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Il cartoon Adrian, ovvero il senso di Celentano per l’arte

Adriano Celentano dietro la telecamera

Del cartoon Adrian si cominciò a parlare compiutamente dal 2009 (anche se Adriano pensava a questo progetto già da anni; progetto che però non aveva assunto nella sua mente una forma precisa). Sarebbe dovuto andare in onda su Sky, ma poi i continui rinvii da parte di Adriano decretarono la rottura dei rapporti con la rete, fino ad arrivare ai recenti sviluppi, che vedono il cartoon approdare a Mediaset (forte del rapporto nato dalla trasmissione dei due trionfali concerti a Verona, che regalarono a Mediaset ascolti stellari che da tempo non vedevano, e che sono tuttora imbattuti), dove il cartoon dovrebbe finalmente vedere la luce nella primavera del 2017, forse ad aprile. Il condizionale è d’obbligo, perché c’è già stato un rinvio: Pier Silvio Berlusconi aveva annunciato Adrian lo scorso anno per la primavera del 2016, ma poi, come sappiamo, non è andato in onda. Questi continui rinvii, oltre a far riempire le pagine dei giornali, disorientano un po’ i fan; ma non dovrebbero, perché la storia artistica di Adriano è costellata di queste cose. Facciamo solo alcuni esempi:

Questa lista, peraltro incompleta, serve a spiegare che questi non sono i capricci di un megalomane, ma è il modo in cui Adriano concepisce e di conseguenza approccia il suo lavoro: per lui non esistono compromessi a cui sottostare, o regole da rispettare (per non parlare delle scadenze imposte da contratti e codicilli), ma c’è solo l’arte per l’arte. Il desiderio di fare qualcosa che sia in totale sintonia col proprio modo di essere. La visione dell’artista come unico punto di vista accettabile, e quindi come unisco scopo possibile. L’ovvia conseguenza di ciò, è cercare di perseguire tale scopo a tutti costi:

Dunque, l’arte per l’arte come unica missione. Naturalmente non è facile, e infatti i problemi ci sono stati, e forse ce ne saranno in futuro (ma speriamo di no). Certo, alla fine con Adriano, quasi sempre le difficoltà si risolvono grazie al suo prestigio, derivatogli dall’essere un mito vivente, e poi perché può contare su Claudia Mori, la vestale del tempio che lo difende a oltranza facendogli da scudo (anche umano), e che risolve, grazie alle proprie doti diplomatiche, situazioni scomode come quelle con Sky (e non solo).

La libertà totale, imporre il punto di vista dell’artista, anche a scapito di qualche guadagno facile, e col rischio di scontentare i fan, è l’unica strada possibile? Secondo noi sì. Perché, come ha spiegato Michele Serra, giornalista e scrittore di Repubblica, che ha lavorato come autore nella trasmissione 125 Milioni di Cazzate, per Adriano e Claudia:

il punto di vista dell’artista è il solo scopo possibile, (…) la libertà dell’artista va difesa a qualunque costo e a qualunque prezzo, specie nel bel mezzo dello spettacolo popolare dei nostri tempi, che tende terribilmente al piatto, allo scontato, al seriale, all’addomesticato. Vedendo i due che disputano (e disputano parecchio) con la Rai o altri committenti, la prima impressione è di una bizzosa megalomania, la seconda – quella che conta – è che vogliano creare, sempre e comunque, le condizioni per lavorare in assoluta libertà, anche a costo di sembrare bizzosamente megalomani. Che questa libertà sia stata usata bene o male, fin qui, da Celentano, resta opinione di ciascuno. Sta di fatto che l’errore o la stonatura o l’inciampo, nella lunga storia della coppia, sono comunque farina del loro sacco, mentre non si contano i casi nei quali altri artisti hanno sbagliato per poco coraggio, o conformismo, o remissività. Gli eccessi di orgoglio, per gli artisti, sono peccati veniali. Il peccato mortale è la paura di sbagliare. Celentano e la Mori lo sanno, per questo preferiscono eccedere piuttosto che spegnersi.

Antonio

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