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Serata con Celentano alla Ripamonti

La sorpresa Botta e risposta a ruota libera con una trentina di ragazzi

Un’ora a contatto con gli studenti: «Datemi del tu»

Evita la televisione. Schiva i salotti mediatici. Dribbla i giornalisti. Poi, una sera di dicembre, piomba in un’aula di una scuola della provincia di Como e si ferma a parlare per un’ora con i ragazzi. «Ehi, datemi del tu», dice agli studenti, col mento tra indice e pollice e le palpebre che sbattono veloci. «Non è facile», rispondono loro. «Provateci. Alla terza volta vi verrà naturale». E infatti, alla fine della chiacchierata tutti lo chiamano per nome: Adriano. Adriano Celentano.
Il Molleggiato lunedì sera ha fatto un’improvvisata a un gruppo di studenti della scuola professionale “Ripamonti” di Como. Una cinquantina di ragazzi stava partecipando al “Grande Pasquale”, un reality show organizzato a scuola: due giorni di lavori e riflessioni sul tema del rispetto, filmati, ripresi e trasmessi in rete. Si parlava genericamente di una «sorpresa». Qualcosa di emozionante.
E lunedì sera, poco dopo le dieci, nei laboratori della scuola è comparso Celentano, amico di due professori della “Ripamonti”. Gli stessi che due anni fa l’avevano convinto a telefonare, in diretta, a un festival organizzato dall’istituto, lunedì l’hanno portato a scuola di persona.
Un incontro organizzato in sordina, nel massimo riserbo, per evitare telecamere e orde di giornalisti. Missione compiuta: nell’aula, oltre al Molleggiato, c’era una trentina di studenti. Increduli. Lui, disponibilissimo, ha parlato a ruota libera: Sanremo, «da rinnovare», Monicelli, suicidatosi «perché aveva paura». Televisione, cinema, scuola, giovani. I ragazzi domandavano, poi restavano ad ascoltarlo in religioso silenzio.

CELENTANO STORY
Molti studenti erano curiosi di sapere cosa facesse Celentano prima di sfondare nel mondo dello spettacolo. «Ho studiato poco e me ne pento – ha detto il Molleggiato – avevo amici grandi che lavoravano, pensavo che esser grande significasse lavorare. Ho fatto l’operaio, l’arrotino, l’elettricista e l’idraulico. Ma il mio mestiere era l’orologiaio». La scintilla per il rock scoccò proprio durante una riparazione. «Stavo lavorando su un orologio con una lente d’ingrandimento, centrando una vite minuscola. Un amico accende il giradischi e parte “Rock around the clock” di Billy Haley: io resto folgorato». Un colpo di fulmine. Celentano impara a tutti i costi quella canzone. «Non conosco l’inglese. E non lo parlavo nemmeno prima. Ma volevo cantare come Billy Haley, in si bemolle, e alla fine ci riuscii». Poi, la prima esibizione: «Era domenica, venni sbattuto sul palco. Il capo orchestra mi chiese: “In che tonalità vuoi cantarla?” E io: “Cos’è la tonalità?”».

TELEVISIONE
La prima domanda sulla televisione contemporanea arriva da un professore. «Cosa ne pensa della trasmissione di Fazio e Saviano?». «Quello – risponde Celentano – è un tipo di televisione che si dovrebbe fare di più. Ma oggi in tv manca anche lo spettacolo: è un periodo così».
Lo showman ha poi ammesso di essere nella «lista dei cancellati» della televisione pubblica, e ha spiegato – dopo che gli è stato domandato – il motivo. In un modo un po’ criptico. «Quando parlavo, mi rivolgevo a tantissima gente. Qualcuno ha iniziato ad aver paura, forse, che certe cose venissero scoperte».
Celentano aveva in cantiere una trasmissione televisiva anche per quest’anno. «Io ero pronto, ma in questo periodo sarebbe stato troppo rischioso». A proposito di rischio, Celentano svela che ai tempi di Fantastico qualcuno arrivò a minacciarlo: «Non faccio nomi, ma alcuni politici dissero a Claudia (Mori, sua moglie, ndr) che era meglio che io cantassi e basta».
Da tempo si parla di un cartoon sul Molleggiato, e lui conferma: «Ventisei puntate, andranno in onda su Sky. La storia è inventata, ma il personaggio mi rispecchia nel modo di pensare e di affrontare la vita. Il cartoon sarà pronto fra un anno».

CINEMA E MUSICA
Il cinema italiano, secondo Celentano, «può ancora dire la sua». Servono «buoni maestri», e anche «ottimi allievi». Attori che «sappiano prendere spunto dai grandi: io, ad esempio, copiavo da Clark Gable. Mi guardavo le unghie come faceva lui».
«Di film – aggiunge Celentano – ne ho fatti quasi trenta, ma sono molto legato a Yuppi Du: l’ho scritto io. Sì, perché vedete – ha spiegato ai ragazzi – a partecipare ai film solo come attore mi annoiavo. Passavo il tempo in roulotte, ad aspettare la mia scena. Una noia tremenda». Celentano è più attore o più cantante? «Entrambi. Anche quando canto devo interpretare».
La musica italiana d’oggi, secondo il Molleggiato, non è da buttar via. «Prendiamo X Factor: ne è venuto fuori qualcosa di buono. Questo Marco Mengoni è bravo». E il festival di Sanremo? Ha ancora senso, così com’è concepito? «L’istituzione va salvata. Il festival in sé meriterebbe di essere rinnovato». Magari con un Celentano conduttore, o direttore artistico. «Una volta avrei accettato, ora forse no. Però sarebbe divertente». L’ultima risposta di Celentano è su Mario Monicelli, il regista morto suicida la settimana scorsa. «È sempre stato un uomo pieno d’energia. Perciò ho pensato che forse, di fronte alla morte, ha avuto paura. E mi è dispiaciuto tanto».
Una piccola pausa, a testa china. Poi, di nuovo agli studenti: «Bisogna aver paura in tanti, tutti insieme. Così la paura passa».
Applausi, autografi, fotografie. «Grazie ragazzi. Forse ci rivedremo». Impermeabile, occhialino scuro, scarpa in pelle, pantalone a zampa e passo dinoccolato: Celentano s’incammina così, verso l’uscita, nel corridoio buio della scuola.

08/12/2010 – Corriere della Sera

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