La lettera di Celentano a Dario Fo, secondo me.
Per esprimere un ultimo saluto all’amico defunto Dario Fo, Adriano ha scritto ieri sulle pagine del Corriere della Sera una lettera che, come spesso succede al Nostro, ha generato qualche polemica. Soprattutto sul tono usato, oltre che l’aurea fortemente credente che la contraddistingue.
Il quotidiano online Libero si è subito prodigato nell’enfatizzare la cosa titolando oggi un articolo «Celentano, la lettera atroce a Dario Fo: “Hai fatto un solo immenso errore”: Il saluto-pugnalata all’amico».
Si parla addirittura di pugnalata, di lettera ATROCE!
E non sono mancati anche commenti negativi sui social, nelle pagine Facebook di qualche testate giornalistica che ha riportato tale lettera e sì, anche tra qualche fans è nata una sorte di dibattito sulla correttezza o meno delle parole usate da Celentano. Come spesso accade, quando Adriano esprime un giudizio, un parere o solleva una questione… il popolo si divide tra chi lo osanna e chi gli dà contro fino a massacrarlo.
Chi lo critica imputa fondamentalmente, ad Adriano, un’eccessiva presunzione, un poco rispettabile saluto pregno di retorica cristiana proprio a Dario Fo, ateo convinto che non ha mai nascosto la cosa ma anzi, l’ha sempre ostentata con un certo orgoglio.
Vorrei esprimere ciò che penso io invece, su questa lettera. E ci tengo a precisare che non sono affatto un fervente cattolico, anzi… tutt’altro.
Per me è una delle lettere più BELLE che Adriano abbia mai scritto a qualcuno.
Lo dico pur comprendendo un pochino chi dissente, specie gli atei o chi come me crede, ma non ai livelli quasi pastorali di Adriano.
Personalmente, io tra quelle bellissime righe, non vedo affatto un attacco nel senso negativo del termine ma solo punzecchiature AFFETTUOSISSIME e probabilmente scritte con gli occhi colmi di lacrime, rivolte ad un Amico con il quale chissà quante volte si è amabilmente scornato su questi temi. È un modo come un altro per sdrammatizzare, secondo me, la sua morte.
Puntando forte sulle convinzioni cattoliche che Celentano non perde occasione di ostentare.
In questo caso specifico non si può non tener conto che i due non soltanto sono amici di vecchia data, ma si stimavano tantissimo reciprocamente e non sono mancati gli incontri privati e pubblici (Fantastico 8, 125 milioni di caz..te o il più recente incontro del 2012 a Palazzo Reale in occasione di una mostra dello stesso Fo, insieme all’amico comune, Enzo Iannacci) nei quali anche il tema del “credo/non credo” è stato chissà quante volte, simpaticamente e magari animatamente ma soprattutto rispettosamente trattato.
Penso che se non fosse stato Dario Fo il destinatario della lettera, Adriano mai si sarebbe permesso di essere così apparentemente sfrontato calcando così la mano su certe parole che a molti, sono sembrate eccessive o maleducate.
Quelli che molti ritengono essere stata “scortesia” o arroganza, IN QUESTO CASO ha un tono puramente canzonatorio nei riguardi di un Amico! E’ proprio perchè si rivolge a Dario Fo che si permette di scrivere in quella maniera! Questa lettera ha una chiave di lettura a senso unico, per me. Una chiave canzonatoria, scherzosa, sdrammatizzante e colma di affetto.
Il passaggio in cui gli da dell’ignorante, ad esempio, a me ha strappato soltanto un bel sorrisone! Perchè me lo immagino seduto a tavola assieme al nostro premio Nobel (che ovviamente tutto era meno che ignorante!) guardarlo con quello sguardo “bisbetico e burbero” e dargli dell’ignorantone! E’ la classica “iperbole celentanesca” alla quale tutti dovremmo essere ormai abituati, buttata lì in faccia proprio a chi in realtà NON se la merita, soltanto per punzecchiarlo e stimolarlo al confronto; e non perchè lui pensi davvero quella cosa. In questo caso che Dario Fo fosse un ignorante!
Il fatto che poi il messaggio venga letto da un pubblico e non dal diretto interessato… non ha minimamente placato il modus operandi di Adriano.
Sono convinto inoltre, che quei suoi modi di esprimere la sua cieca religiosità , con quello sguardo a volte un po’ ingenuo e fanciullesco quando fa certe affermazioni sul Paradiso, su Cristo, Dio e il Credo in genere, se fossimo a tavola io e lui (magari!), li userebbe comunque a prescindere anche se non ci conoscessimo! E ne scaturirebbe, ne sono convinto, una discussione densa di risate e prese in giro reciproche ma senza alcuna cattiveria.
Nessuna pugnalata. Nessuna mancanza di rispetto.
Ricordiamoci che Celentano ha un rapporto con questi temi assolutamente monocromatico. La sua biografia ufficiale si intitola “Il Paradiso è un cavallo bianco che non suda mai” (e già questo la dice lunga), ha parlato di Paradiso fino allo sfinimento, persino nell’ultima grande apparizione su RaiUno ospite in prima serata a SanRemo 2012. Oltre ad altre svariate volte qua e là quando capita. Insomma, è noto a tutti quanto questo tema per Adriano sia di fondamentale importanza o meglio ancora, un tema sul quale ha forse costruito la sua intera filosofia di vita.
E il fatto che lui combatta a denti stretti per difendere sempre questo suo credo, può dar fastidio alle volte perchè inopportuno o perchè ripetitivo. Soprattutto per le orecchie di chi, tutta questa passione per la Fede, non ce l’ha. Ci può stare la critica, spesso anch’io ho trovato che circoscrivere alcuni grandi problemi o chiosare molti articoli sempre con la storia del Paradiso e del Padre sia un po’ come dire… eccessivamente e smielatamente clericale. Ma IN QUESTO CASO specifico, metterlo in croce (tanto per restare in tema) per una lettera di questo tenore, rivolta non ad uno qualsiasi ma a Dario Fo e sottolineo, Dario Fo; è inopportuno, secondo me.
Sono convinto, che un conto è leggerla d’un fiato, quella lettera… su un freddo, anonimo e grigio foglio di giornale, probabilmente anche un po’ “chiusi” nelle nostre convinzioni sull’argomento trattato; un conto sarebbe stato ascoltarlo e vederlo interpretare dal vivo, quelle parole. Io questa lettera, mentre la leggevo, l’ho mentalmente recitata come avrebbe potuto fare Adriano in un tale contesto.
E sfido chiunque ad offendersi sul serio.
Fabrizio