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E Celentano sconvolse la tv

Un viaggio nel cuore di un programma che ha battuto ogni record di ascolto, che per mesi ha occupato le pagine dei giornali e fatto discutere con momenti di suspense e colpi di scena. «Un fenomeno mediatico»

«Uno show che ha infranto il piccolo schermo alla vigilia delle elezioni politiche del 2006». La storia di «Rockpolitik» (Bompiani, pp. 208, euro 13) di Adriano Celentano viene ripercorsa da Mariuccia Ciotta, giornalista e critica cinematografica, condirettore del Manifesto, in un libro che è un viaggio nel cuore di un programma che ha battuto ogni record d’ascolto, che per mesi ha occupato le pagine dei giornali e fatto discutere con momenti di suspence e colpi di scena di cui Celentano non è certo avaro. Nessuno, neppure Claudia Mori, sapeva nulla di quello che il Molleggiato avrebbe detto nei suoi monologhi. Perché, spiega Celentano «non volevo interferenze ideologiche di alcun tipo da parte di nessuno. Il monologo doveva essere, nel bene e nel male, oggetto esclusivo di un solo pensiero, il mio. Tuttavia, quando nella terza puntata decisi di parlare di politica, chiesi a Freccero, che soprannominai il saggio della banda Rock, di scrivermi una paginetta sul significato della parola “politica”. Lui la scrisse in modo chiaro e netto da cui poi estrapolai, quelle cinque righe che aprivano la strada al mio monologo». La Ciotta racconta i primi passi di quest’avventura, dalla firma dell’allora direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, del solito contratto del Molleggiato che dà a Celentano completa «autonomia autoriale» a tutti i problemi che questa libertà ha creato, non escluso il titolo «Rockpolitik». «Il direttore generale Cattaneo sapeva che il contratto di Adriano Celentano da sempre è lo stesso, un contratto che prevede la totale autonomia autoriale. Ha tentato di rimetterlo in discussione dopo la firma, e il braccio di ferro è stato su questo punto. La trattativa però era troppo avanti» spiega Claudia Mori, responsabile del programma, come riporta l’autrice nel libro. La moglie del Molleggiato dice anche che proprio il direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, aveva chiesto il programma. Certamente senza immaginare che sarebbe invece arrivato ad autosospendersi dopo il no di Celentano alla sua richiesta di «controllare i contenuti», ricorda la Ciotta. Sulla questione nasce un dibattito che coinvolge anche Pippo Baudo che si preoccupa un po’ e afferma: «Sono un ammiratore di Adriano, ma un minimo di informazione». Gli ostacoli che il programma deve superare prima di arrivare alla messa in onda sono infiniti ma quando Celentano capisce che i dirigenti Rai preferirebbero bloccarlo decide di diramare bollettini con attacchi durissimi a Cattaneo e all’intera dirigenza di viale Mazzini, riportati dalla Ciotta nel libro. «Non so – dice uno di questi bollettini – se Cattaneo sarà riconfermato alla Rai. Fatto sta che nella sua gestione di freddo ragioniere della fiera, si distingue dai suoi predecessori per aver quasi completato, in modo netto e premeditato, una triade di occasioni perse che non ha precedenti nella storia del servizio pubblico: le partite di calcio dei mondiali, Bonolis, e con molta probabilità Rockpolitik». Nel libro vengono riportati anche i tormentoni rock/lento che hanno fatto scuola e pensando ai quali Morandi ha costruito il «Ce l’ho/Mi manca» del suo show, da poco concluso, «Non facciamoci prendere dal panico». Ma c’è anche l’indimenticabile duetto con Roberto Benigni che nella perfetta sintonia con il Molleggiato rifà con lui la famosa scena di Totò che detta a Peppino la lettera, questa volta indirizzata a Silvio Berlusconi del quale viene proposta, nell’ultima puntata, anche la sagoma con cui dialoga Cornacchione: «Silvio che sorpresa! Sei venuto in elicottero. Silvio ti presento Adriano, un uomo che puntata dopo puntata ha dimostrato di essere libero…Adriano ti presento Silvio, un uomo che processo dopo processo è rimasto un uomo libero» dice Cornacchione. Approfondimenti anche sulla scenografia e alla fine del libro la ricostruzione degli ascolti dalla media del 47,5% della prima puntata con picchi per Raiuno del 63,21% con Canale 5 fermo al 7,26%. Nella seconda durante il duetto con Benigni sono 15.625.000 gli italiani che stanno guardando «Rockpolitik» mentre il duetto con Ramazzotti raggiunge il 69,51% di share. La terza lo share scende un po’, al 43,04% di media con picchi del 58,54% («i critici del programma gridano vittoria» dice la Ciotta) ma la quarta puntata chiude con il 46,4% con picchi del 64,25% e l’ultimo blocco pubblicitario ottiene una media del 47,5%. «Un fenomeno mediatico – sottolinea la Ciotta – che ha rotto l’incantesimo della Rai, prigioniera dei reality show e del “nulla” televisivo, epurata e censurata».

Mauretta Capuano

20/11/2006 – L’Arena

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