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E’ morto “Pipolo” della celebre coppia di registi con Castellano

ROMA – E’ morto questa mattina a Roma Giuseppe Moccia, in arte “Pipolo”, regista di cinema e tv diventato famoso in coppia con “Castellano”, che era scomparso nel 1999 e con cui formavano appunto la ditta “Castellano&Pipolo”. I funerali ci saranno martedì a Roma, alle 11, nella chiesa di San Francesco D’Assisi a Monte Mario.

Con “Pipolo” si spegne l’ultima metà della celebre ditta “Castellano&Pipolo”, che ha firmato la regia e la sceneggiatura di alcune delle più popolari commedie cinematografiche degli anni ’70 e ’80 del cinema nostrano, che hanno fatto ridere la penisola e creato la fortuna di artisti come Adriano Celentano (in versione attore), Renato Pozzetto, Massimo Boldi, Lino Banfi e Diego Abantuono.

Giuseppe Moccia, classe 1933 – era nato il 22 giugno a Viterbo – aveva conosciuto Franco Castellano (scomparso nel 1999) nella redazione del giornale satirico “Marc’Aurelio”, fucina di talenti come Federico Fellini. La loro fortuna arriva già negli anni Cinquanta, alla radio, dove scrivevano scenette che portano più il segno della farsa che quello della satira, una vena comica con una cifra stilistica che rimase anche nei successivi spettacoli televisivi, come “Scala reale” (1966) con Peppino De Filippo o “Studio Uno” e “Partitissima”, condotta da Alberto Lupo, dove esordirono in tv Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, da “Castellano&Pipolo” prelevati dal cinema.

Dopo l’esordio sul grande schermo nel 1958 come sceneggiatori con “Marinai, donne e guai”, firmano grandi successi commerciali che spesso rileggono anche trame classiche. Dai programmi tv “Castellano& Pipolo” passano a scrivere e dirigere film per una decina d’anni, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli Ottanta, per tornare poi a riutilizzare la vasta esperienza nel discusso “Fantastico” di Raiuno del 1988 con protagonista Adriano Celentano, e in altri programmi Mediaset come “Seratissima” con Enrica Bonaccorti. Ma anche per cercare di ridare sprint allo sfortunato “Fantastico” con Enrico Montesano, del 1997, in cui iniziano a lavorare in corsa.

Al cinema sono stati campioni d’incasso, capaci di competere con Neri Parenti e i fratelli Vanzina, grazie anche al sodalizio con alcuni attori. Adriano Celentano è stato sicuramente il più vicino alla coppia di registi e sceneggiatori che con lui hanno girato prima di tutto “Adolfo in arte fuhrer”, del 1978, in cui il molleggiato si scatena in una serie multipla di ruoli. Segue “Il bisbetico domato”, ispirato alla commedia di Shakespeare dove è in coppia con Ornella Muti, “Innamorato pazzo” (1981), “Segni particolari bellissimo” (1983), “Il burbero” (ispirato a Goldoni).

Così come con Renato Pozzetto, di cui hanno firmato alcuni dei film più visti: “Mia moglie è una strega” (1980) e “Il ragazzo di campagna” (1984). Del 1982 è il loro “Grand hotel Excelsior”, in cui mettono insieme Celentano, Montesano, Verdone e Abatantuono. Al loro attivo c’é infatti anche “Attila, flagello di dio” con un Diego Abantuono ancora prima maniera. Nel 1986 arriva quello che è considerato il miglior film della ditta “Castellano&Pipolo”, è “Grandi magazzini”, e qui ancora una volta sperimentano la formula del gruppo di attori, mettendo insieme praticamente tutti i comici del momento: ci sono Banfi, Villaggio, Boldi, De Sica, Montesano, Manfredi, Pozzetto, Haber, Placido, Teocoli, Heather Parisi, Ornella Muti, Laura Antonelli. Del 1988 “Mia moglie è una bestia”, con Massimo Boldi.

Come sceneggiatore Pipolo aveva firmato, sempre insieme a Castellano, anche “Nudo di donna”, di Manfredi e “Il sindacalista”, di Giuliano Salce. Insomma con la scomparsa di Pipolo finisce l’ultimo tassello di uno dei sodalizi indissolubili del nostro cinema.

20/08/2006 – ANSA

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