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Emergenza Acqua

Il principale problema mondiale nei prossimi anni non sarà la fame ma la sete

AcquaEmergenza acqua: nel 2025 mezzo mondo sarà “a secco”.

Secondo il rapporto del “World Resources Institute”, la riserva idrica del pianeta potrebbe dimezzarsi nell’arco di un quarto di secolo: con gravi rischi per la sopravvivenza dell’uomo e di molte altre specie viventi.

23 OTTOBRE – Non sarà la fame il principale problema dell’uomo nel terzo millennio. Il vero pericolo, e non solo per il futuro degli esseri umani ma anche per quello di tutte le altre specie viventi, è costituito dalla carenza di acqua potabile, le cui riserve vanno ogni anno diminuendo, tanto che gli esperti paventano lo spauracchio di un “mezzo mondo a secco” tra meno di un quarto di secolo.

E’ questo l’inquietante allarme lanciato dal “World Resources Institute”, l’Istituto delle risorse mondiali che ha sede a Washington e che si occupa di stimare, ogni anno, la quantità di risorse ancora disponibili sulla Terra. Secondo i dati contenuti nell’ultimo rapporto nel 2025 le riserve di acqua dolce del nostro pianeta saranno infatti appena sufficienti per far fronte alle esigenze di metà della popolazione mondiale, mentre la restante parte, vale a dire più di 3 miliardi di persone, sarà destinata a soffrire la sete. E con essa, anche una gran varietà di specie vegetali e animali che, senza acqua, rischiano l’estinzione in brevissimo tempo.

A soffrire i disagi di questa mancanza d’acqua saranno soprattutto quelle zone che già adesso pagano lo scotto di una carenza idrica. Paradossalmente, infatti, il fenomeno della desertificazione interesserà principalmente le zone già aride del pianeta, mentre quelle tradizionalmente ricche di acqua si troveranno a possederne ancora di più. Con un conseguente ampliamento della forbice che divide le nazioni ricche da quelle sottosviluppate.

Il che non vuol dire, però, che le nazioni industrializzate possono considerarsi esenti dal problema. “Anzi, al contrario – ha spiegato Lash ai rappresentati dei paesi occidentali riuniti a East Lansing, nel Michigan – dovrebbero essere le prime a cercare di mettere in atto misure intese a limitare il consumo d’acqua dolce. In primis perché sono proprio le nazioni ricche che usano e sprecano più acqua. Basta pensare che, se le persone dei Paesi in via di sviluppo consumassero la stessa quantità di acqua che consumano gli abitanti delle nazioni ricche, servirebbero altri due pianeti come la Terra per soddisfare le esigenze di tutti”.

Secondariamente, il presidente del “World Resources Institute” ha evidenziato come l’inaridimento di queste zone porterebbe a un conseguente impoverimento anche dei Paesi che non soffrono di carenza idrica. “Al di là di problemi morali e di solidarietà – ha ricordato Lash – dobbiamo mettere in conto che le popolazioni di queste zone povere d’acqua sarebbero costrette a emigrare in quelle più ricche, cioè in Occidente. E dato, poi, che la popolazione dei Paesi aridi ammonta a poco meno della metà di quella mondiale, e soprattutto che il loro tasso di natalità è generalmente il più alto in assoluto, il flusso migratorio che si riverserebbe nei Paesi ricchi sarebbe di un portata enorme”. Talmente enorme, spiega l’Istituto nel rapporto, che in breve tempo anche le nazioni con le risorse idriche più cospicue si ritroverebbero a fare i conti con la carenza di acqua.

L’inaridirsi di una metà del pianeta avrebbe infine gravissime conseguenze anche sulla quantità di cibo a disposizione degli esseri umani. Nelle zone colpite dalla siccità, la carenza di acqua provocherebbe infatti una alterazione drastica e irreversibile degli ecosistemi locali, con l’estinzione della maggior parte delle specie animali e vegetali, comprese quelle che l’uomo utilizza per nutrirsi.

“Occorre dunque correre ai ripari – ha concluso Lash, illustrando alcune possibili soluzioni al problema – limitando il consumo pro capite di acqua, riducendo l’inquinamento ambientale (sia quello diretto di fiumi e laghi, sia quello che, indirettamente, contribuisce a innalzare la temperatura del pianeta e quindi ad aggravare il fenomeno della desertificazione) e investendo tempo e denaro nella ricerca di metodi per ‘riciclare’ l’acqua presente sul pianeta. Perché, se è vero che è impossibile spingere la terra a produrne in quantità maggiore, è invece fattibile e auspicabile insegnare agli uomini a utilizzarla più volte e, soprattutto, con coscienza”.

Fonte: Monrif.net

di Francesca Crociani

08/12/2000 – Promiseland.it

Articolo vecchio, ma purtroppo attualissimo.
Cosa si è fatto in questi ultimi sei anni?

Andrea

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