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Ecologia: Celentano con Jova

Mi è piaciuto molto “Dormi amore la situazione non è buona”, il disco di Celentano che esce venerdì 23 novembre. Penso sia il suo più riuscito dall’inizio della rinascita, per il misto accurato fra la parte tradizionale di Mogol e Bella e l’apporto di un altro tipo di talenti, come Jovanotti , Carmen Consoli autrice della musica di “Anna Magnani”, Neffa ottimo autore di “Fiori”; Tricarico che ha scritto “La situazione non è buona”, un tormentone già garantito. Ma è buono anche l’inserimento folk di un inedito di Modugno sulla situazione sociale: buono oggi come 35 anni fa, su immigrati ed emarginati. Come lo stesso Celentano mi ha detto stamattina: “Non solo non si è andati avanti, ma si è tornati indietro”.
Però dove il Cele supera se stesso è sulle tematiche ecologiche: Jovanotti gli ha scritto il testo di “Aria…non sei più tu” che ricorda i suoi trascorsi di ecologista, e lì Cele più Jova si scagliano contro le giunte comunali “che sono il primo motore immobile delle brutture di cui si è riempita l’Italia”; nella canzone di Tricarico, poi, Adriano ha aggiunto di suo la frase: “ma la più grande sciagura sono gli architetti”. Ma mica tutti, no. Ce ne sarà qualcuno che si batte contro le brutture, accidenti: ma ce ne sono tanti che le favoriscono, io ne conosco oh se ne conosco..
Chissà se ormai una canzone riesce più a riaccendere un dibbbattttito. Chissà se una canzone può ancora far vergognare un geometra per quel tal disegno di quella tal villetta a schiera, e quella tal commissione edilizia per aver passato un progetto che era di un amico della giunta comunale ma faceva acqua da tutte le parti ; chissà se mai un costruttore ancora si vergognerà per aver abbattuto un bosco per costruire un albero orizzontale di 30 piani (villette a schiera) mattonato di bei mattoni rossi plastificati con i bordi gialli etc etc.., magari ai confini di un’area di rilievo storico con qualche bel santuario settecentesco: che tutte le notti guarda le villette e si mette a piangere.
Povera Italia, sigh.

Mariella Venegoni

22/11/2007 – La Stampa

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