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Ritorno alla via Gluck

MUSICA
“DORMI AMORE”, IL NUOVO ALBUM DI CELENTANO

RITORNO ALLA VIA GLUCK

L’”Adriano Masaniello” stavolta lascia il posto all’”Adriano menestrello”: più musica che sermoni. Ma qua e là rispunta il tormentone sull’inquinamento. E lo stile da Cassandra.

Se siete tra quei 10 milioni di telespettatori che hanno seguito lo “Speciale” di Adriano Celentano su Raiuno, e vi è piaciuto, probabilmente il nuovo disco del molleggiato, Dormi amore. La situazione non è buona, non vi entusiasmerà: troppa musica e niente sermoni. Se invece non avete acceso la Tv oppure l’avete seguita con l’inevitabile strascico di noia che ha generato, allora questo disco vi piacerà.

Le canzoni sono solo 10, ma almeno un paio sono all’altezza del Celentano migliore, quello che è entrato nella leggenda. E quella sua voce inconfondibile, “sporca”, decisamente cambiata dai tempi del rock, lascerà tracce nei nostri ricordi. Tutto, in questo disco, ti racconta come era fatto l’Adriano della via Gluck, e come è diventato quello che si è autocondannato agli “arresti domiciliari” nella superecologica villa di Galbiate. Allora il cemento cancellava l’erba e nasceva la città, oggi l’inquinamento è dappertutto e Adriano l’aveva detto sino alla nausea.

Quello di reincarnarsi in Cassandra pare essere un po’ il suo vezzo. Per chi non lo ricordasse, Cassandra era una principessa troiana che aveva avuto dagli dèi il funesto dono di vedere, nel futuro, tutte le disgrazie che sarebbero accadute ma, come contrappasso, era stata condannata a non essere mai creduta. Roba da passare anche lei il tempo, come Adriano, a dire: «Ve l’avevo detto».

Perché i turbamenti di Celentano sin dal 1966, quando fu pubblicato Il ragazzo della via Gluck, hanno avuto come tormentone l’ecologia, la salute del mondo, l’aria pulita. E poi ancora il nucleare, la malasanità, la cattiva politica. Insomma, un po’ tutto quello che ogni cittadino subisce ma, dovendo arrabattarsi per sopravvivere, non mette, nel quotidiano, al centro dei suoi pensieri.

Ascolta Celentano e pensa che ha ragione, ma anche che gli piacerebbe tanto sentirlo tornare quello di Azzurro (che era di Paolo Conte), Pregherò, che era la versione italiana di Stand by me , ma pure quello di Siamo la coppia più bella del mondo. Insomma, non il “Celentano Masaniello”, ma il “Celentano menestrello”: quello che ritroviamo, per esempio, in Hai bucato la mia vita, una melodia di Gianni Bella e Mogol, dove l’amore è pieno di dubbi: «Incontrerai qualcuno», dice, «che amerai di più, io non amerò nessuno, mi hai chiuso il cuore tu. E resto solo e triste meditando sul fatto che da quando lei è andata via il tempo si è fermato…».

La copertina mostra un Adriano simil Rocky Balboa, che però sembra si stia dissolvendo come Arnold Shwarzenegger in Terminator e, dentro altri simboli della boxe, il microfono che nei film americani scende a piombo al centro del ring e viene impugnato dall’arbitro per presentare i contendenti, e ancora un gong, simbolo dell’inizio, ma anche della fine di un match, e guantoni che si intrecciano a una chitarra; un’anticipazione o una visione da Cassandra?

Adriano, nel libretto che accompagna l’album, detta i tempi e sottolinea i testi, che “vuole” che arrivino subito a chi ascolta. In Aria… non sei più tu accusa «i porci delle Giunte comunali che stuprano l’aria con l’alibi della civiltà. Aria da quando non sei più tu vivi costretta in clandestinità»; il pezzo si apre con un suono che più che un sospiro sembra il rantolo di chi fatica a respirare. Poi di nuovo l’amore, la melodia modernissima di Dormi amore, che ha già la targa di “best” delle classifiche.

Ascolti il disco ed è come esser sottoposto a una doccia scozzese. Arriva La situazione non è buona, una cantilena, una filastrocca, non una canzone ma un tormentone che sembra, e forse è, un pezzo di perfetto cabaret scritto dal bravissimo Francesco Tricarico.

Di nuovo amore, un po’ inquietante

Poi arriva il colpo basso, quasi un autogol. Ragazzo del Sud, un inedito di Domenico Modugno scovato chissà dove, che è una desolante denuncia: «Per le strade di Torino polizia e malviventi sono tutti di una razza, sono figli degli stenti. Meridione disperato, sole, mare e poesia, o bandito per la strada o arruolati in polizia». Uno spaccato della vita di un tempo, quando la frattura tra Nord e Sud era ben più scomposta.

Ed è di nuovo amore, anche se inquietante, in Vorrei sapere «in quale casa tu stai cenando questa sera, se sei felice oppure cosa rende la tua vita amara».

Quindi irrompe la canzone scritta apposta per Adriano da Carmen Consoli e intitolata Anna Magnani. La guerra è finita, il protagonista ha il cappotto di uno zio soldato scampato alla prima linea. Lo stile è quello di Carmen, che spezza la metrica cantando, Celentano la ricompatta come può, ma resta bella l’immagine di quell’Anna Magnani che con la sua voce calda intona una melodia. E non si capisce se è l’Anna di L’onorevole Angelina, satira di una politica come quella che Celentano stigmatizza, o la madre che trova la sua bambina in Bellissima.

Fiori, firmata da Neffa, recita: «siamo stati soli anche quando c’era troppa gente nella nebbia controcorrente». Fascino, dove lei è seducente in una vestaglia rosa, e I tuoi artigli chiudono questa nuova “Celentano story”. Dice Adriano: «Le tue unghie sono artigli che dormono, però, diventano consigli se ti rispondo no».

L’exploit televisivo, dopo gli inevitabili strascichi polemici, è ormai archiviato. Ora Adriano se la deve vedere con il mercato discografico: non avrà vita facile. In vetta alle classifiche ci sono Ligabue, Ramazzotti e Morandi e sta arrivando Laura Pausini. Mi sa che il ragazzo della via Gluck dovrà darsi da fare per vincere, oltre l’inquinamento, i suoi più giovani rivali.

di Gigi Vesigna

05/12/2007 – Famiglia Cristiana

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