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Prima Pisapia poi i referendum

‘Dopo vent’anni di berlusconismo, c’è voglia di cambiamento. A Milano e in tutto il Paese. Per questo sto con Giuliano. E ancora più importante è il voto del 12 giugno sul nucleare e sull’acqua’. Parla Adriano Celentano

“Pisapia è l’unico sindaco che abbia la faccia da bambino. Dice cose importanti però con l’entusiasmo di quel bambino che in lui non è mai morto. Ha la capacità di risvegliare la creatura da troppo tempo anestetizzata nell’animo dei milanesi. Una caratteristica che non ha certo la Moratti e che purtroppo mancava da 15 o 20 sindaci fa”. Adriano Celentano rompe il silenzio con un’intervista a l’Espresso in edicola domani e si schiera in sostegno di Giuliano Pisapia nel ballottaggio di Milano:
“Quasi vent’anni di berlusconismo hanno senz’altro agevolato la sete di cambiamento che da qualche anno a questa parte pulsa nei milanesi”.

Celentano lancia un appello a Beppe Grillo perché sostenga il candidato della sinistra: Caro Beppe tu non hai certo bisogno della Moratti se malauguratamente vincesse, ma di Pisapia hai bisogno eccome. Tu sei troppo intelligente per non capirlo. Pisapia è la chiave d’accesso a quella svolta che tu hai iniziato tanto tempo fa. Non puoi quindi precluderti i diversi lasciapassare che con chiunque altro (data la trasparenza del tuo programma) sarebbero bloccati. Vorrei che tu per un attimo passassi in rassegna i volti di coloro con i quali avresti a che fare, nel caso accadesse che i milanesi fossero presi da un nuovo colpo di sonno”.

Vuole tentare di fotografarli lei?
“Basta guardare con quale arroganza gli Assatanati di Berlusconi stanno occupando tutte le reti televisive tranne una che per fortuna si distingue, La7 di Mentana. Non si rassegnano al grande risveglio dei milanesi, per cui non gli resta che l’arma della violenza (Lassini insegna). Ne cito uno e mi riferisco all’insopportabile Maurizio Lupi in arte “Mannaro” da come si attiva nella continua scorrettezza di interrompere i suoi interlocutori con false tiritere ossessivamente lunghe e ripetitive. Insistendo imperterrito, con la sua voce monocorde da megafono, a parlar sopra all’avversario con l’intento di non far capire ai telespettatori le ragioni dell’altro”.

Lei nel 1994 votò per Silvio Berlusconi. Lo considerava una speranza? Si è pentito?
“Una speranza? In un certo senso sì. Vedevo in lui un qualcosa di diverso pur se non del tutto decifrabile. Però anch’io, come tanti credo, fui preso all’amo da un’affabilità giocosa e simpatica, quindi lo votai se non altro per cambiare. Ma subito mi accorsi che il suo modo di pensare era distante anni luce dal mio”.

Le faccio tre nomi. Gianfranco Fini, Massimo D’Alema, Antonio Di Pietro. Può tracciare un ritratto del terzetto?
“A mio parere la rottura tra Fini e Berlusconi è stata, da parte di Fini, giusta e necessaria. Era un sodalizio che evidentemente non poteva più andare avanti. Ognuno ha in mente una destra diversa e quella di Fini, francamente, mi sembra più indirizzata verso la democrazia. D’Alema mi è sempre piaciuto. Tranne quando in una sua dichiarazione lo sentii leggermente a favore delle centrali nucleari. Ma spero si sia ravveduto. Anche perché Bersani ha dichiarato più volte di essere contro il nucleare. Bravo Bersani! Ma il più rock dei tre è e rimane Antonio Di Pietro. E’ il politico che più di tutti, assieme a Grillo, persegue la verità anche a costo di perdere qualche voto”.

Il 12 e 13 giugno si voterà per i referendum. Un fine settimana importante. Legittimo impedimento, nucleare, privatizzazione dell’acqua. Abbiamo appena visto la catastrofe di Fukushima e forse, quasi sicuramente, non tutto abbiamo ancora scoperto sulle conseguenze future. Quanto è importante non andare al mare questa volta?
“Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma è una questione di vita o di morte. Il 12 e 13 giugno bisogna assolutamente andare a votare contro l’assurdità delle centrali nucleari e quindi contro l’ottusità di quei governi che, come il nostro, sono invece favorevoli a dar vita a delle macchine infernali che prima o poi ci uccideranno”.

di Malcom Pagani

25/05/2011 – L’Espresso

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