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Una sentenza sbagliata e dannosa

giustizia

Purtroppo anche i giudici sbagliano, e rilasciano sentenze sbagliate (e dannose) come questa che ha assolto il giornalista Giacomo Amadori per un articolo sulla famiglia di Adriano Celentano e Claudia Mori, perché il contenuto non è stato giudicato diffamatorio.

Ansa del 05/09/2016 mostra

Eppure in primo grado c’era stata la condanna del giornalista a un risarcimento di 40.000 euro. Sentenza poi ribaltata in appello ed ora confermata dalla Cassazione. Il tribunale non ha ravvisato da parte dell’autore la volontà di dare “una rappresentazione distorta della famiglia Celentano-Moroni”, come si legge nella sentenza. La cosa ha dell’incredibile, come vedremo.

Intanto due parole sull’autore dell’articolo, il giornalista d’inchiesta Giacomo Amadori. Noto per le sue inchieste, e per i metodi investigativi giudicati molto al limite della correttezza professionale. Lui si considera un giornalista “spericolato”, altri non esitano a paragonarlo a uno scarabeo stercorario, l’animale che si nutre di sterco per poi utilizzarlo alla bisogna (conservarlo, o deporre uova). Il suo approccio al limite ne ha fatto un cliente abituale dei tribunali, e lo ha spesso messo nei guai. Come quando fu condannato a risarcire 55.000 euro a Patrizia D’Addario (la nota escort che s’intrattenne con Berlusconi a palazzo Grazioli) perché si era inventato che la donna fosse una pedina di un’inesistente complotto politici giudiziario ai danni dell’allora presidente del consiglio.
Un’altra volta, per evitare di finire in grossi guai, patteggiò un anno per accesso abusivo a sistema informatico. In pratica Amadori, grazie a un appuntato della Guardia di Finanza, aveva spiato le dichiarazioni dei redditi di noti oppositori di Berlusconi (Grillo, Travaglio, Di Pietro, De Magistris tra gli altri). Giova ricordare che al tempo, e fino a pochi anni fa, Amadori lavorava a Panorama, settimanale del gruppo Mondadori, di proprietà della famiglia Berlusconi.

Per quanto riguarda l’articolo incriminato, c’è da elencare la lunga serie di falsità, di mezze verità estrapolate dal contesto, mischiate a congetture che finiscono per creare un incredibile miscuglio difficile da districare. Difficile, ma non impossibile.

Alla luce di tutto questo, ci chiediamo come sia possibile che in questo coacervo di falsità, mezze verità decontestualizzate mischiate a opinioni e supposizioni basate sul nulla, il tribunale non abbia ravvisato da parte dell’autore la volontà di dare “una rappresentazione distorta della famiglia Celentano-Moroni”, come si legge in questa sentenza che ha davvero dell’incredibile.

Antonio

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