Buon compleanno a Claudia Mori
Oggi è il compleanno di Claudia Mori. Una donna che, pur avendo anteposto la famiglia alla carriera, ha lasciato il segno nella storia dello spettacolo italiano. Abbiamo quindi deciso di omaggiarla con questo articolo che cerca di riassumere le tante cose che ha fatto nella sua vita, sia per quanto riguarda la sua carriera sia per quanto riguarda la famiglia; e, non meno importante, anche per quanto riguarda il suo “ruolo” di musa di Adriano. Tanti auguri!
LA CARRIERA
La sua carriera inizia nel 1958 quando assieme a tante altre migliaia di ragazze, invia da Ostia una busta, la busta contiene una sua foto, un primo piano che vince un concorso indetto da Paese Sera. Si sta cercando la protagonista per il film “Cerasella”. Subito viene notata per la sua bellezza disincantata dal regista Raffaello Matarazzo che la scrittura per un suo film, le affida la parte di protagonista nel film del 1959 ispirato all’omonima canzone, affiancando Massimo Girotti, qualche anno più tardi meglio noto come Terence Hill.
E’ l’occasione per il suo debutto nel mondo dello spettacolo.
(www.paeseserastory.org, 2013)
Il film (Cerasella, ndr) ha il merito di rivelare una nuova attrice, Claudia Mori, che sembra avere buone possibilità anche per film più impegnati.
(U. Tani – Intermezzo, marzo 1960)
Rosanna Podestà e Claudia Mori interpretano i ruoli oscuri delle figlie di Lot in modo adeguato.
(Variety, 31 dicembre 1961, a proposito della sua interpretazione nel kolossal hollywoodiano “Sodoma e Gomorra”)
La Mori è un esordiente (a teatro, ndr) ma tutt’altro che impacciata: balla, recita e canta con disinvoltura.
(la Stampa, ottobre 1961, sul suo esordio a teatro accanto a Carlo Dapporto nella commedia “Il tiranno”)
Graziosa la presentazione della soubrette Claudia Mori che è stata vivace, spigliata e vezzosa con quella sua arietta fresca e giuliva di brillante canterina.
(Corriere, 1961, ibidem)
Dapporto mi ha insegnato tutto: a parlare, a ballare, a muovere le mani, a leggere un copione.
(Claudia in un’intervista al quotidiano Il Tempo, 1963)
Suggestiva interpretazione di Claudia Mori che si è identificata con un personaggio che ricorda i tipi felliniani.
(El Mundo, maggio 1964, a proposito dell’interpretazione nel film “Un amore e un addio” come protagonista accanto al noto attore francese Maurice Ronet)
Penso che la gente si aspettava che io non valessi una cicca, invece li ho sorpresi tutti e tutti hanno detto: “Toh, vedi un po’ ‘sta Mori.”
(Claudia a proposito delle critiche positive alla sua performance a Sanremo 1970 con la canzone “Chi non lavora non fa l’amore”)
Adriano, inizialmente non voleva incidere “Il tempo se ne va” perché secondo il suo punto di vista, “toccava troppo” quella che era la sua sfera privata. La moglie, Claudia Mori, riuscì a convincerlo e per questo motivo, la canzone è firmata anche da lei, proprio per questo particolare.
(Cristiano Minellono)
Possiamo consigliare due tra i primi duetti della bella coppia: da un lato vi è “La coppia più bella del mondo”. Si tratta del miglior valzer di nozze di tutto il mondo, in cui, tra l’altro, con saggezza profondamente italiana viene proclamato che il vero amore sarà sempre unito dal cielo. Molto buono è anche il B-side abbastanza raro “Due nemici innamorati”. Tuttavia, “Non succederà più” è perfetto Italo-Pop anni ’80: una chitarra stile pseudo-Police, un coro sussurrato anticipano la bella voce da contralto di Claudia Mori.
(Eric Pfeil, Rolling Stone edizione tedesca, 2014)
Tredici anni fa, è diventata amministratore delegato del Clan Celentano. “S’è dimostrata brava, bravissima, una manager nata”, è il commento unanime di coloro che, in questi anni, hanno lavorato con lei. Così brava che oggi ha deciso di lanciarsi in un’altra impresa: la produzione di fiction tivvù.
(Oggi, 2002)
C’era una volta la città dei matti di Marco Turco, domani e lunedì su RaiUno è «un film da servizio pubblico» dice il direttore di RaiFiction Fabrizio Del Noce, e per una volta è vero; colpisce al cuore e allo stomaco: l’elettroshock, le catene sui corpi nudi, la “scuffia”, il lenzuolo sulla testa che toglie il respiro, gli sguardi cancellati dalle torture. E l’ emozione che regala la promessa di libertà: le grate abbattute, la gioia di un ballo, di un bagno nel fiume, di un bacio. Nel film commovente e duro, prodotto da Claudia Mori, donna tenace, Basaglia ha il volto di Fabrizio Gifuni, bravissimo; Vittoria Puccini è Margherita, una giovane internata, Michela Cescon l’infermiera che prende coscienza dell’orrore; 93 attori (anche ex pazienti) per raccontare storie ispirate a casi reali. I “matti” in prima serata sono una rivoluzione nel mare di fiction consolatoria.
