24mila baci» dimenandosi sul palco e mostrando, per alcuni secondi, le spalle al pubblico. Ma questo non è sufficiente per impressionare la stampa, impegnata a ricamare sulla presunta rivalità tra Mina e Milva. E infatti il verdetto finale, decretato dal voto popolare con le schedine Enalotto, sorprende molti: «24mila baci» sfiora addirittura la vittoria arrivando seconda, con un distacco di «soli» 29mila voti da «Al di là» di Luciano Tajoli e Betty Curtis.
Cinque anni dopo, Celentano torna al Festival con la semiautobiografica «Il ragazzo della via Gluck», atto d’accusa contro la speculazione edilizia destinato a diventare un classico del suo repertorio. La giuria di Sanremo 1966 lo elimina subito (vinceranno Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti con «Dio come ti amo») ma Celentano accetta il verdetto con spirito e resta a Sanremo per sostenere i Ribelli, una band che incide per il Clan, l’etichetta da lui fondata nel 1962.
Passati due anni, nel ‘68 Celentano si ripresenta a Sanremo con «Canzone», firmata dall’ex amico Don Backy, artista del Clan che al Molleggiato ha appena chiesto 200 milioni di lire di danni accusandolo di tenere una doppia contabilità. Il cantautore pisano vorrebbe essere lui a gareggiare con «Canzone» ma non può farlo per il veto imposto da Celentano che decide di partecipare proprio con quel brano. Arriverà terzo, dietro Sergio Endrigo/Roberto Carlos («Canzone per te») e Ornella Vanoni/Marisa Sannia («Casa bianca», anch’essa scritta da Don Backy).
L’appuntamento di Celentano con la vittoria è rimandato di due anni. Nel 1970 si presenta con la moglie Claudia Mori e una canzone, «Chi non lavora non fa l’amore», che fa discutere in un Paese reduce da un’intensa stagione di lotte sindacali. La coppia più bella del mondo si impone su «La prima cosa bella» di Nicola Di Bari/Ricchi e Poveri e su «L’arca di Noè» di Sergio Endrigo/Iva Zanicchi.
L’anno dopo il trionfo di «Chi non lavora non fa l’amore», Celentano partecipa per l’ultima volta alla gara. Un Festival vissuto come una vacanza. Con lui, all’Hotel Mare di Bordighera, ci sono i tre figli (Rosita, Giacomo e Rosalinda) e la moglie. Racconta Sorrisi: «Del Festival se n’è infischiato sempre preferendo rimanere nel suo eremo a giovare coi figli e con Drin, barboncino nano bianco regalato alla moglie il giorno del suo compleanno e ceduto alla tribù infantile».
Nella serata finale, Adriano dà spettacolo presentandosi con un trio di musicisti (fisarmonica, banjo, chitarra) ma alla fine le giurie premiano le esibizioni più sobrie. Vince «Il cuore è uno zingaro» di Nicola di Bari/Nada davanti a «Che sarà» di Ricchi e Poveri/José Feliciano e «4/3/1943» di Lucio Dalla/Equipe 84.
Negli anni successivi Celentano torna a Sanremo solo due volte: nel 1982 è tra il pubblico per applaudire l’esibizione di Claudia Mori, ospite della finale per lanciare il singolo «Non succederà più». Nel 2004 corre in soccorso dell’amico di sempre, Tony Renis, al timone di un Festival (conduce Simona Ventura) boicottato da quasi tutte le grandi case discografiche. Arriva in tempo per la finale: sale sul palco del Festival per la prima volta in 33 anni, scambia qualche battuta con la Ventura e Renis, difendendone l’operato («Ehi, hai fatto un bel Festival!») e poi canta «Rip It Up», un classico del rock and roll.
di Antonio Mustara
13/02/2012 – TV Sorrisi & Canzoni