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Dentro lo studio di RockPolitik

Il lavoro in un capannone industriale alla periferia di Milano
Il programma andrà in onda su RaiUno a partire dal 20 ottobre

MILANO – I fasci di luce che partono dai fari incastonati sul fondale di sinistra inondano il ponte di Brooklyn, lo scenario che si staglia, un pò murales e un pò cartapesta, dietro lo spazio riservato al pubblico. A vederla così, tempestata di piccoli blocchi disposti a mò di frangifolla, la platea sembra la curva di uno stadio sospeso nella storia. Dall’altra parte, da dove proviene la fonte luminosa, c’è lo skyline di Manatthan. L’immagine della modernità violata dal terrorismo. Il simbolo di uno dei grandi accadimenti che saranno raccontati in una specie di viaggio nel tempo, dentro le metamorfosi e gli stravolgimenti della società, attraverso un percorso scandito dalla musica, dalla comicità e dalle parole. Accanto allo sfondo di New York, a pochi metri dai grattacieli che squarciano il cielo terso post 11 settembre, c’è però molto altro. Si scorgono luoghi e oggetti che riportano ad epoche passate: rovine archeologiche, scavi, colonne doriche. Capitelli. Archetti. Facciate di edifici antichi. Rocce vere e rocce finte.

Si vedono braccia umane che attingono da enormi casse piene di massi da posizionare: alcuni ancora ricoperti di terriccio, altri ben levigati. Poi una tipica casa cinese, stile Anno del Dragone, e, impresse su stele e colonne votive, scritte evocative di abitudini contemporanee (“discount”, si legge su una delle quattro gigantesche pareti dello studio). Al centro, di nuovo, una spruzzata di futuribile: due maxi schermi che spiccano su relativi palcoscenici. Facile prevedere che rimanderanno, quei pannelli elettronici, i primi piani del padrone di casa, i movimenti del volto, i muscoli induriti, i suoi sorrisi dissacranti. Il celebre batter di palpebre e ciglia che, assieme alle pause leggendarie, ne ha fatto uno dei tratti distintivi.

Benvenuti nel nuovo regno di Adriano Celentano. Benvenuti nello studio dove dal 20 ottobre (Raiuno) andrà in onda Rockpolitik, il nuovo attesissimo show del Molleggiato. Un programma che cavalcherà gli ultimi cinquantanni di storia italiana e mondiale attraverso il rock e i grandi eventi, dalla morte di John Fitzgerald Kennedy all’attentato alle Torri Gemelle, dalla Prima Repubblica all’ascesa politica di Silvio Berlusconi. Il ritorno in tv di Celentano che, stando alle indiscrezioni sin qui trapelate, dovrebbe essere accompagnato dalla bella attrice napoletana Luisa Ranieri e dai comici Maurizio Crozza e Antonio Cornacchione.

Siamo all’interno di un capannone industriale alla periferia di Brugherio, hinterland milanese. Immersi dentro una scenografia di impressionante grandiosità, una cornice alla Blade Runner dove ogni elemento, ogni piccolo dettaglio, anche quelli che potrebbero far pensare a un eccesso di ridondanza, a un appesantimento architettonico, sembrano studiati apposta per folgorare l’occhio del telespettatore. Per entrare bisogna attraversare una falegnameria.

Il laboratorio, per volere dello stesso Celentano, è stato allestito proprio accanto allo studio, affinché il materiale di scena, i pannelli, le scene, le opere forgiate dagli artigiani, appena ultimate vengano trasportate subito e in gran segreto dentro questo enorme contenitore televisivo. Una cinquantina di operai lavorano come carbonari, protetti da una teoria di addetti alla sicurezza al quale è stato affidato il compito di blindare il capannone.

Lo spazio che abbiamo di fronte è un paio di migliaia di metri quadrati, arredati seguendo un filo sottile che tiene assieme passato e futuro. Sembra un luogo senza tempo, lo studio del nuovo Celentano, o, viceversa, una storia dei luoghi e dei tempi. Una specie di riassunto della civiltà, dalle origini al presente incerto.

Appena entrati, la prima cosa che balza all’occhio è infatti la miscellanea di materiali e di stili; le pareti sono ricoperte di rocce e pietre di ogni tipo, che danno la sensazione di trovarsi in un villaggio globale dove Celentano e i suoi ospiti (sicuro Roberto Benigni) guideranno gli spettatori alla scoperta degli arcani della nostra società e di quelle precedenti. Dove si muoverà, fisicamente, l’ex ragazzo della via Gluck è difficile prevederlo. Dei due palchi, di dimensioni contenute, che si affacciano davanti alla gradinata del pubblico, uno dovrebbe essere appannaggio dell’orchestra. L’altro, probabilmente, di Celentano & Co. Ma c’è, proprio al centro dello studio, un grande spazio scenico. Da lì si arrampica una lunga rampa che “passando dalla Cina” (una casetta perfettamente ricostruita puntellata dal classico colonnato con i draghi) porta diritto a Manatthan.

Fa un certo effetto vedere la sproporzione tra le dimensioni degli operai che percorrono quella rampa e quelle delle pareti allestite dagli scenografi. Un uomo della produzione posa lo sguardo sulla platea deserta. Spiega a un collaboratore che il pubblico, tre-quattrocento persone, potrebbe essere di un colore diverso ad ogni puntata: una volta vestito di bianco, una volta di nero. Ma altre sorprese ci saranno. Per ora sono segreti che a sera restano chiusi a chiave dentro il capannone di Brugherio. Celentano abita non distante da qui. Abbastanza vicino per sentire le prime note del suo Rockpolitik.

Paolo Berizzi

24/09/2005 – La Repubblica

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