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Arriva il “Politik” Celentano e Viale Mazzini balla il “Rock”

ROMA – Celentano l’ha capito da tempo, quasi per caso. Quando, protagonista di Fantastico (anno 1987), non ricordandosi quello che doveva dire si rese protagonista di fenomenali silenzi: il silenzio è il più fragoroso dei messaggi. Con Rock Politik sta facendo il bis. Ha blindato a doppia mandata il suo programma (guai a chi parla: gli autori sono in eremitaggio a Galbiate). Si è preso totale libertà, condizione pregiudiziale per firmare il contratto, come sanno i dirigenti che andavano in processione da lui a Galbiate (e non solo Cattaneo). Lascia fiorire leggende di ogni tipo su quello che farà, sugli ospiti che inviterà. Si è finiti addirittura al comandante Marcos (incappucciato?). Ed è volata l’indiscrezione su un possibile faccia a faccia Berlusconi-Prodi mediato dal Molleggiato.
Con l’aria che tira è ovvio che tutto ciò stia creando un polverone di curiosità attorno al suo show (debutto giovedì 20 ottobre) e palpitazioni di ogni genere a viale Mazzini. La preventiva minaccia di harakiri (autosospensione) del direttore Del Noce è un evidente e prudente metter le mani avanti (ieri ha ribadito: «In pratica sono già autosospeso visto che non posso controllare editorialmente quello che va in onda»). L’azione è tanto più necessaria visto che la tempesta si avvicina a grandi passi. La domanda, a questo punto, è: Adriano sparerà davvero a cannonate, ergendosi a paladino della libertà d’espressione? E, in questo caso, chi ne pagherà le spese (politiche?). Del Noce non vuole saperne. Il direttore generale Meocci (fra i due c’è un’antica antipatia) si mostra assai meno preoccupato (in questi giorni è a New York).
Semmai c’è da chiedersi, come fa Gianni, membro della Vigilanza dell’Udc: perché Del Noce si sveglia solo ora? «Celentano è andato in onda sulle reti Rai in tutte le stagioni e senza discussioni» fa notare Giuseppe Giulietti dei ds. Ha ragione, Adriano non ha mai messo le mani in politica (ai tempi di Fantastico stava per far annullare il referendum sulla caccia, ma in modo del tutto involontario), i suoi scandali sono fatti di non detto più che di detto. Stavolta, però, il dubbio è che il suo show sia più politik che rock. Dubbio che è presente fin dai primi vagiti del programma (una vicenda fatta di stop and go). Per la scelta del titolo, ma anche per il gruppo di autori (da Freccero a Cerami, a Diego Cugia assieme a Andrea Scrosati e Maurizio Caverzan). E il fiato sospeso più che sui contenuti (che nessuno conosce) riguarda gli ospiti. Anche qui, comunque, si vaga nel terreno del possibile. Perché Adriano tace (nessuna presentazione prima di andare in onda). Di sicuro c’è Ligabue nella prima puntata, ci sarà Benigni nella seconda, Teo Teocoli nella terza. Ancora: sono in corso contatti con Paolo Conte (autore della canzone manifesto L’indiano), con Ramazzotti e Madonna. Poi ci sono (scritturati) Maurizio Crozza, Antonio Cornacchione e Luisa Ranieri. Infine ci sono i prolungati rumours sui proscritti (del resto, fra i suoi autori c’è un esiliato come Carlo Freccero) invitati fin dalla prima (scoppiettante) puntata. Non Beppe Grillo, ma Biagi, Santoro, Luttazzi. E in seguito ci potrebbe essere posto per i due Guzzanti (Sabina ha dato pubblica disponibilità, Corrado è reduce dall’esilarante imitazione di Tremonti) e per Paolo Rossi. Più improbabile (si fa per dire) l’ipotesi che a Brugherio (dove sorge il capannone che già ospitò 125 milioni di caz..te) possa arrivare Bush («ti va bene?» è stata la provocatoria domanda di Celentano a Del Noce in visita al set): a meno che a farne l’imitazione non sia Crozza (l’ha già fatta a Sanremo) o che al posto del presidente Usa non arrivi il governatore della California Arnold Schwarzenegger (come ventila Dagospia).
L’unico fatto incontrovertibile è che Adriano sta montando attorno al suo programma un vortice di morbosa curiosità. Un effetto propaganda che si riverbererà sul successo delle quattro puntate di Rock politik . Nuovo ossigeno per gli ascolti Rai dopo il fulminante e inatteso avvio di stagione. Anche se i primi deprimenti ascolti di Mediaset vanno migliorando. Distretto di polizia ha dato due bastonate consecutive a Raiuno, così dopo lunedì anche martedì Lino Banfi ha viaggiato con Un posto tranquillo su un misero 18,3 per cento (con la fiction di Canale 5 al 27,08 e 30,6). Striscia la notizia sente l’assenza del binomio Bonolis-pacchi e ha battuto Affari tuoi : 30,71 contro 29,05 (Pupo continua ad andare bene ma rispetto all’anno scorso è di cinque punti sotto). E, tutto sommato, se La talpa su Italia uno non decolla (14,09), il primetime Mediaset a questo punto va meglio di un anno fa e quello Rai è in calo (leggero). Dal 18 settembre (garanzia Rai) all’11 ottobre viale Mazzini è due punti sotto e Cologno monzese uno sopra: poco rispetto alle aspettative, ma è già qualcosa.

di Marco Molendini

13/10/2005 – Il Messaggero

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