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Cinquant’anni di carriera per Adriano Celentano: il nipote Bruno Perini lo racconta ad Affari

Adriano Celentano festeggia un anniversario speciale: cinquant’anni di carriera. Era il maggio ’57, mese e anno in cui il molleggiato vinse il 1° festival del rock italiano al Palaghiaccio di Milano, accompagnato dai Rock Boys, e altri grandi della musica italiana, Giorgio Gaber alla chitarra e Enzo Jannacci al pianoforte.

Da quel momento, un successo dietro l’altro. “Era tutto annunciato fin dalla nascita, quel 6 gennaio del ’38, quando dalla ringhiera di casa Celentano-Giuva in via Gluck 14, si udì il primo grido del piccolo Adriano, appena nato, un acuto assordante che fece esclamare alle sorelle Rosa e Maria, già grandine, e alla madre Giuditta: ‘Farà il cantante'”. Così il nipote di Adriano, giornalista e collaboratore di Affari Italiani Bruno Perini, che nel ’99 curò la sua biografia, racconta la leggenda di uno dei mostri sacri della musica italiana. “Buffo, ma questa è la storia”.

E continua: “La prima canzone che ha cantato in pubblico è stata ‘Ciao ti dirò’. Per lui impazzivano ragazze, donne, uomini. In quel momento, per parlare alla Lubitch, era nata una stella”.

Cosa ti ricordi dell’inizio della carriera di Adriano?
“Io ero piccolo. Quando cominciò a fare successo avevo tra i sette e i dieci anni e mi ricordo un aneddoto divertentissimo. Prima ancora di andare a cantare nei circoli di zona o nelle balere, faceva concorsi di imitazioni in locali di seconda scelta o tra gli amici. Le provava a casa. Una di quelle che lo appassionavano di più era quella di Jerry Lewis: la provava davanti allo specchio e sua mamma, ovvero mia nonna, lo spiava incredula e preoccupata, convinta che avesse qualche rotella fuori posto. Era straordinaria: lo guardava e si chiedeva a bassa voce in dialetto foggiano “proprio a me?…”

La svolta nella sua carriera?
“Una prima svolta fu nel ’59 quando a un festival del rock di Ancona presentò Il tuo bacio è come un rock, 45 giri che in una settimana vendette un numero strepitoso di copie, portandolo in cima a tutte le classifiche. Dello stesso momento è il film che l’ha lanciato: ‘I ragazzi del Juke Box’ con gli urlatori: Tony Dallara, Betty Curtis e perfino il grandissimo Fred Buscaglione. Poi fondò il Clan. ‘Stai lontana da me’, fu un altro successo grandissimo”.

Poi il vero e proprio trampolino è stato nel ’57 al Festival del rock a Milano…
“Sì, il Clan non esisteva ancora, lui lavorava in via De Amicis nella bottega di un orologiaio. Nel tempo libero andava a ballare il rock’n roll e cantava. Tutti gli dicevano che era bravissimo: snodato, atletico, scattante. E aveva il ritmo nel sangue. Ballava anche a casa con mia mamma, era bellissimo da guardare… Poi in quegli anni arrivavano i primi dischi rock dall’America e lui che non sapeva l’inglese li cantava inventando le parole, cioè seguendo i suoni, come con Ready Teddy, grande successo di Elvis. La chiamavano ‘lingua Celentana’”.

Quindi i suoi miti erano…
“Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, Bill Haley, tutti i più grandi cantanti rock americani bianchi. In Europa non arrivavano ancora i dischi neri. Poi invece negli anni Sessanta s’innamorò di Ray Charles”.

In casa come vivevano il successo?
“Era una famiglia povera di emigranti che arrivò al nord intorno agli anni trenta. La madre era una sarta. Si commuovevano continuamente. Erano increduli, per niente abituati al successo. Lui era ‘l’adorato’ della famiglia. C’è un’altra leggenda sulla sua nascita: lui è nato dieci anni dopo rispetto alle sorelle quando la madre, nonna Giuditta, era già avanti con gli anni e dopo la morte di meningite della piccola Adriana. La sua nascita, di un maschio poi, è stata vista quasi come un miracolo… Pensare che Adriano sarebbe dovuto andare a fare un provino alla Ricordi. Avrebbe dovuto pagare per farlo naturalmente e invece la nonna gli chiese: ‘quanto ti danno?’. E’ un aneddoto divertente”.

Non lo fece mai il provino…
“Non aveva i soldi. La Jolly invece capì il personaggio perchè c’era un direttore critico americano, un intenditore che gli ha fatto il contratto…

Che tipo è? E’ cambiato dai tempi degli esordi?
“Era molto più scanzonato di ora. Non gli interessava la politica. Ha sempre avuto un grande interesse ecologico ed era molto religioso”.

Ora parla di politica. Rockpolitik, lo dice il nome stesso…
“Cominciò ad interessarsi di politica e attualità col ‘Fantastico’ dell’87. E’ stato il suo debutto vero come show man. Violò la legge per il referendum contro la caccia e usò la tv per spostare gli spettatori da un canale all’altro. Dimostrò un grandissimo potere mediatico che non è mai calato”.

Come fa a coinvolgere in questo modo?
“Ha una grande presenza televisiva. Sa non ‘bruciare’ il personaggio. Lo dimostra anche adesso: fa una trasmissione poi dà il tempo di metabolizzarla e ne prepara un’altra. Sta sui fatti che interessano alla gente, alle masse e alla fine… lo ascolta anche chi non lo ama”.

Politicamente si è spostato molto a sinistra?
“Passava per democristiano, ma raramente votava Dc. Alcune volte non
votava affatto. Poi è stato simpatizzante di Berlusconi, ma ha cambiato idea proprio durante il suo governo”.

Com’è nei confronti della famiglia?
“Vive per la famiglia. E’ di una generosità straordinaria. Non lo dico perché è mio zio…”

22/05/2007 – Affari Italiani (Canale di Libero)

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