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Esci subito dalla mia gondola

una gondola nel Canal Grande di Venezia

di MARCO GASPARINETTI
FONDATORE DEL «GRUPPO25APRILE» E PORTAVOCE DI «VENEZIAMIOFUTURO»

Il ripristino del cinema all’aperto in campo San Polo è una delle venti proposte che abbiamo presentato in un’aula magna stracolma all’Ateneo Veneto, il 20 gennaio, nell’ambito della campagna di opinione «Il mio futuro è Venezia». 20 proposte realistiche, ragionevoli e realizzabili. Se per una sera almeno questa proposta trova attuazione non è grazie ad una Giunta comunale che ha ignorato la richiesta iniziale, per poi accettare almeno di non frapporre ostacoli alla proiezione richiesta e organizzata a furor di popolo, e nemmeno a contributi pubblici che non abbiamo chiesto a nessuno, ma all’incredibile mobilitazione dei cittadini che in 10 giorni hanno raccolto la cifra necessaria a coprire le spese. Questo dato dovrebbe fare riflettere: la nostra tesi era che un cinema all’aperto a Venezia può essere organizzato senza gravare sulle casse comunali, contenendo i costi e fissando il prezzo del biglietto a un livello tale da coprirli integralmente e forti di questo successo ribadiamo la nostra proposta. Le spese che abbiamo sostenuto autotassandoci per una singola proiezione andrebbero ammortizzate su un periodo più lungo eppure abbiamo raccolto una sfida che poteva sembrare folle, per dimostrare che quella proposta raccolta nei sestieri risponde ad un desiderio di aggregazione sentito da migliaia di persone: guardatevi intorno stasera, e ne avrete la conferma.
Al momento di scrivere queste righe, gli iscritti all’evento su facebook erano più di 3 mila e a questa serata memorabile mancava ancora una settimana. Se stasera in campo San Polo ci ritroviamo per vivere insieme un momento di aggregazione che ci era stato negato negli ultimi 4 anni è perché decine di persone si sono mobilitate a cavallo di ferragosto, e con loro il Presidente della Municipalità che ha formalizzato la richiesta di «occupazione suolo pubblico» necessaria alla proiezione. Perché intestardirci su questa richiesta che ci è costata una maratonaorganizzativa nel periodo dell’anno tradizionalmente dedicato al riposo? Perché di proposte all’Ateneo Veneto ne abbiamo fatte 20 e sulle altre 19 attendiamo risposte e misure concrete a tutela della residenzialità. Ci era stato detto «sapete solo protestare dove sono le proposte»? Le proposte ci sono e sono pubbliche all’indirizzo www.gruppo25aprile.org. Sono proposte campate in aria? Mancava un ultimo passaggio: dimostrare con i fatti che oltre ad avere proposte e idee concrete per dare un futuro a Venezia abbiamo gambe su cui farle camminare e braccia per spostare montagne quando serve. Perché Yuppi Du? Le ragioni sono molteplici, quelle principali sono due e sono interconnesse. 1) Perché è stato girato in una Venezia che ancora contava 150.000 residenti: il triplo di quelli attuali, al centro di una Laguna non ancora attraversata dalle grandi navi da crociera e dalle transumanze turistiche attuali, che la stanno snaturando e svuotando di abitanti e di botteghe artigiane. 2) Perché affronta il tema del rapporto fra esseri umani e denaro, che a ben vedere ne è il filo conduttore dall’inizio alla fine. Quel denaro che è ottimo servo ma pessimo padrone secondo la saggezza popolare da molti dimenticata, e questa è per me la chiave del tutto: in quell’accanimento contro il nostro genius loci sacrificato al profitto dei pochi si trova la spiegazione di un esodo da Venezia, in parte volontario ma sempre più spesso forzato, che è in apparenza inarrestabile. Come arrestarlo? Con un cambiamento di mentalità innanzitutto: con un cambiamento radicale di classe dirigente e di prospettiva che rovesci il rapporto fra schei e persone.
C’è chi vende la figlia o la madre (Venezia) per denaro, ma nello stesso film vediamo il compianto Lino Toffolo nel ruolo di Nane che a certe proposte indecenti risponde: il denaro non è tutto, è vero sono tanti soldi mi farebbero comodo ma il denaro non può comprare tutto.
Alle frasi «Ma tu rifiuti la ricchezza? Testa di cazzo. Che cosa vuoi che sia (ciò che ti chiedo), lo fanno tutti» noi risponderemo come Lino: ESCA SUBITO DALLA MIA GONDOLA. Se a farlo saremo in tanti, nulla è impossibile e «il mio futuro è Venezia» non sarà più soltanto uno slogan ma una prospettiva di vita, per chi resta e per chi vorrà ritornare a vivere qui.

23/08/2017 – La Stampa (www.lastampa.it)

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