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Celentano torna guru e invita a scatto anti-crisi

Il Molleggiato in scena. Canzoni e (più) parole. Cita Berlusconi, Del Vecchio e Benetton

VERONA – «Uno spettacolo diviso in due parti», ha sottolineato molte volte l’organizzazione, prima della doppia data del “Rock Economy” che dopo 18 anni ha restituito all’Arena di Verona la voce di Adriano Celentano al suo pubblico. Ma due serate diverse. Anzi diversissime, non tanto per canzoni, schermi, sermoni o ospiti ma proprio per l’atmosfera generale dell'”Adriano Live”. In Arena lunedì la sensazione principale era quella di una persona che ha voluto incontrare dopo tanti anni il primo amore, e, nonostante l’appuntamento fosse fissato da tempo, non vi sia arriva mai preparati del tutto, rimanendo sempre un po’ impacciati e mascherandosi dietro a schemi prefissati. Inutile aggiungere che la persona era Adriano Celentano e il primo amore la musica.

Ben diversa la seconda serata, dove Adriano è sembrato più libero, divertito e sereno, non più legato e schematico, ma limpido e sollevato in ogni situazione, perfino negli errori. Eccellente anche la decisione di rinunciare ad ospiti e dibattiti (scelta coraggiosa, solo gli stupidi non cambiano idea), e di dare più spazio alla musica e, perché no, ad un “sermone” inframezzato da canzoni a tema che ha perso così anche la “pesantezza” di un lungo parlato. Il countdown è dato dallo speaker; nell’aria qualche grado in meno della prima serata, ma l’entusiasmo non si è certo raffreddato. L’elicottero continua a sorvolare l’Arena. Parte l’audio dei titoli dei telegiornali su “Rock Economy”, si spengono le luci e viene riproposto il registrato della sera prima della parte recitata sulla decrescita. Subito l’ingresso di Celentano, vestito uguale alla sera precedente, per esigenza di dvd, “ragazzi non rattristatevi troppo, guardate quello che scrivono di Albano, qui in prima fila, i giornali esagerano sempre un po’”. Poi è tempo di musica. “Mondo in Mi Settima”, e al Molleggiato sfuggono le parole. Ancora “Soli” e brividi per la trascendente “L’Arcobaleno”. Anche se fa cilecca il gobbo è da incorniciare “Storia d’amore”, sensuale e modernissima, con un Fio Zanotti per l’assolo finale di fisarmonica che merita una stretta di mano da parte di Celentano.

«È stata un po’ dura questa volta perché 18 anni sono tanti e non mi ricordavo più i testi – sembra giustificarsi Adriano – così per prepararmi per questi due concerti parlavo da solo e scambiavo perfino i testi delle canzoni». Colpo di genio per il medley in cui si intrecciano il western “Ringo”, “Si è spento il cuore” e “Viola”. Poi chitarra al collo ecco “Il ragazzo della via Gluck”, nell’ottimo arrangiamento proposto la sera prima. Nella pausa sulle note di “Ragazzo del Sud” scorrono fotografie d’epoca. Poi un omaggio a “Yuppi Du” con una coreografia spettacolare del corpo di ballo e sui megaschermi le immagini del balletto tra Adriano e Charlotte Rampling. Il cantante entra dalla porta di servizio e inizia il “sermone” incentrato sull’ecologia «La parola magica è lo scatto, uno scatto che prima o poi il mondo deve fare».

Molta ironia quando ricorda che «siamo qui assieme, sopra quelli che hanno avuto lo sconto del 99 per cento e in platea quelli che hanno venduto la casa per essere qui». «Bisogna combattere per la stessa idea, per la bellezza delle cose», e inizia la mistica “Cammino” con il balletto piratesco visto la sera precedente. «Se si è in tanti a sognare i sogni si realizzano». continua Celentano, prima di “Straordinariamente” dedica a Sofia Loren. «Per questo sogno anche i ricchi ci daranno una mano – continua il Molleggiato nel monologo citando i patron di Luxottica, Fiat, Benetton e Mediaset – il futuro non ha futuro se non si porta per mano il passato”. Alla fine di “Pregherò”, Gianni Morandi bussa al portone della scenografia, dando il via alla tranche più bella dello show. Dopo “Un mondo d’amore” c’è tempo per la risata. «Non ci sono i tre di ieri sera… questa volta ti ricordi anche di Rizzo?», scherza Morandi con tanto di gag dello schiaffo con l’amico Celentano. Poi è il momento del ricordo di Lucio Dalla, Morandi canta “Caruso” con le lacrime agli occhi.

La performance è perfetta, Celentano si complimenta e poi, riferendosi a Dalla, commenta “Ora lui sta facendo di quei concerti che noi ce li sognamo”. Altro duetto è con “Sei rimasta sola”, mentre Adriano è da solo per “Una carezza in un pugno” mentre Morandi si improvvisa fotografo, «L’ho canta per Marzullo», scherza Celentano, “Pensavo per Fituossi”, replica Morandi. Ultimo duetto su “Ti penso e cambia il mondo”, poi sulla pausa pubblicitaria vengono trasmesse le gag delle prove tra i due e al ritorno arriva il mito di “Azzurro”, dilatata nell’arrangiamento di Zanotti. Ci si avvia alla fine con il rock di “Ready Teddy” durante il quale per la prima volta Adriano si avventura nei passi da “Molleggiato”, commentando “dopo questi dovrò prendermi quindici giorni di vacanza”. Il finale è con “Prisencolinensinainciusol”.

Francesco Verni

10/10/2012 – Corriere della Sera

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