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Da Svalutation a L’uomo libero un travolgente cantante naif…

di Mario Luzzatto Fegiz

Com’è cambiato Adriano Celentano da quella tournée del 1994 partita da Cava dei Tirreni: biglietti troppo cari, sprechi ed eccessi, un cachet per l’epoca esorbitante (1 miliardo di lire) e alla fine un deficit, di un miliardo e 800 milioni, solo per la parte italiana del tour, che mandò in malora l’organizzatore Enrico Rovelli. A Cava dei Tirreni Celentano si aspettava ventimila spettatori, ne arrivarono cinquemila.

Celentano allora scontava un decennio di scarsa sintonia con la grande platea: le folle lo percepivano come un personaggio poco decifrabile, profeta, predicatore, ecologo, teso soprattutto a rimpiangere la vecchia Italia dell’oratorio e del bar. Inoltre, in quel decennio, non era riuscito a sfornare canzoni in grado di entrare nella coscienza collettiva (come del resto era accaduto a suoi pari quali Mina e Battisti). Album come «Deus», «La pubblica ottusità», «L’artigiano», «Uh Uh» e «Il re degli ignoranti» erano stati dei flop.

Oggi le cose sono molto cambiate per Celentano: l’alleanza con Mogol e la cooptazione di nuovi autori l’hanno rilanciato alla grande. Il marketing, con i biglietti delle gradinate quasi regalati, si è rivelato geniale: ventitremila posti venduti in 127 minuti. Era l’11 luglio, quando allo show mancavano ancora tre mesi. E poi il Celentano di oggi ha idee precise su come costruire uno show (e impiega settimane di prove estenuanti per dar forma alle sue idee).

Pur potendo attingere a un repertorio di canzoni sempreverdi e a buone canzoni recenti ha preferito organizzare le canzoni intorno a un pensiero. Chi si aspettava un greatest hit dei suoi grandi successi è rimasto deluso. Lui ha fatto una scelta tematica, non qualitativa, aprendo con «Svalutation», continuando con la bellissima ma amara «Si è spento il sole» e, più avanti «La cumbia di chi cambia», tormentone efficace nel ritornello e metrica delirante nell’inciso.

A parentesi romantiche come «L’emozione non ha voce» (omaggio a Gianni Bella e Mogol) ha contrapposto una canzone di Fossati che potrebbe essere il suo manifesto, «Io sono un uomo libero», alla intramontabile «Pregherò» ha contrapposto «L’Artigiano», che avrà un testo un po’ naif, però sembra scritta ieri: «Il ministro dei soldi degli altri ora sta parlando in tv, dice che ancora non basta bisogna pagare di piu».

Celentano ieri sera è stato travolgente quando ha fatto il suo mestiere, facendo il rock and roll o duettando con Gianni Morandi in una rilettura di «Scende la pioggia» e «Ti penso e cambia il mondo». Peccato dover pagare lo scotto dell’economy…di certi suoi monologhi o il nuovo gioco del pesce nell’acquario col microfono spento.

09/10/2012 – Corriere della Sera

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