1971: Celentano e l’organizzazione del Festival di Sanremo

Organizzare il Festival di Sanremo è da sempre un pallino di Adriano Celentano. Probabilmente in molti ricorderanno l’intervista che concesse nel 2003 al quotidiano La Repubblica, nella quale affermò:
Avevo fatto capire alla Rai che ero disposto a organizzare il festival… volevo carta bianca per distruggerlo definitivamente, ma con un successo, non con un insuccesso. Avevo chiesto: mi date un’opzione di sei mesi, io indago con miei colleghi, avrei fatto una riunione con Vasco Rossi, De Gregori, Jovanotti, tutti i grandi, una formula pazzesca… ma evidentemente hanno avuto paura.
Stessi concetti esplicitati ancora prima, nel 1996, in diretta televisiva all’interno della trasmissione “Numero uno” condotta da Pippo Baudo.
Ma l’idea di organizzare il Festival ha radici ben più radicate e in pochi sanno che per l’edizione del 1971 ci andò estremamente vicino.
Innanzitutto, una piccola premessa: oggi il Festival è gestito dalla Rai, che ne sceglie i direttori artistici, ma per un trentennio (dal 1960 al 1992) è stato in mano ai cosiddetti “patron”, figure dal fortissimo potere decisionale nella scelta dei cantanti, dei presentatori e degli ospiti.
All’epoca la kermesse era indiscutibilmente nelle mani di Gianni Ravera ed Ezio Radaelli, in coppia dal 1969 (Ravera l’aveva precedentemente organizzata dal 1962 al 1968, e successivamente dal 1979 e 1986, Radaelli per due edizioni nel 60 e nel 61), ma nella prima metà di Ottobre del 1970 al Comune di Sanremo giunse una lettera firmata Adriano Celentano, con una richiesta decisamente inequivocabile: organizzare per il 1971 la ventunesima edizione del Festival di Sanremo.
La notizia rimbalzò sui giornali, Celentano in un primo momento smentì, poi uscì allo scoperto:
A giorni saprò la decisione (del Comune n.d.r.). Mi auguro che non ci stiano a pensare su troppo. Il mio Festival sarà una cannonata, una vera rivoluzione.
Nel caso di una risposta affermativa, si sarebbe sollevata la questione dell’esclusione automatica di qualsiasi artista Clan, lui rispose:
Perché? Prima di tutto organizzo io e il regolamento me lo faccio io. Poi ho messo a punto un Festival particolare, in cui nessuno potrà essere favorito.
Tuttavia la scalata non fu così facile, in quanto la lettera di Adriano scatenò una vera e propria asta per l’organizzazione della kermesse, sostenuta da imprenditori e da altri personaggi del mondo della musica, spesso con la pressione delle stesse case discografiche, tanto che Radaelli ebbe a dichiarare: “Se i cantanti si mettono ad organizzare il Festival, allora io, che organizzo da 28 anni, mi metterò a cantare”.
All’offerta di Celentano si susseguirono, così, tra le tante, quelle di Aldo Aitano (ex concessionario del casinò di Sanremo), Angelo Amato (presidente della Cepe), Ezio Nassuato (editore delle riviste Ciao e 2001), Vittorio Salvetti (poi patron dal 1973 al 1978, gli anni più bui del Festival) e addirittura la cantante Nilla Pizzi, oltre ai soliti Ravera e Radaelli.
Ogni offerente con dei punti cardine, quasi come in una campagna elettorale. C’era chi prometteva rivoluzioni (Adriano, appunto), chi grandissimi nomi anche internazionali (Amato tirò in ballo i Rolling Stones), chi pensava a Mina presentatrice.
Nel complesso, almeno una ventina di aspiranti organizzatori, tanto che il Sindaco di Sanremo mise in piedi una commissione creata appositamente per vagliare le varie proposte e scegliere il coordinatore della manifestazione.
Il 12 Novembre 1970, la commissione decise di inviare agli aspiranti organizzatori un questionario di 15 domande a cui rispondere nel giro di pochi giorni, allo scopo di proseguire, in base alle risposte, con appositi colloqui soltanto con gli interessati ritenuti più convincenti e validi.
