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Adriano Celentano ha dedicato un brano del libro «Rockpolitik» al suo paese d’adozione «Così ho salvato Galbiate dagli speculatori»

«Ecco come ho salvato Galbiate dalla speculazione edilizia». Pensieri, parole e (forse) omissioni sono di Adriano Celentano, il molleggiato più celebre d’Italia che da quarant’anni vive – nel riserbo più totale – proprio sulla collina di Galbiate, a due passi da quella Lecco dove lo si può comunque incontrare con ammirevole frequenza. A parlare del suo buen ritiro – che gli amici dicono non venderebbe per nulla al mondo e dove realizza in solitudine i suoi celebrati programmi televisivi – è lo stesso Celentano che vi ha dedicato un passaggio nel volume «Rockpolitik» di Mariuccia Ciotta, che Bompiani manderà in edicola il prossimo 15 novembre ma di cui si può già leggere una gustosa anteprima sul settimanale L’Espresso, in edicola da ieri. Il Molleggiato, nell’affrontare il tema a lui caro dell’edilizia selvaggia (chi non ricorda «L’Albero di 30 piani» o «Il ragazzo della via Gluck», inni ambientalisti ante litteram?) si riferisce proprio al paese che l’ha adottato: «Quando circa quarant’anni fa sono venuto ad abitare qui, la collina di Galbiate era spoglia, paludosa e destinata a diventare una zona di speculazione edilizia». Di lì, racconta, la folgorazione: «Allora ho deciso di spendere più per gli alberi che per la casa… Il giardiniere era tutto contento e mi ha chiesto: che alberi vuole? E io: tutti, di ogni specie, betulle, pini, abeti…Così ha cominciato a piantarli e io gli dicevo dove metterli, un po’ qua e un po’ là. Alla fine, dopo ore e ore, giorni e giorni di lavoro, il giardiniere mi ha chiesto se ero soddisfatto. Mi sono guardato intorno e c’era qualcosa che non andava, non so cosa ma non andava. E lui: glielo dico io cos’è che non va, gli alberi amano stare in gruppi di simili, gli abeti con gli abeti, e lei invece ha voluto mischiarli tutti». La morale? «Gli ho detto di sradicarli – dice ancora Celentano – uno per uno su un grande spazio di terreno.E li ha ripiantati così in gruppo…E’ la stessa cosa per i grattacieli, non si possono abbattere le vecchie case per far posto ai grattacieli, non si possono mischiare…». Insomma, che gli alberi di 30 piani stiano in foreste di 30 piani.

11/11/2006 – La Provincia di Lecco (www.laprovinciadilecco.it)

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