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La lettera di Celentano: “Troppi insulti, la politica impari dal Papa e Grillo cambi registro”

di ADRIANO CELENTANO

CARO Direttore, se il Papa dovesse scrivere una lettera a Grillo e a Bersani, immagino che le parole sarebbero più o meno queste: “Cari fratelli, amate i vostri nemici, almeno in quei TRE punti di governo che piacciono a Grillo e sui quali entrambi siete d’accordo per la fiducia. Tralasciate, per ora, i punti che vi separano a causa dei quali il governo potrebbe cadere ancora prima di nascere. Non c’è “Amore” più grande di due nemici che, per il bene del popolo italiano, decidessero di incontrarsi sulla via di Damasco. Abbandonate quindi i rancori, anche se motivati, verso quei politici che secondo voi hanno sbagliato, affinché il vostro comportamento sia di sprone per la loro purificazione”.

Questo direbbe il Papa e ne sono certo, altrimenti non avrebbe scelto quel nome così singolare di cui oggi la Terra ha tanto bisogno. Una Terra arida dal respiro ormai flebile, in cui sono sempre di più le famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. I poveri, deboli e affamati, escono allo scoperto in cerca di qualche avanzo fra le montagne di rifiuti maleodoranti accatastati sulle strade. E il mondo politico invece? Quello che conta (giornalisti, mercanti, edicolanti e conduttori) di cosa parla? Di emergenza? Si un po’… ma più che altro di come sminuire, per esempio, l’ascesa di Pietro Grasso alla presidenza del Senato. La prima cosa che hanno fatto, sia lui che la Boldrini, (seguendo l’input di Grillo) si sono dimezzati lo stipendio. Ma pare che neanche questo sia bastato a fermare la lingua del “Marco Quotidiano” a “Servizio pubblico”. Perchè lasciare intatta la credibilità del nuovo presidente del Senato, “potrebbe fare qualcosa di buono e dopo noi ci intristiamo” deve aver pensato Travaglio. Pensieri di questo tipo hanno l’unico scopo di appesantire l’aria, mentre invece dovremmo orientare la luce del sole ovunque spuntano, anche se piccoli, i segni del cambiamento.

Ma questa non è che una delle tante inquadrature della politica italiana ben al di fuori di quell’Amore universale di cui parla il Papa, che come in un film, tutt’altro che di successo, si susseguono una dopo l’altra sul viale delle “STRONZATE”. Come quella di Flores d’Arcais e il suo appello all’ineleggibilità di Berlusconi. Una cazzata non soltanto fuori luogo ma decisamente fuori “TEMPO musicale”. Se Berlusconi, che tutti davano per finito, compreso me, non avesse preso quei 10 milioni di voti e fosse crollato, mi domando se a Flores d’Arcais gli sarebbe venuta lo stesso la fulminante idea da “meschina campagna elettorale”. Che a quel punto, con un Berlusconi finito sarebbe stato giusto, poiché si invocava una legge che da quel momento in poi era per tutti e non solo per sbarazzarsi del vincitore. Ma adesso no d’Arcais. Adesso è solo una scorrettezza elettorale.

E la cosa che più mi dispiace è che anche il M5S e il PD incorrono nello stesso errore. Cambiamento significa prima di tutto ELEGANZA. E’ chiaro che prima o poi bisognerà farla questa legge, che a quanto pare esiste dal ‘57 e la si dovrà rendere ancora più rigorosa e senza sconti per nessuno. Inoltre chi avrà pendenze con la giustizia non potrà essere eletto. Ma prima è necessario azzerare il passato. In tutti i settori anche nel campo della giustizia, naturalmente escluse ogni tipo di agevolazioni per i criminali. Insomma bisogna ricominciare da capo, e se occorre con pene anche più dure. Non come adesso, che basta un po’ di buona condotta e l’ASSASSINO esce bel fresco e riposato dopo solo pochi anni di galera. Un azzeramento di questo tipo avrebbe un duplice scopo: perdonare chi ha sbagliato e nello stesso tempo mettere in serio allarme coloro che dall’azzeramento in poi si azzarderebbero a fare i FURBI.

Ma oggi c’è molto di sbagliato. Si danno cinque anni alle bravate di Fabrizio Corona mentre chi ha ucciso e commesso stragi, solo qualche anno in più. Due sono le cose: o Corona esce dal carcere o a chi uccide, bisogna dare almeno 200 anni di prigione. Ma questa è solo un’altra delle brutte “inquadrature”. Per cui torniamo alla precedente: siamo di nuovo a “Servizio pubblico”. Sul primo piano del “Marco Quotidiano” arriva la telefonata di Grasso. La voce è gentile, nonostante Santoro non sia affatto ospitale, sbrigativo nei modi e piuttosto antipatico col nuovo presidente del Senato, il quale a differenza sua, sempre con gentilezza, non chiedeva altro che un confronto con chi l’aveva attaccato. Il confronto non c’è stato, ma il problema è un altro: mi domando, e qui mi rivolgo a Travaglio (persona con cui più di una volta non ho potuto fare a meno di complimentarmi per ciò che di giusto scriveva) se non era il caso in questo momento così delicato per il Paese di soprassedere e non spezzare sul nascere quel filo di speranza sull’inaspettata promozione di Grasso, che per quanto conosciuto in altre mansioni e a quanto pare svolte con successo, è pur sempre un volto nuovo nell’ambito politico, come ancora più nuovo lo è quello dell’eccellente Boldrini che con la politica non ha mai avuto niente a che fare.

Ma l’inquadratura torna a ricambiare e stavolta è sui capogruppo del MS5 Crimi-Lombardo i quali mi hanno sorpreso per il garbo che hanno avuto nel colloquio con Bersani. Eravamo abituati a ben altri termini: “i giornalisti mi stanno sul cazzo” oppure “sono degli spalamerda” o battute fuori luogo sul Presidente Napolitano. “Se le fa Grillo”, avranno pensato, “le possiamo fare anche noi”, solo che loro non sono Grillo. E dopo la trionfale scalata elettorale lui può anche permettersi di scrivere sul suo blog: “schizzi di merda digitale”. Però attento amico parlante! Lo sai che io ti voglio bene e sono orgoglioso per quello che sei riuscito a fare. Ma mi preoccupa il fatto che se non cambi marcia e aspetti ancora ad innescare quella del vero STATISTA anche se comico (una virtù che manca ai politici) ho paura che il motore si imballi… e questo sarebbe un vero peccato. Praticamente tu spingi Bersani ad allearsi con Berlusconi. Hai mai pensato ai vari risvolti di una così curiosa alleanza?…

Tutti e due, per come li hai ridotti, sarebbero costretti a venirsi incontro, anche se nell’animo di entrambi auspica l’idea di tornare il più presto possibile felici e separati più di prima. Ma nel frattempo ci sarà una gara a chi dei due lavorerà meglio per il bene degli italiani. Se ciò avvenisse è chiaro che il merito sarà ancora tuo. Ma se poi questi due si divertono a stare insieme? Perchè magari gli italiani sono contenti di come hanno governato… E allora la strana alleanza che doveva durare solo il tempo di una o due riforme, potrebbe protrarsi e durare magari qualche anno, o addirittura cinque di anni… E poi?… Tu dirai si ritorna alle elezioni, ma se poi questi due e anche il resto dei partiti non fanno più tutti quegli sbagli che hanno fatto fino adesso?

28/03/2013 – La Repubblica

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