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Considerazioni sulla polemica tra Aldo Grasso e Adriano Celentano

Aldo Grasso

Adriano Celentano è stato condannato in primo grado dal tribunale di Milano al pagamento di 30.000 euro per aver definito nel febbraio 2012 il critico televisivo Aldo Grasso “un deficiente che scrive idiozie sul Corriere della Sera”, durante il suo intervento in diretta nel corso della prima serata del Festival di Sanremo. Ma l’insulto, che qui nessuno si sogna di giustificare, non cancella il fatto che Aldo Grasso all’epoca abbia detto delle grandi sciocchezze. Ed è bene rimarcare come andarono le cose. Il critico disse infatti che Adriano andava a Sanremo al solo scopo di promuovere il suo disco in uscita, e non contento si permise di aggiungere che queste uscite a mero scopo pubblicitario gli mettevano “infinita tristezza”. L’ipersensibile critico non è nuovo a questo genere di trombonate: per lui è una vergogna ciò che tutto il resto del mondo trova normale; promuovere il proprio lavoro. Peccato che proprio dappertutto, anche negli Stati Uniti da lui amatissimi e santificati a prescindere, qualsiasi sciocchezza producano (credendo in questo modo di essere un uomo di mondo e di stare al passo coi tempi, mentre invece non fa altro che rivelare tutto il suo provincialismo) si pratichi l’arte della promozione; anche nei celebratissimi talk show satirici, compresa la trasmissione del giustamente osannato David Letterman, dove attori e cantanti fanno sì la ressa per essere ospitati, ma per promuovere il loro lavoro, e non per la bella faccia del conduttore, salvo in rare occasioni speciali, come quelle del suo addio alla tv. Ma l’attacco di Grasso era sbagliato per un altro motivo, ancora più grave. Adriano, infatti, avrebbe potuto tranquillamente disporre di altri modi, molto più comodi, per promuovere il suo disco. L’album infatti fu pubblicato ufficialmente il 29 novembre del 2011; quasi in contemporanea andava in onda, dal 14 novembre al 5 dicembre, il varietà di Fiorello, a cui Adriano era stato invitato, con tanto di appello dello showman siciliano da Vincenzo Mollica. E quale occasione migliore per promuovere il disco se non andare in uno show con ascolti stellari, con conseguente gran ritorno pubblicitario? Ebbene, Adriano rifiutò: lui preferiva andare a Sanremo, perché aveva bisogno di fare i suoi monologhi, e lo spettacolo di Fiorello non era il luogo adatto; non staremo ora a giudicare se pure Sanremo non lo fosse, ma Adriano in quel momento la pensava così. E uno che ha come unico interesse quello di promuovere il disco non si comporta così: avrebbe accettato la ghiotta opportunità offerta da Fiorello, e sarebbe magari apparso nell’ultima puntata del 5 dicembre, a una settimana esatta dall’uscita del disco, avrebbe cantato un paio di canzoni del disco nuovo, avrebbe duettato con Fiorello e avrebbe trionfato; non avrebbe aspettato tre mesi per andare a Sanremo a fare monologhi e dividere pubblico e critica scatenando polemiche a non finire. Ma è così difficile da capire? Se Aldo Grasso è rimasto talmente segnato dalla sua sfortunata esperienza come direttore di Radio Rai, durata appena sei mesi, tanto da arrabbiarsi ogni volta che qualcuno osi parlarne non in termini lusinghieri, e da quel momento vede la Rai (che per carità, avrà i suoi problemi) come un luogo di oscuri magheggi e scambi di favori, ci dispiace molto per lui, però ci permettiamo di dirgli che non sempre è così, che non deve avere la mente obnubilata dai pregiudizi, e che sarebbe meglio se valutasse più serenamente le vicende di cui gli tocca occuparsi, chiunque riguardino. Tra l’altro la vicenda ebbe un risvolto, che se non fosse grave, sarebbe comico; Adriano aveva in realtà preannunciato dal suo blog che durante il suo intervento a Sanremo si sarebbe occupato anche di Grasso (promessa mantenuta, non c’è che dire…) con queste parole: “Caro Grasso, tu hai capito male, io non vado a Sanremo a promuovere il disco. C’erano altri modi per farlo e non l’ho fatto. Vado a Sanremo soprattutto per parlare e parlerò anche di te e di quelli come te”. E come reagì Grasso? Sul suo forum, in risposta a un lettore, pensò bene di scrivere che “per aver detto che questi atteggiamenti del grande Adriano mi mettono tristezza, mi sono preso gli insulti di Claudia Mori, sul blog del Nostro.” A parte che non si capisce dove diavolo siano gli insulti in quella frase (si sa, Grasso è notoriamente permaloso, e come nel più vieto dei cliché, il criticone non ama essere criticato a sua volta), ma il fatto che credesse erroneamente che l’avesse scritta Claudia Mori (una frase che in realtà è proprio nello stile peraltro riconoscibilissimo di Adriano), dimostra più di ogni altra cosa quanto quest’uomo sia schiavo dei suoi pregiudizi. E avere pregiudizi è difetto assai grave per un critico. I maligni spesso si divertono a notare come le persone attaccate da Grasso siano quasi sempre le stesse, come pure i pochissimi di cui parla bene; e notano soprattutto come questi ultimi siano spesso amici suoi; ma si tratta sicuramente di una casualità, e chi afferma il contrario è solo qualcuno che ha qualche conto da regolare con Grasso… Chissà, a noi non interessa, e francamente avremmo di meglio di cui occuparci. Ci permettiamo solo di consigliare a Grasso, per il futuro, di limitarsi a fare il suo mestiere di critico, ossia di recensire un programma, possibilmente dopo averlo visto. Il suo lavoro gli dà facoltà di dire che quel tal programma è una porcheria e il conduttore un incapace, non di fare considerazioni sul piano personale che sconfinano spesso nel dileggio, non a insinuare che dietro un’ospitata ci sia chissà quale oscuro scambio di favori. Sarebbe meglio per lui, anche perché ogni volta che s’occupa d’altro, non fa che collezionare imbarazzanti figuracce.

Lo ripetiamo: qui nessuno si sogna di giustificare l’insulto di Adriano, che non è così smaliziato da capire che ci sono altri modi più comodi e meno dispendiosi per rispondere alle sciocchezze di qualche critico prevenuto. Certo, per lui i 30.000 euro non sono un grosso problema, e conoscendo il suo modo di fare, siamo certi che se tornasse indietro non cambierebbe una virgola di quello che ha detto. Quel che possiamo dire con certezza è che Adriano non porta rancore, e che per lui la faccenda era già morta e sepolta il giorno dopo quel monologo. Non si può dire lo stesso di Grasso, che proprio recentemente si è occupato di Adriano rilanciando la bufala del suo avvicinamento a Salvini con un articolo che definire dileggiatorio è un eufemismo; e non trattandosi di una critica televisiva, vuol dire che Grasso ha deciso scientemente di occuparsene, nonostante una causa in corso. E questo ci indurrebbe a fare delle considerazioni non proprio positive sulla professionalità di Grasso, ma sorvoliamo per carità di patria. Anche perché già è dura sentirsi dare del deficiente in diretta televisiva davanti circa 15 milioni di spettatori (la cui maggior parte Grasso non sa neppure chi sia), ma sapere di essere oggetto del disprezzo di uno dei tuoi miti di gioventù deve essere davvero terribile.

Antonio

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