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Sessant’anni con Adriano Celentano

Adriano Celentano al Palaghiaccio di Milano (18 maggio 1957)

Sessant’anni fa, precisamente il 18 maggio 1957, ci fu la storica esibizione di Adriano Celentano al Palaghiaccio a Milano. E, nonostante cantasse già da quasi un anno, la sua carriera cominciò a decollare sul serio da quel momento. Sessant’anni sempre sulla cresta dell’onda e una popolarità che mai davvero ha conosciuto cali, per una carriera che ha pochi eguali non solo in Italia, ma nel mondo. Dall’aver portato il rock alle masse, all’aver violato l’imbalsamato tempio sanremese voltando le spalle al pubblico e proponendo una scatenata versione di 24000 baci, fino ad aver raccontato l’emigrazione e affrontato l’ecologia prima di tutti con Il ragazzo della via Gluck, è quasi inutile fare una lista dei meriti e dei successi di Adriano, perché sono talmente tanti che, in una carriera così lunga e ricca, non si riuscirebbe nemmeno a elencarli tutti dandogli la giusta importanza.
Non si può tacere però il fatto che Adriano sia parte del nostro immaginario collettivo, qualcosa che scorre nelle vene del nostro paese. C’è sempre stato, e ci sarà sempre. Adriano si è guadagnato l’eternità con canzoni come Il ragazzo della via Gluck, e non solo quella, che verranno cantate ancora fra cent’anni e verranno suonate da ragazzini che decideranno di cimentarsi con la chitarra. Alcuni dei suoi modi di dire contenuti in canzoni e film sono entrati nel linguaggio comune, e sono talmente radicati che li usiamo e nemmeno ce ne accorgiamo. Le sue movenze e i suoi tic sono imitati ancora adesso da schiere di imitatori, come solo ai miti succede. E che spettacolo quelle due sere all’Arena di Verona, con cinque generazioni, dai ventenni ai… coetanei di Adriano, accorse da tutta Italia e da diverse parti del mondo (c’è chi è venuto dal Brasile e dall’Argentina attraversando un oceano, facendosi ore di volo e sfidando il fuso orario) e tutti conoscevano e cantavano a memoria le sue canzoni.
Per ottenere tutto questo, oltre al talento, conta anche la personalità, una sensibilità fuori dal comune dimostrata nell’aver affrontato l’attualità, ma anche nel modo a volte inconsueto in cui ha parlato d’amore, non solo nelle sue canzoni; e anche, a dispetto delle apparenze, una buona dose di umiltà. Perché la consapevolezza, più volte esplicitata, di essere il più grande non è in contrasto con l’essere umili: Adriano, essendo anche un po’ timido, alla popolarità non si è mai abituato davvero, a essere fermato per strada o altrove dai fan che lo riconoscono e che vogliono l’autografo e farsi una foto con lui. E neppure ai complimenti, tanto da affermare:

Quando mi parlano di mito, di quelle cose lì, mi sembra che stiano parlando di un altro. E quasi quasi gli chiedo anch’io l’autografo, a quell’altro.

Ricambiare quello che Adriano ci ha dato è impossibile, ma è certo che noi continueremo a seguirlo sempre, come abbiamo fatto anche quest’anno con l’ennesimo record raggiunto dall’album “Le Migliori” in coppia con Mina fino ai successi futuri che, sono sicuro, non mancheranno.
Buona fortuna, Adriano, e a presto.

Antonio

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