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Celentano e il mondo diviso in rock e lento

La prima puntata di RockPolitik minuto per minuto

Santoro e il suo «viva la libertà». Il duetto con Meocci e le accuse a Del Noce. Lo hanno visto 11,5 milioni di spettatori

MILANO – Ore 21 e 10, parte la sigla dell’Adriano Celentano show.
L’invito che appare in sovraimpressione lascia subito intendere che bisognerà attendersi botti tipo Capodanno: «Questo programma va ascoltato ad alto volume». Poi le telecamere staccano sul gigantesco studio di Brugherio, alle porte di Milano, dove va in scena la prima attesissima puntata di RockPolitik.

IN PRIMA FILA – A godersi live, in prima fila, la rentrèe del Molleggiato c’è Alfredo Meocci, direttore generale Rai. Di Del Noce non c’è traccia. Da casa ha promesso di sintonizzarsi sul primo canale anche Berlusconi che, tra l’approvazione della devolution e l’annuncio di voler mettere mano alla par condicio, ha fatto sapere ai cronisti che «un’occhiata se ho tempo gliela darò». Se l’ha fatto davvero è molto probabile che abbia cambiato canale o che si sia tappato le orecchie. Se non l’ha fatto, si è perso un one man show.

ROCK E LENTO – Cappottone, occhialetti, camicia sgargiante, inossidabili stivaletti ai piedi, Celentano esordisce cantando in play back «C’è sempre un motivo». Poi, tra rumori di elicotteri accompagnati da luci stroboscopiche, parte il primo monologo. Adriano sale su un leggio montato al centro della scena e, accompagnato da un assolo di chitarra elettrica, divide il mondo in due categorie, quello «rock» e quello «lento». Nella prima rientrano i fiori, Zeman, Cassano, Adriano, Valentino Rossi, Paperino, il Papa Raztinger e il sesso. Nella seconda, Moggi, Porto Cervo,Topolino e il silicone. Ma il primo riferimento è alle polemiche di questi giorni e in particolare alle minacce di autosospensione di Del Noce. «Chi si sospende è lento, chi si sospende è lento, però sè è una finta è rock e il sospetto è questo…». Non è l’unica sorpresa della serata, ovviamente.

LE SEDIE VUOTE – Segue ospitata di Depardieu, antipasto dell’attesa e prevista citazione di Biagi, Luttazzi, Grillo, i grandi «defenestrati» della tv pubblica. Tre sedie vuote piazzate nel mezzo dello studio ne ricordano la rumorosa assenza. Quindi viene diffuso sul mega-display il famoso editto di Sofia, le parole di Berlusconi sull’«uso criminoso della tv». Il successivo colpo di scena è la classifica di «Freedom of the Press» che piazza al 77esimo posto l’Italia per quel che riguarda la libertà di espressione. Commento di Celentano: «Hanno tutti paura delle parole. Oggi si possono dire solo cose che non danno fastidio a nessuno». A quel punto arriva Santoro, il momento certamente più atteso della serata.

IL MOMENTO DI SANTORO – E’ stato il momento più seguito della trasmissione: 14.977.000 spettatori con il 49,84% di share. Urla e un grande applauso accolgono l’ex europarlamentare quando entra in studio. «Io voglio il mio microfono, quello che hai tu, voglio decidere che cosa sono le cose da raccontare, le luci», esordisce Santoro. Poi l’ex Sciuscià conclude con lo slogan «viva la fratellanza, viva l’eguaglianza, viva la cultura e viva la libertà». Un’apparizione lampo dopo la bufera sollevata alla vigilia.

I COMICI IN CAMPO – Fuori Santoro, entrano in scena i comici. Prima Cornacchione, alias «il povero Silvio». Il filo rosso è sempre Berlusconi, che «ha mandato Biagi alla Talpa», ecc…. Poi è la volta del genovese Maurizio Crozza in versione cantante spagnolo. Micidiale la sua parodia di Bamboleo-Zapatero, ispirata alla celebre hit dei Gipsy King’s e dedicata alle primarie dell’Unione. A esibizione terminata, Celentano chiede a Crozza: «Ma tu sei di sinistra e critichi la sinistra?». Risposta: «Volevo Che Guevara e mi ritrovo con Willer Bordon!». Ore 22,10: fine della prima parte, pubblicità.

