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Il ruggito di Celentano

E’ strano, eppure sembra già di sentirla, ancora prima di averla ascoltata, la canzone che fa ritrovare dopo quasi quarant’anni Adriano Celentano e Paolo Conte. Come dire, il più irregolare e il più ritroso dei protagonisti della musica italiana. La voce più bella (che canta sempre meglio con il passare degli anni, e Adriano è d’accordo quando glielo si fa notare) e il compositore più raffinato, prolifico e originale. Due nomi legati da una canzone simbolo come Azzurro, così perfetta, così elegante, così ricca da essere stata perfino indicata in passato come possibile inno nazionale (e non solo dai detrattori a tutti i costi dell’Inno di Mameli).
Sembra già di sentirla L’indiano, perché Adriano e Paolo sono due artisti definiti, dalle caratteristiche robuste. Sono simili per tanti versi, hanno più o meno la stessa età, eppure appartengono a due mondi lontanissimi che non si incontrano artisticamente proprio dai tempi di Azzurro (era il ’68, l’anno prima Paolo aveva scritto per il Molleggiato e per la moglie Claudia Mori La coppia più bella del mondo). Ora L’indiano è il nuovo punto di incontro fra il gusto poetico, onirico e fantasioso di Conte e il mondo di Celentano. Una canzone che tocca un tema molto caro ad Adriano, quello della libertà di espressione, e racconta di un immaginario indiano d’America, l’America delle praterie, degli indiani appunto e dei cowboy, che riflette e parla a se stesso. Un brano melodico, adatto alla voce dell’interprete, e chiamato a fare da manifesto a un programma televisivo anomalo come Rockpolitik, già controverso ancora prima di andare in onda: rinviato più volte è in arrivo come un ferro rovente nel palinsesto di Raiuno dal 20 ottobre prossimo (alla rete si manifestano già sudori freddi per le possibili “uscite” del conduttore che ha preteso libertà assoluta).
L’indiano la sentiremo già prima del debutto tv: giovedì la presentazione alla stampa, il 14 la pubblicazione su cd sia nella versione singola sia in repackaging dell’album C’è sempre un motivo in versione dual, ovvero incisa dai due lati: nel primo il disco più il nuovo pezzo, nel lato b un dvd con una serie di video inediti. Adriano canterà la canzone di Conte in quasi tutte le puntate: non si sa, però, se lo farà dalla prima e, magari, con lo stesso autore, uno che non ama in modo particolare le ospitate tv. Ma per Adriano si può fare un’eccezione, d’altra parte Rockpolitik si propone come un programma fuori dalla norma che punta sulla qualità degli autori, sullo stesso Celentano, sui suoi partner (Crozza, Cornacchione e Luisa Ranieri), sui suoi ospiti (Benigni nella seconda puntata, Teocoli nella terza). E se Paolo ha deciso di rompere la sua lunga astinenza di autore per altri, vuol dire che probabilmente valgono ancora le bellissime parole che disse di Celentano proprio ai tempi di Azzurro: «Quando Celentano ascoltò il provino di Azzurro mi disse: “Sono rimasto colpito perché la musica io pensavo che andasse in su e invece andava in giù”. Lui si esprime così, ma comunque era un buon segno. Il giorno in cui la registrò, portai a casa una copia del provino. Era tardi, ma mia madre era ancora alzata. Andammo tutti e due in cucina e accesi il magnetofono. Mia madre si mise a piangere. Mi domando ancora adesso quanto ci fosse, in quelle lacrime, di passato o di futuro».

di Marco Molendini

03/10/2005 – Il Messaggero

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