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I mali del secolo…

Era il 1972. Adriano Celentano, il molleggiato, il rocker italiano per eccellenza, l’ex urlatore le aveva già occupate per mille ragioni le pagine dei giornali, non solo quelle della cultura e dello spettacolo. Anche quelle dell’attualità, le sue proteste contro gli scioperi selvaggi avevano lasciato il segno due anni prima. E poi ancora musica. E protesta. Ma l’apice di quel suo grido di rabbia e indignazione lo stava raggiungendo proprio ora. Testi forti, musiche punk-rock o melodie tradizionali, molti linguaggi per comunicare un solo disagio.

Era la fine degli anni ’70, lo stereo8 de I MALI DEL SECOLO girava. E ancora girava. Avevo meno di dieci anni. Sentivo quelle melodie. Alcune le recepivo, facendole mie. Alcune le cantavo. Altre le evitavo. Non riuscivo proprio a capirle. A tollerarle, quasi…

Amavo e continuavo ad amare Adriano, ascoltavo ogni sua canzone, crescevo. Con la sua musica e i suoi messaggi. Nel cuore e nella testa. Altri successi. Altre mode. Altra musica. Celentano era sempre il numero uno.

Altri anni passavano. La storia dell’Italia andava avanti. Disastri, guerre… La mia vita andava avanti. Crescevo…

Oggi, come mille altre volte, percorrevo strade vecchie. Già esplorate. Più volte. Volgevo sguardi verso gli stessi obiettivi. Ma con occhi diversi. Altri dettagli risaltavano ora. Come rivedere lo stesso film e recepirne nuovi significati. Tutti i gusti e tutti gli odori cambiavano. Cercavo di capire se fossi stato io a crescere e modificare il modo di osservare e ascoltare. Odorare. Forse le stesse cose che mi circondavano, le stesse pellicole, le stesse melodie, ora erano maturate con me.

Così mi accorgevo che certi capolavori, siano essi dipinti, film, sculture, canzoni, poesie nascono con un’identità e poi crescono, crescono fino a raggiungere livelli neanche minimamente auspicati. Certi pensieri nascono stanchi, altri nascono prematuri. Prima che possano essere davvero capiti.

I MALI DEL SECOLO, mi direte… Che scoperta! Voi che amate e conoscete Adriano… Beh..io non mi vergogno di dire che oggi per la prima volta ho ASCOLTATO e CAPITO veramente pezzi tanto forti da apparire banali o “pesanti” come L’ultimo degli uccelli o La siringhetta. Oggi ho sentito quelle stesse vibrazioni che nel 1972 hanno “sbigottito” i più e che oggi riaffiorano con suoni tanto più moderni di allora. Oggi I mali del secolo sono gli stessi di 34 anni fa (che poi è la mia età). Oggi la droga, la caccia, l’infedeltà, la religione sono nello stesso vortice di attenzioni e disattenzioni e ancor più fragili… Oggi credo che tutti noi fans di Adriano Celentano abbiamo la fortuna di conoscere quei suoni e quelle parole così forti, così intense… Sono un vero e proprio patrimonio. Possiamo solo dire grazie ad Adriano se oggi guardiamo una vecchia istantanea di un nonno, un padre, un amico e vediamo dettagli che forse nemmeno il fotografo aveva notato…

Paolo

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