IL DUETTO CON MEOCCI – Al rientro dalla pausa pubblicitaria, Celentano si avvicina a Meocci, seduto in prima fila. Celentano azzarda: «Si sente tranquillo?». Il direttore sorride e risponde: «Vengo dalla provincia, sono un uomo libero come eravamo ai tempi della ragazzi della via Gluck . Hai attaccato il capo di Raiuno su Raiuno, più liberi di così. Devi ammettere che stasera siamo saliti nella classifica della libertà d’espressione». «Del Noce è finto o vero?», incalza Celentano. «Noi riflettiamo, la parola è lenta, il silenzio è rock. Domani è un altro giorno», chiosa Meocci. Applausi e si riparte.

I SINDACI E GLI ECO-MOSTRI – E si riparte dal secondo monologo della serata. Stavolta nel mirino finiscono i sindaci. Il primo ceffone colpisce Albertini, primo cittadino di Milano, uno che vuole «riempire la città di grattacieli, che odia l’arte, odia il bello». «E’ cieco – rincara Adriano – come i sindaci che l’hanno preceduto, democristiani e anche comunisti, che hanno firmato il disastro ecologico dell’Italia».

GLI IMMOBILIARISTI – Segue galleria di immagini degli eco-mostri distribuiti lungo tutta la Penisola. Le telecamere tornano quindi su Celentano che parte lancia in resta contro un’altra categoria, quella degli immobiliaristi. «Bestie ricche – le definisce il Molleggiato – che non puzzano, anzi sono profumati, ma dove passano loro non cresce più l’erba».

NE’ PRODI NE’ BERLUSCONI – Al culmine del suo sermone eco-ambientalista Celentano rivolge un appello ai candidati premier, Prodi e Berlusconi. «Chiunque andrà al governo – attacca Celentano – deve assicurarmi che manterrà le promesse». «Non farò il tifo per nessuno dei due – assicura lo showman – ma starò con chi tra i due si avvicina di più a questo sogno: abbattere tutte le cose brutte». La chiosa è per l’azienda che lo ospita: «Tutto sommato la Rai è rock, certo un po’ sofferto però siamo qui, forse a Mediaset non si potrà mai fare e quindi sono contento».

LA VALLETTA E LA MUSICA – Alle 23 in punto fa la sua prima apparizione la valletta, Luisa Ranieri. In completo verde speranza, scivola via dopo qualche minuto. Un po’ di attesa e poi è il turno di Ligabue. Seconda interruzione per la pubblicità. La scaletta prevede a quel punto l’esibizione dei Negrita, ultimo spazio musicale in una puntata che ha avuto anche parecchie citazioni sia nei video dedicati agli anni Sessanta (Elvis Presley) sia negli stacchi musicali (Jimi Hendrix, «I’m a man» nell’arrangiamento dei Chicago). Prima della fine c’è un ultimo spazio satirico: Crozza nella parte del Bush dopo Katrina. A mezzanotte e 1 minuto, dopo quasi tre ore di maratona, Adriano intona «24 mila baci», poi saluta e se ne va. Fine della prima puntata. Ce ne saranno altre tre. Forse. Perché le polemiche politiche sono cominciate già a spettacolo in corso.

LO SHARE – Come previsto però lo show è stato un successo dal punto di vista degli ascolti. Oltre 11 milioni e mezzo di telespettatori lo hanno infatti seguito: il programma di Celentano ha infatti incollato a Raiuno 11 milioni 649 mila fan pari al 47.19% di share. La parte che ha visto il ritorno in televisione del dimissionario europarlamentare Michele Santoro è stata seguita da 14.977.000 spettatori con il 49,84% di share. Un risultato quello complessivo del programma che migliora le già eccellenti performance dei due precedenti show del Molleggiato. L’esordio di «125 milioni di Caz..te» raccolse infatti 10 milioni 351 mila spettatori con il 41,95% di share, mentre la prima puntata di «Francamente me ne infischio» ottenne 9 milioni 696 mila pari al 42.29%. Nella fascia di prime time, Raiuno ha fatto segnare il 40.04%.

Lu.Ge.

27/10/2005 – Corriere della Sera

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