La tortura nella tv Usa
Negli Usa le immagini di torture sono all’ordine del giorno, anche nei telefilm
Questo doveva essere un articolo sulla tortura in televisione, tortura nella fiction, tortura nella pratica. Ma e’ diventato anche un articolo di speranza e gioia, di testimonianza rispetto ad un fiume carsico di costruttori di pace che come mille rivoli sotto la superficie dura ed aspra del momento politico, vanno formandosi e confluendo.
La propaganda. Permettetemi di cominciare con un’ennesima testimonianza della sistematica propaganda a favore della violenza di stato, con espliciti riferimenti alla necessita’ di violare la stessa Costituzione americana, ormai condotta da qualche anno per mezzo stampa e della fiction televisiva. La costruzione del consenso attorno alla tortura, e della tortura come senso comune sono chiavi di volta essenziali alla decisione politica di utilizzare e sistematizzare la tortura come strumento politico in mano all’esecutivo Americano. La tortura come politica di stato e’ stata ripetutamente negata dall’amministrazione Bush dinanzi alle poche immagini emerse da Abu Ghraib in Iraq che sono diventate di dominio pubblico.
Le colpe. La negazione e la condanna della tortura sono avvenute entro i limiti che permettono di evitare colpe legali, da sostenere in corte; ma la tortura non e’ stata in realta’ mai rinnegata. Infatti tramite eufemismi, ridefinizione del reato, tramite il rapimento segreto ed il traferimento a paesi terzi o su territori non-nazionali sotto Le torture ad Abu Ghraibcontrollo degli apparati di sicurezza o connessi ad essi, la tortura e’ una politica americana che comprende un variegato menu’ di opzioni. Chi l’ha istigata e porta con le proprie firme e controfirme dirette responsabilita’ dirigenziali e’ stato riconfermato o premiato, da Donald Rumsfeld, Segretario del Dipartimento della Difesa ad Alberto Gonzales, che per aver assistito nel disegnare la strategia ‘legale’ per giustificare il ricorso alla tortura, alla detenzione illimitata e segreta, al rifiuto di sottostare alla Convenzione di Ginevra sui detenuti di guerra, e’ stato nominato e confermato come nuovo Segretario della Giustizia.
Le strategie. Intanto il marketing a favore della tortura, dell’arbitrio nell’uso della forza, continua tuttora. Come ho gia’ scritto su queste pagine, la tortura e’ ormai da anni ampiamente e pubblicamente promossa, tramite editoriali amici, ed anche tramite la fiction televisiva. Solo le foto di Abu Ghraib hanno inceppato brevemente la dinamica instaurata tra la negazione del fatto e la promozione del principio e del diritto del governo ad usare la tortura. Ma lo scandalo di Abu Ghraib e’ gia’ stato archiviato. Sulla Fox di Rupert Murdoch, una fiction di grande successo, TwentyFour, alle otto di sera di Martedi’, 28 Febbraio, ha mostrato l’eroe della serie che strappava una lampada e ne sguainava il filo, ancora connesso alla presa elettrica, e poi applicava due scosse al petto nudo di un uomo sotto interrogazione, per poi muoversi ad applicare la scossa alle tempie dell’uomo. Presente nella stanza un altro agente, donna, veniva invitata a lasciare la stanza se in disaccordo con la procedura: ovvero, per salvaguardare la propria innocenza e Presunti terroristi sul volo che li porta a Guantanamo‘costituzionalita’, essa poteva distogliere lo sguardo e ‘lasciar fare’. L’intero dramma ruota sulle avventure dell’eroe, che ha ventiquattro ore per fermare una serie di sempre piu’ spettacolari azioni da parte di terroristi islamici. Il canovaccio segue la retorica dell’Amminstrazione Bush, ove la tortura diviene necessaria davanti agli apocalittici pericoli che ci confrontano. La tortura elettrica appare nella fiction come un metodo efficacie, ragionevole, e nemmeno troppo brutale, siccome il torturato appare dopo le convulsioni, in piena salute. Irrefrenabile, questa sulfurea allegria dinanzi al business della morte sembra dilagare, sempre piu’ isterica, sempre piu’ posticcia, operando tramite i videogiochi, i ‘notiziari’, le fiction, i canali di musica.
Non solo torture, anche speranze. Ma questa settimana e’ anche una settimana di speranza. Sono stato a vedere Gino Strada, fondatore di Emergency, che e’ negli Stati Uniti in occasione dell’edizione in inglese del suo libro ‘Pappagalli Verdi’. Nei vari incontri che ha avuto qui a Chicago, ho visto persone di varie eta’, e di vari gradi di moderatismo e radicalismo, da tranquilli borghesi, ad attivisti in odor di santita’, tutte inorridite dalla traiettoria del proprio paese e desiderose di fare qualcosa in direzione contraria. Di riaffermare sopratutto nel concreto, il valore della vita umana, l’inerente ed intrinseca uguaglianza di ogni essere umano, il cui riconoscimento e’ il sine qua non, il punto di partenza su cui basare qualsiasi discorso o progetto di democrazia, sia locale che globale. Ho visto persone piene di energia, e specialmente giovani studenti nel settore medico pronti a mettersi al lavoro contro la cultura della morte, tramite Emergency. Anche questa e’ America, questo fiume carsico, che in televisione non si vede, ma nelle strade serpeggia.
Matteo Colombi
04/03/2005 – PeaceReporter