ACfans

La Russa: Celentano sei il massimo ma no agli insulti

LA LETTERA

Caro Direttore, mi permetta di commentare la lettera di Adriano Celentano, pubblicata domenica sul Corriere in prima pagina. Adriano Celentano sa bene che è stato e resta in assoluto il mio cantante preferito tanto che da ragazzo arrivai a permutare un Lp dei Beatles con uno dei suoi 45 giri meno fortunati (e forse anche da lui dimenticato) in cui urlava «si chiama Gabriella, le piace far la bulla…». Ma la sua lettera al Corriere ha confermato un mio antico convincimento: Adriano resta insuperabile quando canta le sue canzoni, quando si esprime da par suo con i movimenti da «molleggiato» o con la mimica del viso e finanche quando decide di comunicare con i suoi lunghi silenzi. In tutto questo è inarrivabile. Ma quando esprime giudizi, valutazioni politiche, censure e promozioni risulta quantomeno… perfettibile. Come chiunque altro, specie se parla per impressioni o per sentito dire. Per carità niente di male ad esprimere delle preferenze politiche e dare giudizi su questo e su quello. Ma perché spingersi all’ insulto verso chi non la pensa come lui? Perché mai trova giusto ergersi lui a giudice inappellabile di tutti i leader politici? (Berlusconi che secondo lui è cambiato in meglio per merito di Veltroni e non viceversa; Fini che dovrebbe imparare a presiedere meglio ma che, bontà sua, potrà forse farcela ecc…) e pretendere, invece, che io non possa affermare liberamente, a Porta a Porta, che Casini «ha sbagliato a correre da solo». Non mi sorprendono i giudizi smaccatamente lusinghieri riservati al post-democristiano Casini ritenuto «coraggioso», elogiato per la sua «imperterrita coerenza» (?), definito «pacato e simpatico» e poi ancora addirittura l’ unico «che ha avuto il coraggio di fare ciò che pochi politici sono all’ altezza (sic!) di fare». Quello che mi sono chiesto è perché ergersi, con insulti nei miei confronti, a giustiziere vendicatore di un Casini a cui mi sono limitato a contestare (all’ una di notte in tv) la sua scelta contro il bipolarismo che, assieme ad una questione di leadership, è stata all’ origine della sua rovinosa separazione dal centrodestra. Non mi spiegavo l’ acrimonia proprio di Celentano in giudizi nei miei confronti tanto cattivi quanto superficiali che non gli fanno certo onore. Ci sono rimasto, sulle prime, veramente male. Ma poi ho letto meglio e ho visto che mi accusava anche (udite, udite) di avere avuto in tv sul viso «per la prima volta due dita di cerone». Si informi con lo staff di Porta a Porta e scoprirà che anche Celentano può sbagliare. Ma alla fine leggendo fino in fondo, credo di aver capito e Adriano mi ha fatto anche un po’ di tenerezza. Credo che Celentano mi abbia preso di mira, non tanto per un normale dibattito televisivo con il suo amato Casini, ma per una sorta di transfert del tipo La Russa = Fiorello. Indicative al riguardo le ultime righe della sua lettera: «Attento La Russa, altrimenti Fiorello non ti imita più e sarebbe un disastro… anche per lui». Vuoi vedere, mi sono detto, che sotto sotto la ragione sta tutta nel fatto che con gli anni, quel che dà più fastidio è che un altro personaggio più giovane e moderno risulti più amato, seguito e osannato di te? E Fiorello lo è (a prescindere da chi imita ottimamente nella sua vastissima galleria di personaggi) forse proprio perché non insulta mai nessuno. ministro della Difesa.

La Russa Ignazio

20/05/2008 – Corriere della Sera

Exit mobile version