(Silvia Fumarola su Repubblica, 6 febbraio 2010)
C’è emozione nelle parole asciutte di Alberta Basaglia, figlia dello psichiatra: «In Fabrizio Gifuni ho ritrovato mio padre, ora lo chiamo “professor Gifuni”. Quando il regista e Claudia Mori ci hanno chiesto l’autorizzazione per il film, io e mio fratello abbiamo detto di no: non volevamo sentirci invasi, temevamo gli errori. Abbiamo tentato di fermarli, quando ho capito che non potevamo impedirglielo non ho più voluto sapere niente. Volevo essere libera di dire che il film era brutto, se non mi fosse piaciuto. Invece sono qui e non c’è bisogno di sperticarmi in lodi»
(ibidem)
Con una forza prorompente, Francesco regala al pubblico un film-tv che si allontana dalle mega produzioni che pretendono di voler dire qualcosa, avvicinandosi sia al pubblico di fedeli che ai non credenti, con un racconto che va oltre la fede e sottolinea il valore delle nuove generazioni e delle loro idee: ancora oggi, San Francesco d’Assisi riesce ad essere attuale.
(TvBlog.it, 8 dicembre 2014)
Ottima ambientazione e ricostruzione dell’epoca. Costumi perfettamente aderenti al tempo raccontato, attenzione quasi maniacale ai particolari e alla scelta delle location. Nessuna sbavatura nella sceneggiatura, toni pacati.
(Marida Caterini, recensione 8 dicembre 2014)
LA FAMIGLIA
Rosita:
Da bambino ti senti sicuro se ti senti uguale agli altri bambini, se conduci una vita normale. E soprattutto grazie alla mamma la nostra vita di bimbi è stata vissuta con persone normali, al di fuori dall’ambiente dello spettacolo.
(1998)
Giacomo:
Ho avuto un’infanzia meravigliosa. Mi ricordo che a Natale mia madre organizzava delle vere e proprie scenette: si travestiva da Babbo Natale, e mio padre faceva quello sorpreso con noi.
(2007)
Dopo la prima ho subito mandato un messaggino ai miei genitori per complimentarmi. Soprattutto con la mamma, ha fatto tutto lei… Di papà lo sapevano tutti che è un genio. Ma che la mamma avesse la forza di mettere insieme tutta quella strutturona…
(2012, in seguito a “Rock Economy”)
Rosalinda:
E’ lei quella che tira il carro della famiglia.
(1993)
Io dico sempre che mia madre ha venti figli: noi tre (Rosita, Rosalinda, Giacomo) e mio padre che fa per 17. Papà è proprio un bambino molto cresciuto, ma questo è meraviglioso.
(2004)
Adriano in 12 sue dichiarazioni:
Per me Claudia è più importante del successo, dei milioni, del Clan.
(1970)
Ho vinto grazie a Claudia.
(1970, a proposito della vittoria a Sanremo con “Chi non lavora non fa l’amore”)
Nella mia vita c’era un buco: è arrivata lei… e lo ha coperto.
(1972)
Il 14 luglio ho festeggiato il quindicesimo anno di matrimonio con Claudia e ho pensato di dedicarle un disco: Soli. Non alludo a nulla di serio, ben inteso, il fatto è che si parla di crisi della coppia e ho voluto dire la mia.
(1979)
Credo che un uomo, abbandonato dalla propria donna, difficilmente si tira su, ammesso che poi abbia voglia di farlo. Come minimo una cosa del genere mi sconquasserebbe la vita per molti anni, influendo sul mio lavoro, su ogni mia attività.
(1979)
Il mio primo applauso non l’ho mai cercato tra la gente, anche se ci tengo molto alla gente. Il primo applauso l’ho cercato da una persona sola, dalla donna che è innamorata di me. E Claudia, mia moglie, ha sempre rappresentato l’unico applauso. Non soltanto il primo, ma l’unico. Il primo di tutti gli applausi che sono venuti e che verranno. Lei ha la stessa forza, nella mia vita, che ha avuto mia madre.
(1982)
Non so se qualcun’altra, al posto suo, avrebbe resistito tanto, accanto ad un tipo come me. Un vero pericolo per la tranquillità familiare, mai stanco di imprevisti e di rischi come sono. Se “Joan Lui” va male, altro che paradiso!
(1985)
Lei è la mia unica ragione di vita.
(1985)
Quando il programma è finito, sono andato in camerino e ho abbracciato mia moglie. Ho capito in quel momento che come al solito era stata soprattutto lei a soffrire.
(1987, subito dopo la fine della seconda puntata di “Fantastico”, a proposito delle feroci polemiche dell’esordio)
(La scelta di Charlotte Rampling per “Yuppi Du”, ndr) Non è un mio merito. E’ stata mia moglie Claudia a suggerirmela allora. Io l’avevo vista nel film “Il portiere di notte”, mi era piaciuta moltissimo ma non avevo pensato a lei per quel ruolo. Poi Claudia ha insistito, mi ha convinto, e inoltre Charlotte si era completamente innamorata del copione e il ruolo è andato a lei. Una scelta eccellente.
(2008)
C’è stato qualcuno che le ha detto che l’idea di una canzone con un testo incomprensibile (“Prisencolinensinainciusol”, ndr.) era una follia?
«Tutti tranne Claudia. Forse perché anche lei ha una buona dose di follia. Tutti quelli che lo ascoltavano rimanevano sconcertati.»
(da un’intervista a Repubblica, 2009)
Claudia è una colonna. L’unica a cui mi possa appoggiare.
(1997)
A proposito di colonne, qui di seguito un video risalente a “Fantastico” (1987), in cui Claudia aiuta Adriano a ricordare il suo monologo (in diretta televisiva!):
Antonio