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ACfans Music Awards – Il vincitore è…

ACfans Music Awards

Era l’Ottobre del 2013 quando su ACfans.it ha avuto inizio l’ACfans Music Awards, una gara per decretare quella che, secondo noi fans, è la canzone più amata di Adriano Celentano.
Una gara spietata a gironi e ad eliminazioni dirette tra tutte le canzoni di Adriano made in Clan Celentano (escluse quindi le primissime canzoni incise con altre etichette) che ha decretato Il ragazzo della via Gluck vincitrice dell’estenuante gara.

La finale ha raccolto 27 votanti stilando la seguente classifica conclusiva:
Il ragazzo della via Gluck (10 voti)
L’emozione non ha voce (5 voti)
Svalutation (5 voti)
Storia d’amore (4 voti)
Ti penso e cambia il mondo (3 voti)

Non era difficile immaginare un risultato del genere perché diciamocelo, Il ragazzo della via Gluck è chiaramente (e per l’ennesima volta si conferma) la canzone “simbolo” di Celentano, il suo “manifesto” per così dire. Ma è interessante notare il fatto che le altre finaliste siano canzoni che simboleggiano, che “toccano” diciamo così, gli apici della carriera ultra cinquantennale di Adriano. Ci sono infatti, oltre al brano vincitore datato 1966 che imprime nella storia musicale italiana un evergreen assolutamente unico e impensabile per i gusti musicali dell’epoca, anche un brano dei primissimi anni ’70 (Storia d’amore è del ’69 ma si consacrò l’anno successivo), un altro di metà anni ’70 (è con Svalutation che il nostro mito tocca il culmine della popolarità in quel decennio di grande concorrenza extra continentale) e uno del 1999 (contenuto per altro nell’album più venduto della sua carriera). Se gli anni ’60 si contraddistinguono per il boom economico del Paese, Celentano si contraddistingue a pochi anni dall’esordio (già campione d’incassi e di consensi), per aver sviluppato quel carattere ribelle e anticonformista, provocatore e predicatore, che lo contraddistinguerà per sempre. Il ragazzo della via Gluck è la prima canzone ecologista (e autobiografica) che sia mai stata cantata in Italia. E se pensiamo che soli due anni dopo salteranno fuori perle come Azzurro e Una carezza in un pugno, vi renderete conto quanto gli anni ’60 segnino profondamente Adriano nell’immaginario collettivo come il papà non solo del rock italiano ma anche dell’artista a tutto tondo, che può e sa interpretare qualsiasi brano o genere musicale passi nell’etere… o fra le sue mani. Arrivando persino ad inventarlo un genere: il rap. Prisenconlinensinainciusol è la culla dalla quale nascerà soltanto dopo svariati anni, il genere musicale che dalla metà degli anni novanta spopola e vende palate di dischi ovunque nel mondo. Ma questa, è un’altra storia… occorrerebbero pagine e pagine per descrivere e analizzare un evento di tale portata, a lungo incredibilmente snobbata dalla critica e dai cultori musicali, salvo una recente rivalutazione e consacrazione dei dovuti meriti da attribuire all’Adriano Nazionale. Meriti che sono arrivati, udite udite, dagli States.
Con l’arrivo degli anni ’80 Adriano riscuote i maggiori successi nel mondo del cinema ma i fans accaniti come noi sanno bene che anche in questo decennio, vengono confezionati album e canzoni di tutto rispetto con alcuni brani indimenticabili. Purtroppo però, nella nostra lunga gara senza esclusione di colpi, non riesce ad arrivare in finale nessuna di esse.
Se è vero (FORSE) che l’unico genere a lui poco consono e mai esplorato è soltanto l’heavy metal, è vero anche che lo scadere del millennio scorso corrisponde, grazie anche all’album di duetti con Mina, con la “resurrezione artistica” di Adriano dopo un periodo “buio” di scarse vendite e bassa popolarità nonostante siano stati sfornati album comunque molto buoni come Il re degli Ignoranti, Quel Punto e Arrivano gli uomini. Album che contengono “gioielli” discografici non indifferenti come Fuoco, La terza guerra mondiale, Ja tebia liubliu, La casa dell’amore, Attraverso me, Così come sei, La gonna e l’insalata e altre perle. Solitamente, con il passare degli anni, le carriere dei cantanti vanno affievolendosi… tendenzialmente si perde smalto e fantasia, si perde voglia di esplorare nuovi campi e di provare nuove sonorità, solitamente… appunto. Adriano invece, con l’avvento del 2000, torna a spadroneggiare nel mercato discografico (e televisivo con Francamente me ne infischio, 125 milioni di caz..te e RockPolitik) almeno fino al 2005 con l’eccellente C’è sempre un motivo (incredibile come il pezzo omonimo non sia arrivato in finale! parere del sottoscritto…), vendendo oltre 5 milioni di dischi in 8 anni. Ritmi, musiche, popolarità e successi discografici in tutte le salse e al passo con le sonorità e le tecnologie del momento, come non capitava più da un decennio circa! Dal ’98 Celentano vive una sorta di nuova vita artistica grazie alle musiche e ai testi di personalità del calibro di Mogol e Gianni Bella, grazie ai duetti con Mina, grazie alle collaborazioni con Fossati e Guccini, Pacifico e Nada fino a citare le collaborazioni più recenti con Battiato, Jovanotti, Neffa, Giuliano Sangiorgi e … scusate se dimentico qualche nome noto. Come dimenticare, fra l’altro, le quattro canzoni meravigliose scritte da Carlo Mazzoni? (Così come sei, Senza amore, Le stesse cose e C’è sempre un motivo sono probabilmente fra le più amate dai fans più giovani di Celentano).
Arriva in finale anche un brano del periodo più recente, a riprova del fatto che tuttora Adriano sia capace di lasciare segni indelebili nei nostri cuori anche a dispetto di alcuni suoi evergreen inossidabili. Tratto proprio dall’ultimo CD di inediti Facciamo finta che sia vero pubblicato nel 2011, Ti penso e cambia il mondo ha riscosso un notevole successo grazie soprattutto all’esibizione live a Sanremo 2012 duettando con Morandi e bissandone la performance nelle due serate-evento all’Arena di Verona.

Insomma… a nome dello Staff di ACfans.it, speriamo di avervi divertito, appassionato e fatto fare un bel viaggio nell’infinita carriera musicale del cantante più folle, imprevedibile, intramontabile, inossidabile, ribelle, molleggioso, poliedrico e chi più ne ha più ne metta, con questa simpatica gara all’ultimo sangue.

Semmai fosse ancora necessario farlo, lo faccio: grazie ADRIANO.

Fabrizio

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