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Celentano e i furbetti

La speculazione sui biglietti a un euro

E’ quasi una legge matematica: ad ogni atto del Molleggiato corrisponde un misfatto. Sia chiaro: stavolta l’Adriano guru nazionalpopolare è incolpevole. Non c’entrano i missili alzo zero dall’ultimo Sanremo contro Famiglia Cristiana e «il giornalismo cieco davanti alle povertà». Non c’azzecca neanche il lungo elenco ormai storicizzato a base di «questo è rock e questo no». Stavolta l’Adriano voleva offrirci un’azione da Buon Samaritano in occasione del doppio appuntamento live di ottobre all’Arena di Verona: diecimila biglietti venduti on line ad un euro per i poveri. Risultato. Si è ritrovato a fare i conti con il Paese dei furbetti: ticket acquistati in otto minuti. Ma per essere rivenduti a prezzi folli, in puro stile da bagarinaggio compulsivo. Eppure gli ingredienti per un’iniziativa memorabile c’erano tutti: la forte simbologia del luogo (l’Arena), l’attesa per l’evento (due serate live dopo 18 anni di assenza dalle scene), il gesto solidale (biglietti a 1 euro per i «poveri » vittime delal crisi e fino a 165 euro per i «ricchi»).

Niente. E’ la nemesi della filosofia celentaniana: intenzione costruttiva, epilogo distruttivo. Anche all’ultimo Sanremo doveva andare diversamente: una provocazione sul giornalismo cattolico per ridestare l’Italia dall’indifferenza. Risultato: un putiferio di polemiche. Tali da indurre l’Adriano a ribadire ossessivamente che lui è «talmente una persona libera» da devolvere in beneficenza il cachet percepito per intervenire al Festival. Ora la «delusione» di Verona. Poteva essere un’occasione per riflettere sui grandi eventi preclusi ad ampie fasce di popolazione indigente. Invece la lodevole iniziativa del Molleggiato sul web si è trasformata in una speculazione finanziaria da Wall Street «de noantri». E’ anche vero che Celentano, storicamente, fidelizza un esercito di «aficionados» che non badano certo a spese pur di non perdere un suo evento. E’ andata diversamente. I biglietti destinati a migliaia di persone della Via Gluck di oggi si sono trasformati in soldi per ingrassare le tasche di bagarini senza scrupoli. Tutto questo deve bruciare molto ad Adriano. La stessa strofa finale della canzone è la metafora della parabola a perdere di Verona: «Eh, no, se andiamo avanti così, chissà come si farà, chissà…». Già, chissà come si farà. I bagarini in azione sul duplice evento di Verona altro non sono che la metafora di quest’Italia.

Furbetti, mariuoli, opportunisti, speculatori, faccendieri. L’elenco di chi in questi anni ha lucrato ai margini del mondo del spettacolo è direttamente proporzionale, per atti e misfatti, alle denunce che Celentano ha presentato nella sua lunga carriera. Tutto si può contestare al Molleggiato, tranne di non essere diretto, forse sin troppo davanti alle platee: zero in diplomazia ma dieci (e lode) in sincerità. Dalle battaglie contro la cementificazione delle città, al ruolo sempre più cruciale dell’acqua e del petrolio, allo strapotere di certa politica. Ma non tutte le parabole hanno una morale positiva, come per i biglietti a un euro destinati ai poveri. Stavolta, un po’ di equilibrio non avrebbe guastato: né biglietti ad un euro né a 165. Piuttosto, sarebbero stati opportuni prezzi più normali, in ambo i casi. Si sarebbero evitate speculazioni e delusioni. Di tutti. Adriano compreso.

Massimiliano Melilli

13/07/2012 – Corriere del Veneto

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