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Il Molleggiato pensi a cantare, l’Expo porterà solo del bene

Speriamo che l’effetto therapy dell’Expo ci consenta di fare a meno dei verdetti di Celentano, solito profeta di sventure, perché sennò come fa a tornare in prima pagina. Alzi la mano chi ha immaginato che il molleggiato potesse dirsi soddisfatto per quel che palesemente è un successo internazionale del paese? La colpa è nostra che stiamo ad ascoltarlo. L’effetto therapy dell’Expo è quello che consente ai milanesi prima di tutto, ma non solo, di dichiararsi felici di questa vittoria, vedendola come una svolta in un’esistenza che da qualche tempo non è troppo glosiosa. Come fosse una vincita al Lotto di vantaggio per tutti. Vostro figlio laureato non riesce a trovare un lavoro? Ora siete più fiduciosi perché con l’Expo forse lo troverà. Non è una realtà, è un’illusione, ma è sempre meglio che nulla, è qualcosa di positivo che prima non c’era e che con l’Expo ora c’è. Si sente ripetere: «Speriamo». E ognuno ha un buon motivo per tornare a sperare.

L’effetto therapy più concreto è quello che consente ai proprietari dei terreni dove sorgeranno i padiglioni dell’Esposizione universale di contare i soldini (questa volta autentici, non sperati) che in un attimo si sono ritrovati in tasca quando quella voce a Parigi ha annunciato che aveva vinto Milano e non Smirne; in quell’istante decine, centinaia di milanesi si sono ritrovati più ricchi perché proprietari di immobili il cui valore è andato alle stelle grazie alla buona sorte che ha baciato Milano.

L’effetto therapy da oggi in poi mette migliaia di operatori economici, imprenditori, albergatori, commercianti nella condizione di prepararsi ad accogliere 30 milioni di visitatori, che verranno non solo a Milano, ma in Italia, e dunque pure a Firenze, Venezia, Roma o sulle nostre coste. Una grande opportunità anche di marketing per l’Italia, un’occasione che potrà essere ben sfruttata o buttata via.

L’eggetto therapy è quell’insieme di buone intenzioni, per cui ci proponiamo un uso non scriteriato dell’evento, non spremuto a vantaggio dei soliti noti, dei soliti padroni del cemento, dei soliti burattinai di megaprogetti architettonici. Sarà un Expo senza cattedrali, in cui le idee prevarranno sui mattoni, il cuore sul cemento, il verde e le strade sui palazzi di lusso, il bene di molti sui vantaggi di pochi. L’interesse particolare sul bisogno generale. Sia quello che viene reclamato dal resto d’Italia sia quello che ci arriva dalle nazioni dell’Africa e dell’Asia, senza il cui voto non avremmo vinto. Ma questi sono solo propositi. Se saremo stati di parola ve lo dirò fra sette anni.

GIOVANNI MORANDI

03/04/2008 – Quotidiano.net

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