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Salviamo il parco Sempione di Milano

Riceviamo e pubblichiamo questo bell’articolo in difesa del parco Sempione di Milano…

Parco Sempione di Milano

“Il mio primo giorno di scuola fu un dramma.
Non ero mai andato all’asilo e non ero abituato a stare con gli altri bambini.
Mi misi a piangere disperato ma per fortuna c’era un bambino che abitava vicino a casa mia con cui avevo già giocato e la maestra ci mise nel banco assieme.
Si chiamava Pinuccio Pirazzoli. Il chitarrista storico del Clan era il mio compagno di banco.
Poi ricordo di quando ero un ragazzino, Adriano Celentano veniva a comprare in una gioielleria in via Ponte Seveso che esiste ancora oggi.
Arrivava su una Harley Davidson rossa che parcheggiava sotto le mie finestre e mi chiedevo come facesse a guidare una cosa così enorme. Un mito.
La via Gluck distava duecento metri da casa mia.
In via Melchiorre Gioia scorreva il naviglio Martesana e nella zona di via Cagliero c’erano prati, campi, canali e montagne di sabbia dove giocavamo battaglie con le cerbottane.
C’era ancora del verde spontaneo in mezzo alla città, oggi per fortuna ci sono i parchi che lo proteggono, così pensavo,
E invece no: vogliono costruire anche nei parchi. Nel parco più bello di Milano, al centro della vista più bella, della prospettiva più romantica e stupenda del parco Sempione hanno iniziato a costruire, anzi a ricostruire quel piastrone di cemento che avevano fatto negli anni ’70 e in cui facevano concerti e spettacoli.
L’erba del prato era scomparsa e c’era solo terra.
La cosa tremenda è che questa piastra di cemento, 17 metri per 10,5 , rialzata dal terreno, viene considerata un’opera d’arte perché era stata progettata dal pittore Burri, la cui arte consisteva nel fare quadri con sacchi e cemento o delle plastiche bruciate.
Ci sono a Milano altri posti per fare concerti all’aperto, ci sono teatri e auditori per i concerti al chiuso, e ci sono dei posti come questo del parco Sempione che erano stati fatti nell’800 per creare un ambiente naturale in cui potersi rilassare, in cui si vedono solo gli alberi, i prati il laghetto, e ci si può immaginare in un mondo bello e sereno.
Se in mezzo a questo panorama idilliaco mettono una cosa di cemento con delle quinte di ferro dipinte di bianco e di nero che non c’entra nulla con tutto il resto, cosa rimane a noi persone per poterci rilassare un attimo a Milano?
Mi sembra una violenza enorme, un sopruso, una ingiustizia.
Eppure ci sarebbero delle leggi, dei vincoli messi dalla soprintendenza ai monumenti, ma lo stesso soprintendente Artioli, giustifica la cosa dicendo che non è certo invasiva o incongrua.
Dice due cose che sono il contrario della realtà: non invasiva una struttura che occupa per intero la larghezza del prato e congrua una struttura di cemento armato in un parco ottocentesco.
Le parole non hanno più senso, chi ha in mano il potere afferma il contrario del vero e dobbiamo credergli.
I tifosi di Burri dicono che la cosa valorizza, incornicia.
È come se di fronte alla Gioconda di Leonardo io decidessi di dipingergli sopra un quadrato nero attorno al volto per valorizzare il sorriso, per incorniciarlo. Inconcepibile.
Chi sta facendo questa cosa non ha sensibilità per la natura e pensa solo al proprio interesse: la fondazione Burri ha centinaia di “opere” del “Maestro” che deve vendere, e pensa che sia una buona pubblicità avere il nome Burri assieme a quello di una veduta che compare sempre in tutto il modo tra le mete turistiche più famose di Milano.
Lasciate stare le cose che funzionano: sfido chiunque a dire che oggi il prato e la vista tra il Castello e l’Arco della Pace sono brutti e hanno bisogno di essere valorizzati.
Avevamo a Milano un panorama stupendo e lo stanno distruggendo, o comunque cambiando se vi piace il piastrone.
In ogni caso dovrete convenire che passeremo da una situazione che piaceva a tutti ad una che piacerà solo a pochi e questa è una sconfitta per tutti.

Soprattutto scrivete, partecipate, protestate, non possono rovinare tutto sempre.
Ciao”

Walter Monici

Lo staff di ACfans

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