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Celentano controcorrente
“Riecco catrame e cemento”

IL CASO – IL «MOLLEGGIATO» DUBBIOSO SUL SUO BLOG

E sul voto scioglie la riserva:
«Walter può fare la rivoluzione»

FRANCESCO SPINI

MILANO
Come vede l’Expo il ragazzo della via Gluck, quello che già nei Sessanta cantava che «là dove c’era l’erba ora c’è una città»? Insomma… Adriano Celentano è dilaniato dai dubbi e lo scrive nel suo blog: «Mentre da un parte gioisco per la grande conquista fatta dall’Italia, dall’altra il mio animo si adombra fortemente, sapendo da quali mani scaturiranno gli schizzo-frenici (proprio così, ndr) progetti per materializzare un’opera che potrebbe veramente essere un messaggio per il mondo, se fosse data in altre mani non inclini a speculazioni di stampo “sfigurativoâ€?». E di chi sono quelle mani, se non quelle degli architetti, o meglio, degli «archi-carnefici contemporanei»? Gli stessi che, secondo il Molleggiato, attentano alla bellezza, «il più bel diamante» che abbiamo, l’unica cosa che «ci potrà salvare». Dunque «dobbiamo fare presto, prima che questo angolo di “meravigliaâ€? racchiuso ancora per poco dentro ognuno di noi, si addormenti definitivamente in un coma irreversibile nel quale ci stanno trascinando le nuove star dell’architettura, per intenderci i vari Fuksas, Botta o quelli dei tre grattacieli, Libeskind, Isozaki e Hadid sull’ex fiera di Milano». Ecco, «allora sarà la fine – è sicuro Celentano – e il colpo di grazia è già in canna, pronto per la sua “gittataâ€? finale sull’Expo».

Vede nero, il cantante, che sogna invece un’esposizione dove «il Pianeta ci mostra i suoi oggetti e noi gli mostriamo l’Arte di una cultura milanese che simboleggi le caratteristiche di costruzione secondo lo stile non americano, cinese, tedesco o russo, ma quello tipico lombardo del milleottocento». Perché solo la bellezza, ripete, «ci può salvare». Ringrazia dunque Rutelli, «so quanto hai lottato per l’approvazione del tuo “codice speciale anti ecomostriâ€?», e invoca una «nuova rivoluzione». Il cui primo passo sarà «disertare tutti i programmi dove si “guadagnaâ€?». E qui arriva l’endorsement a Veltroni. Quello del «perciò caro Walter, mi rivolgo a te prima che a Silvio. Per lui è più difficile mettere in pratica una politica che va contro il suo stesso “immobiliarismoâ€?». Del resto, argomenta Adriano, «già adesso, in nome dei più bisognosi, lo sentiamo parlare di apertura dei cantieri, e non è difficile immaginare lo sfacelo a cui andremmo incontro se vincesse lui». Che pure parla di cordate per Alitalia, ma, avverte Celentano, «per far volare gli aerei non basta comprarli». E invece «bisogna entrare nell’ordine di idee di abbattere le cose dove la bellezza non c’è», restituire «alle città l’identità perduta che per come erano fatte le case, piene di negozi e insegne luminose, pur essendo delle metropoli, non si perdeva il senso del paese». Scommettere sulla bellezza. Ma quella «da regalare non ai ricchi egoisti come è avvenuto finora, ma agli operai che sono il motore del Pianeta» e a cui «ci si deve inchinare per lavargli i piedi come il Padrone dell’Universo li lavò ai suoi servi». Eccola qui la rivoluzione «che tu, Silvio, dovresti fare. E io non dubito che tu possa farla. Ma per te è più difficile. Troppe sono le persone con le quali dovresti combattere e le tue ricchezze non te lo permettono». Non resta che Veltroni: «Ecco allora il grande vantaggio di quel Walter che ha avuto la geniale idea di correre da solo e che giorno dopo giorno sta accorciando la distanza che vi separa». Certo, conclude il sermone celentanesco, il leader del Partito Democratico «potrebbe anche non vincere, però ha il vantaggio di essere nelle condizioni di fare quella rivoluzione che forse anche tu vorresti fare», caro Silvio, «ma non puoi…».

02/04/2008 – La Stampa

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