Proprio in quei giorni, Celentano finalizzava l’acquisto dell’ex Casinò di Ospedaletti, comune distante pochi km dalla città dei fiori, e si trovava a Sanremo. Per l’occasione rilasciò varie dichiarazioni, e si scagllò contro il questionario proposto dalla commissione:
Ho acquistato l’intera proprietà con l’intenzione di trasformarla in un vero centro internazionale della musica leggera. Affiancherei a questo una mia casa discografica. Ma sono solo progetti per ora, perché la loro realizzazione è strettamente legata alla possibilità che mi venga concessa l’organizzazione del prossimo Festival. In caso contrario avrò sempre fatto un buon investimento.
Sono qui per rivedere il mio acquisto, in attesa di ottenere la gestione del Casinò di Sanremo (Adriano, oltre al Festival, mirava pure a quello n.d.r), ma domani prima di tornare a Milano vedrò se mi sarà possibile parlare con il “sindaco del Festival”. Voglio dire chiaramente che non risponderò al formulario che mi hanno mandato. Il mio programma per la prossima edizione della gara canora è un “Kolossal”, ma come faccio ad esporlo rispondendo ad un formulario che nelle avvertenze generali precisa che l’amministrazione comunale si riserva la facoltà di fare proprie le mie proposte e di utilizzarle con o senza la mia collaborazione? Si tratta di una condizione assurda che mi obbligherà a restituire il formulario in bianco. Naturalmente scriverò anche una lettera con la quale mi metto a disposizione del Comune, ammesso che cambi idea in proposito. Sappiano tutti che lancio una sfida agli amministratori comunali di Sanremo. Intanto ora sono proprietario di uno dei Casinò d’Italia. La nuova legge sulle case da gioco dovrebbe allargare la concessione ad almeno altri trenta Casinò e perché una di queste non potrebbe essere data al mio?
Non solo, una volta trasferito in Riviera state tranquilli che, voglia o non voglia il Comune di Sanremo ed anche Ezio Radaelli, organizzerò degli spettacoli che saranno di rinomanza internazionale.
Aggiungendo infine, scherzando:
Se poi mi affidano il nuovo Festival, lo vincerò io: altrimenti che affare sarebbe?
La polemica venne accolta anche da altri aspiranti organizzatori, tra cui, ma solo inizialmente, Radaelli e Ravera.
Nello specifico, il questionario richiedeva le referenze bancarie e fiduciarie di ciascuno e i rispettivi dettagliati programmi per organizzare o direttamente o a nome del Comune il Festival, ma ciò che fece maggiormente discutere furono tre avvertenze generali, che esoneravano il Comune di Sanremo da ogni responsabilità civile e penale e che specificavano l’obbligo da parte del Comune di valutare ogni proposta “con la facoltà di farle proprie e di utilizzarle con o senza collaborazione degli offerenti”.
Complessivamente, risposero al questionario in 19 (su 23), compreso Adriano che lo inviò incompleto, e, dopo aver scartato i meno convincenti, il 19 Novembre la commissione iniziò i colloqui con i vari aspiranti.
Adriano rimase tra i favoriti fino all’ultimo, ma il 26 Novembre la commissione decise di andare sul sicuro affidando il Festival nuovamente ai già rodati Ravera e Radaelli.
Qualche settimana dopo la decisione, Celentano commentò:
Avevo delle grandi idee. Mi sarebbe piaciuto se avessero affidato a me l’organizzazione del prossimo festival. Ma volevano sapere prima le mie intenzioni, volavano che scoprissi le mie carte. Furbi, vero? Avevo una probabilità su cento che me lo affidassero ed avrei dovuto rendere pubbliche le mie idee perché poi altri me le sfruttassero. Non sono mica scemo.
Alla fin fine, partecipò come cantante e arrivò quinto con Sotto le lenzuola, ma per l’edizione seguente alcuni inviati del Comune di Sanremo gli manifestarono l’interesse di affidare a lui l’organizzazione della rassegna canora. Questa volta, però, fu Celentano stesso a rifiutare:
Ho risposto che l’anno scorso avevo avuto questa intenzione, ma che quest’anno mi era proprio impossibile perché sono molto impegnato. Io voglio essere più bravo di tutti e per organizzare un festival ci vuole tempo.
Mettiamo in chiaro che il Festival non mi interessa (I giornali avevano diffuso la voce di una nuova candidatura di Celentano per l’organizzazione della kermesse n.d.r). Prima di tutto, perché io sono buono e non voglio umiliare gli altri organizzatori che mi hanno preceduto, poi perché non ho proprio tempo. Sto facendo un film con la Loren e ho in programma un altro film e uno spettacolo alla televisione. No, proprio non avrei tempo.
Lorenzo