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Arcobaleno

Riprendo l’argomento aperto sul blog, a proposito dell’increscioso episodio di follia generazionale (sul quale ho già lasciato un mio commento). Quando parlo di istinto naturalmente volto al male, intendo dire che l’arroganza e la predominanza sono appunto naturali…Il valore del rispetto verso chiunque sia diverso da noi, per razza, ideologia, religione, bellezza o non bellezza, intelligenza, va ricercato…La cultura della tolleranza, così come l’accettazione di chi si presenta in modo diverso da noi, sia portatore di handicap fisici o mentali, sia semplicemente un timido, un insicuro, uno che pensa di essere perdente…beh questa “cultura” va alimentata, deve essere inserita nei cuori e nelle menti sin da quando siamo bambini. Con esempi. Il comportamento dell’adulto è la massima espressione di ciò che i bambini possono recepire. Aldilà delle spiegazioni e degli insegnamenti, a scuola o a casa, i bambini, che sono i futuri ragazzi, poi uomini, devono essere avvicinati ad esempi concreti di convivenza civile. Il mondo che ci sta aspettando, che sarà abitato dai nostri figli, sarà un mondo multi-etnico, dove le contaminazioni di abitudini, religioni, ideologie, saranno sempre più forti…fino al punto di non riuscire più a distinguere l’origine stessa delle parti in gioco…Il diverso è sempre indice di pericolo per la cultura infantile. E’ automatico che i bambini ghettizzino chi non corrisponde ai loro canoni. E’ istintivo. Sta a noi abituarli ed educarli alla casa comune. Siamo noi che dobbiamo inventare un mondo in cui l’abitudine alla convivenza tra “diversi”, anche paraplegici, anche portatori di handicap, nani, giganti, belli, brutti, possa essere considerata una ricchezza…

Dobbiamo abituare i nostri figli al valore della rinuncia: accettare chi non è come noi, conviverci, vuole infatti dire rinunciare ad una parte di noi. E’ chiaro che un ragazzo portatore di handicap, inserito in una classe di presunte persone normali, rallenta i lavori, modifica le traiettorie, i tempi. Può rappresentare un impedimento. Ma è solo educando i nostri figli, non prima di essercene convinti noi, al bello della rinuncia di qualcosa di nostro in favore del bene altrui che possiamo migliorare questa condizione. Ricordo quando, negli anni ’80, andavo a scuola, facevo la quarta elementare e le maestre tutte ci diedero il via per una grandiosa gara di solidarietà. Andavamo con i nostri genitori ad acquistare beni di prima necessità, toglievamo dalle nostre cartelle un quaderno, una penna e riempivamo quegli scatoloni che, ordinatamente, andavano a riempire furgoni che partivano. Col solo compito di portare un piccolo conforto ad altri bambini come noi, in Irpinia, che, però, avevano subito un dramma incommensurabile. La natura aveva tolto loro il diritto di sorridere e dormire sereni. Noi potevamo poco ma quel poco lo facevamo e il nostro sonno era più tranquillo perchè sapevamo di aver fatto qualcosa. Tutti insieme.

Vedete, nessuno di noi è speciale, nessuno è un palmo sopra gli altri, nessuno è grande…Tutti insieme, però, possiamo molto, possiamo disegnare la differenza tra il bene e il male. Restiamo ancorati alle nostre realtà, alle nostre potenzialità, preoccupiamoci di quel poco che è nelle nostre possibilità e facciamolo, senza aspettarci un applauso o un grazie. Facciamo sì che il bene di chiunque occupi con noi lo stesso lembo di terra (che non ci appartiene) sia il NOSTRO BENE! Facciamo tutti noi il primo passo per vivere in un Arcobaleno di idee e di cuori…
ps. avevo aperto un mio blog, l’ho chiuso, ho scoperto che questo è il Vostro e mio blog…preferisco scrivere qui dove amici animati dalla stessa mia passione e che condividono gli stessi valori danno un senso in più alle mie opinioni…

Paolo

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