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Sanremo: Rossi-Mori, una strana coppia al Festival

ROMA – Paolo Rossi-Claudia Mori: una strana coppia che potrebbe portare un po’ d’aria nuova nel mondo della musica italiana. E che per il suo debutto ha scelto un palco istituzionale come il Festival di Sanremo.

A farli incontrare è stato Rino Gaetano, simbolo della canzone italiana irriverente e provocatoria. O meglio, un inedito dell’artista scomparso, ‘In Italia si sta male’, che fra due settimane l’attore, apripista alla nuova generazione della satira, porterà all’Ariston. La Mori, produttrice del nuovo album di Rossi, che oltre al brano di Sanremo raccoglie 9 pezzi registrati dal vivo nei suoi spettacoli più rappresentativi, confessa che quando Anna Gaetano le fece ascoltare l’inedito, non poté fare a meno di pensare al marito, Adriano Celentano: “Ma avevamo già fatto RockPolitik – racconta – e forse bastava…”. In realtà, poi pensò “a chi poteva interpretarlo, non imitando Rino Gaetano ma avendo spessore, autorevolezza e credibilità. Un pensiero condiviso subito da Mauro Pagani – racconta la Mori -, come arrangiatore ma anche in quanto il più coerente storicamente. E’ stato lui il primo a fare il nome di Paolo”.

L’inedito è stato curato “con estremo rispetto, con interventi nel testo non invasivi. E nell’arrangiamento Pagani ha rispettato il momento storico in cui era stato scritto”. Ma perché portare il progetto a Sanremo? “Non mi pongo mai il problema del ‘dove’, ma del ‘cosa’ ti spinge a fare una scelta – replica Rossi – Ho detto subito ‘proviamo’, non pensando di passare la selezione. Ero a Trieste, stavo provando Dostojeski. Quando ho sentito il mio nome ho detto ‘e adesso son c…'”. Poi si fa serio: “Non so perché mi hanno chiamato, ma penso sia giusto, perché un attore quando canta, porge, non esegue. C’é una piccola fetta della musica che appartiene alla tradizione teatrale, forse un attore che canta è facilitato”.

Rossi ha lavorato molto con musicisti, da Jannacci a Gaber, Capossela, i Modena City Ramblers e i Tetes de Bois, che lo accompagneranno nella serata di giovedì: “Sono amici della famiglia Gaetano. Li conosco dal ’95, dai tempi del Circo, uno spettacolo itinerante. Suonavano nel piazzale antistante il tendone. Una sera presi una ciucca e invece che in albergo mi fecero dormire in una roulotte. Ma era quella del nano. Al risveglio ebbi uno choc, perche’ era tutto piccolo, non capivo cosa mi era successo. Uscito per prendere un po’ d’aria, vidi sei pazzi suonare su un camion e pensai ‘non credo che mi passera’ facilmente. Poi si è ricomposta tutta la realtà…”.

Pronostici sul vincitore? “Daniele Silvestri è quello che conosco meglio”, risponde. Dice di tornare al festival (la prima nel ’94 con Jannacci) ”come un attore che canta, mi metterò lì, buono buono”. Intanto, nell’album prodotto dalla Mori, oltre a brani nati dalla collaborazione con artisti come Vinicio Capossela, c’é anche ‘Setto nasale in fiamme’, un brano sulla droga in Parlamento tratto dal suo spettacolo ‘Chiamatemi Kowalski’, in cui alla domanda ‘come vanno le indagini?’, lui risponde con l’inconfondibile voce impastata: “Bene, stiamo seguendo una pista…”. E si chiude con una sorpresa: il monologo ‘Messaggi dal manicomio di Baden Baden, una folle e feroce ‘omelià sui grandi temi con cui l’uomo d’oggi si confronta.

14/02/2007 – ANSA

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