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Rita Pavone: Celentano ai tempi del Cantagiro…

Adriano Celentano con Rita Pavone e Gianni Morandi

Dall’autobiografia di Rita PavoneTutti pazzi per Rita“, edita nel 2015 da Rizzoli:

Eh già, il Cantagiro. L’edizione del 1967 fu piuttosto particolare, perché non si concluse con una vera e propria classifica. Le uniche preferenze venivano assegnate attraverso il voto delle cartoline pubblicate dal «Radiocorriere TV», lo storico settimanale ufficiale della Rai. Dal 1966 (anno in cui, per onor di cronaca, aveva di nuovo vinto Gianni Morandi), oltre alle categorie A e B, rispettivamente cantanti affermati e nuove proposte, era stata inserita la C, dedicata ai gruppi. Con il risultato che, in quella sesta edizione del Cantagiro, eravamo davvero la metà di mille a muoverci su e giù per l’Italia e cantare le nostre canzoni. Un elenco di nomi e di artisti da far girare la testa: Bobby Solo, Edoardo Vianello, Little Tony, Nico Fidenco, Patty Pravo, Wilma Goich, Nicola Di Bari, Mino Reitano, Massimo Ranieri (che trionfò nel girone B con Pietà per chi ti ama), i Camaleonti, i Dik Dik, i Ribelli, i Nomadi… e poi
c’era lui, il mio più accanito rivale in quell’estate del 1967, un cantante straordinario che mescolava a piene mani doti strabilianti e follia, colpi di testa e talento: Adriano Celentano.

Io portavo Questo nostro amore, lui Siamo la coppia più bella del mondo. Adriano è sempre stato un cantante fantastico, con un modo unico di interpretare i pezzi (anzi, secondo me è proprio come il vino: invecchiando migliora), ma all’epoca era assolutamente indisciplinato. Sul palco la scaletta degli artisti cambiava sera dopo sera: si andava a rotazione, per non sfavorire nessuno. Solo che lui a volte arrivava in ritardo, trafelato, chiedeva scusa, e finiva spesso per salire sul palco proprio a metà serata, ovvero nel momento migliore, di massima audience. Ma ad Adriano si perdona questo e altro…
Così come lui, alla fine, mi perdonò la vittoria: in quel Cantagiro fui io a collezionare il maggior numero di cartoline-voto.

Io e Celentano ci conoscevamo da anni. Lui aveva già avviato una propria casa discografica, il famoso Clan, e voleva a tutti i costi che io e Morandi lasciassimo la RCA per entrare a far parte del suo team. Quante volte, di ritorno nella mia casa di Ariccia dopo qualche giorno di assenza, la custode mi veniva incontro dicendo: «Signorina Pavone, ha telefonato uno… non ha lasciato detto il nome, ma dice che è il più grande cantante del mondo». Ecco, quello era Adriano.

«Uè Rita, sono Adriano, il più grande cantante del mondo» esordiva al telefono ogni volta che, invece, riusciva a trovarmi. «Quand’è che molli la RCA e vieni da noi?» Io avevo un bel daffare a spiegargli che non funzionava proprio così: c’era un contratto, mica potevo andarmene e mandare tutto all’aria da un giorno all’altro! Simpatico, geniale, pazzoide. Celentano è stato, fin da quando ero ragazzina, uno dei cantanti che mi sono piaciuti di più in assoluto. E quella sua insistenza era la più bella prova che la mia stima e il mio affetto erano ricambiati.

Libro di Rita Pavone “Tutti pazzi per Rita”

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