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Il Conduttore: retroscena sul programma mancato di Celentano

Adriano Celentano

Celentano 81 in tv: Lo show senza di lui

Sulla Rai e LA7 sono andati in onda due diversi tributi su Adriano Celentano e il suo 81esimo compleanno, ma senza di lui

di Roberto Manfredi

Nella televisione generalista va di moda quello che succede nelle birrerie e nei pub, dove si organizzano le serate tributo con le tribute band. Si suonano le canzoni di Vasco ma Vasco non c’è.

Sulla Rai e LA7 sono andati in onda due diversi tributi su Adriano Celentano e il suo 81esimo compleanno, ma senza di lui, tanto ci sono gli ospiti opinionisti che ne parlano volentieri e una serie di filmati dalle Teche che si comprano a minutaggio per cui Celentano in qualche modo partecipa lo stesso anche senza essere presente né in studio, né in collegamento dalla sua villa a Galbiate.

Insomma basta mettere insieme un po’ di commenti vip, un bel Blobbone di filmati e dei raccordi del conduttore di turno e lo show in prime time è bello e fatto e magari costa persino poco.

Guardando l’Arena di Giletti immaginavo cosa stesse pensando Celentano guardando il programma nel suo grande salotto e rivedendo filmati e spezzoni che avrà visto centinaia di volte. Così mi è venuto in mente una storia che se si fosse raccontata in uno di quei tributi sarebbe stato un piccolo scoop, ma dato che questa storia la conosciamo in pochissimi, ve la racconto volentieri.

Correva l’anno 1995 e io ero capoprogetto di “Segnali di Fumo” a Videomusic e il mio programma andava in onda tutti i giorni per due ore in diretta e per la prima volta in Italia, anche in diretta web. Avevamo dei modem in studio e dei computer lentissimi tuttavia riuscivamo a interagire con i telespettatori connessi.

Un giorno ospitiamo in studio Mario Maffucci che allora era direttore di Rai Uno per parlare di musica in televisione. Lui partecipa e quando esce dallo studio si complimenta con me per il programma. La storia sembra finire lì, ma poi giorni dopo mi chiama il suo assistente per convocarmi in Rai a Roma per parlare con Maffucci. Mi dice di tenermi libero nel giorno stabilito perché avrò un doppio appuntamento, uno con il direttore e un secondo nel primo pomeriggio con Claudia Mori in un Hotel del centro.

Quando arrivo in Rai nell’ufficio di Maffucci sono le 11 del mattino. Inaspettatamente mi propone come autore Rai per il nuovo show di Celentano previsto per alcune puntate al sabato sera in prima serata. Prima che io salti sulla sedia mi avverte di un problema:

“Vede Manfredi, il problema è che non sappiamo che tipo di programma voglia fare Celentano. Ci ha detto che vuole fare uno show sulle classifiche a cui non crediamo, quindi abbiamo bisogni di un nostro autore fidato che ci tenga al corrente dell’idea e dello sviluppo del programma. Lei sarebbe disponibile?”

La cosa mi lascia alquanto perplesso, ma sono così sorpreso che timidamente accetto, tanto più che da lì a poco dovrò incontrare Claudia Mori, “donna intelligente ma molto riservata sulle idee del marito” a cui le è stato già fatto il mio nominativo.

Esco dall’ufficio del direttore scortato dal suo assistente che mi rassicura fino alla vista del cavallo fuori dalla reception. Quando incontro la Mori le confesso:

“Devo dirle con tutta onestà che sono assai sorpreso di essere stato scelto da Maffucci, anche perché non ho mai lavorato per lui. Se Lei pensa che io sia un raccomandato di ferro Le assicuro che non è vero.”

“Questo Le fa onore” risponde lei, dopodiché mi fissa un appuntamento “in villa” con Adriano, dove ci saranno altri colleghi autori.

