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Celentano vede la Madonna e scopre: la Rai è dei partiti

Il Molleggiato da Santoro spara su tutti: “Con Sanremo ho chiuso Meglio una partita di bocce. Alle elezioni prevedo grandi sorprese”
di Paolo Bracalini

Un gran lavoro diplomatico per dieci minuti di intervista (tra vaneggiamenti e banalità) che si vede preparata e studiata a tavolino da Celentano, e che materializza il giudizio definitivo che Giorgio Bocca diede di lui: «Un cretino di talento». L’inviato di Servizio Pubblico glielo ricorda, e Celentano fa finta di esserne compiaciuto: «A me piaceva essere un cretino di talento perché nella composizione di queste due parole, cretino e talento, la parola “cretino” assumeva un significato diverso. Come dire folle, pazzo di talento». Invece i giornalisti sono dei cretini senza talento (dice «hanno un talento cretino», ma è uguale), soprattutto – dice il Molleggiato – quelli di Repubblica, che avrebbero «dato dentro mica male per bloccare la mia partecipazione al Festival», anche se non si capisce cosa voglia dire.

Altri cretini e «servi del potere» come i giornalisti sono quelli che da Mara Venier hanno obiettato lo spreco di soldi pubblici per una esibizione discutibile: una «colossale stronzata», dice Celentano. «Quei soldi non sono dei contribuenti, sono miei, come quelli di un falegname che aggiusta un tavolo. Che colpa ne ho se sono uno dei personaggi più pagati di Europa? Io ho provato a chiedere di meno ma mi hanno detto che ci sono delle quotazioni di mercato, che li arrestano se lo fanno. Se fosse andata la Pivetti non credo che avrebbe fatto il 70 per cento di share con 17 milioni di telespettatori».

Insomma, lui prova a farsi pagare di meno, ma proprio non glielo concedono. Poi fa beneficenza ma se il parroco di Galbiate, paese suo, dice a Sorrisi e canzoni che non è vero, si tratta di una «meschina manipolazione» del settimanale, perché il parroco è una brava persona, anzi tutte le persone della Brianza lo sono. Il monologo di Sanremo, quello contro i giornali cattolici, li rifarebbe tutto intero, non cambierebbe «nemmeno una virgola», ma sono Avvenire e Famiglia Cristiana che devono «cambiare linea editoriale». Gliela potrebbe dare lui, che riesce a dire che «il Vaticano non sa cos’è il Paradiso», invece lui sì.

La colpa dei problemi al Festival di Sanremo non è lui ma di come è fatta la Rai: «Credo che l’errore stia proprio nel meccanismo di conduzione della Rai. Finché i partiti continueranno a litigarsela, la Rai sarà sempre preda di sotterfugi, intrighi e sospetti a danno del Paese». In studio Lucia Annunziata, ex presidente Rai, annuisce e rilancia: «I vertici della tv pubblica hanno ammesso l’incapacità». Ma Celentano versione messia televisivo ci assicura che «c’è un cambiamento nell’aria, ci sono segni positivi. Alle prossime elezioni potrebbero esserci delle sorprese. La gente sta cominciando a capire che non si va da nessuna parte se non prendiamo con forza e determinazione la via dell’onestà. Il fatto che uno come Beppe Grillo (che Santoro lancia con una petizione online a presidente di Viale Mazzini, ndr) ha creato un movimento trasparente col cinque per cento di consensi ci fa sperare che riusciamo a toglierci di dosso questa patina oscura». Col Festival ha chiuso, dice lui. Chiude con una massima evangelica, dopo aver detto che lui fa ascolti che non fa nessuno: «la felicità non è il successo». «Il successo è bello ma non ha niente a che vedere con la felicità di una partita a bocce con amici».

Lì dove vorrebbe vederlo parecchia gente.

24/02/2012 – Il Giornale

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