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Celentano, lettera a Interview “Nulla è più pericoloso che farsi capire”

L’edizione tedesca della rivista fondata da Warhol pubblica gli scambi tra Cattelan e Celentano. Mentre si attende l’ufficializzazione del contratto con la Rai per Sanremo, Adriano dichiara “Parlo in modo semplice, è vero, comprensibile e a volte questo può spaventare.”

ROMA – Uno scambio epistolare con Maurizio Cattelan, il celebre e provocatorio artista italiano, sull’edizione tedesca di Interview, il magazine fondato da Andy Warhol. Passa per la via dell’arte l’ultima esternazione di Adriano Celentano: “Su di me si è scritto di tutto. Ad esempio non è vero che ‘esco di rado e parlo ancora meno’. Quando c’è da parlare lo faccio”. E ancora: “Il mio misero pensiero io voglio che si comprenda. Parlo in modo semplice, è vero, comprensibile e a volte questo può spaventare. Non c’è nulla di più pericoloso che farsi capire”.

Il Molleggiato passa a volo d’uccello sul passato e sul presente, e l’insolito scambio epistolare tra il cantante, ‘la voce più grande, divertente, dolente d’Italia’ e ‘uno degli artisti contemporanei più geniali’, rimbalza in Italia, dove è attesa l’ufficializzazione del contratto tra Celentano e la Rai per il Festival di Sanremo.

Rispondendo a Cattelan, Celentano parla delle sue origini (“Sono figlio di emigranti, poveri, onesti e allegri”) e torna sul senso di uno dei suoi brani più discussi, Chi non lavora non fa l’amore: “Il mio intento era di lanciare una provocazione proprio ai datori di lavoro, ai padroni, facendo un parallelo con gli operai che, trovandosi senza lavoro, perdevano anche la serenità e l’amore in seno alle proprie famiglie”.
Eppure, ricorda Adriano, “questa canzone fu strumentalizzata, tacciata di essere contro gli scioperi. Come potrei, io, con la mia storia familiare e personale, essere contro gli scioperi, l’unica arma democratica per far rispettare i diritti delle persone più deboli e per dar loro voce e visibilità”.

Celentano descrive anche la sua ‘utopia’: “E’ vero che diffido della classe politica perché ha creato impunemente i disastri che stanno affondando la vita delle persone. Negandogli la dignità di un lavoro, il diritto allo studio uguale per tutti, il diritto di curarsi tutti nello stesso modo. Forse i politici dovrebbero essere affiancati da filosofi e poeti per sperare di recuperare la cultura dell’onestà e della sapienza. Per tentare di ricostruire un mondo serio, illuminato”.

Cattelan risponde a Celentano citando l’ultima apparizione del cantante all’Ariston, nel 2004: “Ricordo soprattutto il silenzio e l’attenzione scesi su una stanza che fino a quel momento rumoreggiava con il televisore in sottofondo. Ci regalerai ancora qualche minuto di libera imprevedibilità?”.

29/01/2012 – La Repubblica

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