Arriva il fatidico giorno. Quando il taxi mi lascia davanti al cancello della villa, sento ringhiare dei cani che non vedono l’ora di spolparmi vivo. Al citofono mi dicono di entrare lo stesso ma io esigo che mi venga a prendere qualcuno perché quei cani non mi dicono niente di buono. Arriva qualcuno dello staff, mi apre e mi scorta fino alla villa. Si entra dalla cucina, che è grande come l’appartamento in cui vivo a Milano. Quattro o cinque inservienti si danno da fare con il cibo.

“Bene, si resta a mangiare”, penso erroneamente mentre entro in salotto. Sui divani ci sono Claudia Mori, un collaboratore di Celentano, un giovane autore che non conosco e naturalmente il mitico Adriano che mi riceve con simpatia immediata. Mi siedo e ascolto. Dopo qualche minuto in cui girano idee vaghe, oso chiedere qual è il concept del programma. Celentano vuota il sacco. Lo show si intitola “Il conduttore” e tra una canzone e l’altra, lui si mette in collegamento telefonico con i telespettatori, praticamente come se fosse in una stazione radiofonica. Il tutto senza filtri e senza censure.

Apriti cielo, altro che programma sulle classifiche. Preso dall’entusiasmo mi vengono in mente alcune idee. Cito estratti dei film di “Talk Radio” di Oliver Stone o della “Leggenda del re pescatore” dove Jeff Bridges interpreta un cinico conduttore radiofonico, poi butto lì l’idea di installare in alcune città, delle speciali cabine telefoniche sul modello di quelle inglesi con il logo del programma ben in evidenza, uniche postazioni possibili per mettersi in contatto telefonico in diretta con Celentano.

Immagino file chilometriche di gente in attesa, magari con qualche decina di comparse per ingrossare le fila. Vedo Adriano sorridere e sento finalmente la sua fatidica frase: “Forte… mi piace”. Con il passare del tempo avverto che Celentano comincia a trovarsi a suo agio con noi. Anche il mio collega sforna buone idee e così sentendo crescere la fiducia, in un momento di pausa a tu per tu, rivelo ad Adriano il mio incontro con Maffucci.

Insomma praticamente replico la scena del film Barry Lyndon in cui il protagonista rivela la sua identità al personaggio che avrebbe dovuto spiare per conto dei Prussiani. Celentano apprezza e prima di congedarci dice a tutti: “Ok. Non prendete impegni. A fine mese si comincia a lavorare”.

Non si resta a pranzo ma chi se ne frega. Ho solo voglia di saltare come un pazzo. Dal pomeriggio di Videomusic al sabato sera su Rai Uno e con Celentano. Incredibile.

Quando torno a casa mia, sono così gasato che metto un disco a volume sostenuto, non abbastanza da non farmi sentire il trillo del telefono fisso. Alzo la cornetta e sento la voce di Claudia Mori:

“Manfredi lei ha fatto un’ottima impressione ad Adriano ma purtroppo non se ne fa nulla perché la Rai vuole mandarci in onda in aprile e il disco nuovo esce a settembre per cui sarà per la prossima volta. Arrivederci e grazie”.

Rimango lì con la cornetta in mano come una statua. Nell’arco di un paio d’ore sono passato dall’altare alla polvere o se preferite, dalle stelle alle stalle. Niente grano, niente sabato sera, niente Celentano. Da allora non l’ho più sentito, né ho avuto occasione di incontrarlo. Lo show saltò del tutto e le idee rimasero nel cassetto. Il giorno dopo inviai un fax a Celentano presso il suo ufficio Clan a Milano, lettera che probabilmente non ha mai ricevuto. C’era scritto più o meno: “Peccato davvero ma probabilmente il programma che avevi in testa non l’avrebbero mai mandato in onda”.

Ventiquattro anni dopo fanno due show in prima serata su di lui ma senza la sua presenza. A 81 anni suonati fa ancora paura. Buon compleanno Adriano.

07/01/2019 – FareMusic.it

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