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Celentano: caro Pipolo, chissà quante risate in Cielo

di ADRIANO CELENTANO

Ciao Pipolo! Già mi sembra di vederti “Lassù” insieme a Castellano… sopraffatto dallo stupore per la bellezza e lo splendore dei Luoghi dove ora tu dimori, una bellezza che per noi mortali (tu ormai non lo sei più) sarebbe insopportabile. Ecco il motivo per cui fin che siamo su questa terra a nessuno è dato di goderne gli effetti. Non potremmo reggere all’urto di così tanta bellezza. Moriremmo di gioia. Mi vien persino da ridere, se penso alle nostre facce, la tua, che non credi ai tuoi occhi per le meraviglie nelle quali ora sei immerso e quella di Castellano che non sa più come fare per dirti che non è un sogno ma è tutto vero. Carlos Santana a Rockpolitik sentenziò la frase più bella di tutte e quattro le puntate: “La vita è un sogno e la morte è un risveglio!”. Una grande verità di cui io, come tu sai, non ho mai avuto il minimo dubbio.

Quante volte abbiamo parlato di queste cose e tu mi dicevi: “Sai Adriano, anch’io sono credente come lo sei tu, però qualche piccolo dubbio anche se minimo, come tutti del resto, ce l’ho. Tu come fai ad essere così sicuro che una volta dall’altra parte ci sarà una vita eterna piena di gioie e di divertimento e che Dio, come dicesti al concerto di Bologna alla presenza di Karol Wojtyla, non è un vecchio barbuto come lo rappresentano nei quadri, ma è invece un giovane allegro e giocherellone con una forza invincibile poichè la Sua, dicesti, è la forza dell’eterna giovinezza, della Creazione, dell’Universo e dell’Amore Eterno. Tu quando dici queste cose le dici con una tale convinzione che a volte mi domando se per caso non hai avuto qualche dimostrazione…”. E’ chiaro che la mia risposta non poteva convincerti così seduta stante, ma ricordo che su di te fece un certo effetto: “La dimostrazione che ho io è la stessa che hai tu – ti dissi – che poi è quella che hanno tutti… si tratta di guardare un pò più in profondita le cose che ci circondano… e le cose che ci circondano sono tante…Come al solito Dio, per il suo modo smisurato e socnfinato di amare gli uomini, affinchè non si dica che non ce l’aveva detto, ha un pò esagerato nel testimoniare la sua esistenza. Non solo con i profeti e infine con la sua venuta in terra, ma con tutto ciò che tremendamente contrasta con la malvagità di chi l’ha ucciso. Per quelli che non l’hanno accolto ha creato la luna e milioni di stelle per ogni schiaffo che ha ricevuto… ha creato il cielo e il mare per quelli che lo hanno riempito di sputi… e quelli che lo hanno inchiodato hanno visto la Luce… Ma noi continuiamo a non vedere, o se vediamo siamo ciechi e non ci accorgiamo di vivere in una “perfezione così fantastica e pittoresca” le cui variabili, se pur infinite, sembrano muoversi all’interno di un comune denominatore: la ripetitività degli eventi. Come il giorno e la notte, la luce e il buio, il giovane e il vecchi, il bello e il brutto. Si sa che Dio, Cui nulla è impossibile, avrebbe anche potuto fare a meno di questa variabile, non è da Lui essere ripetitivo…una componente, questa, che senz’altro manca nei luoghi dove adesso tu Pipolo, amico mio caro, finalmente vivi quella che è la Vera Vita e dove non basta l’eternità per conoscere tutte le meraviglie del Creato. Ma quaggiù invece dove siamo noi, la ripetitività è necessaria per farci capire che se dopo il giorno viene la notte e poi di nuovo il giorno e ancora notte, non è casuale. Un meccanismo troppo perfetto per fermarsi da solo senza una mente che l’abbia progettato. E questa mente ha il volto di Gesù”.

Il giorno dopo sul set mi dicesti: “Ho cominciato a guardare, non so quanto in profondita però guardo…”. Mi ha sempre diverito il tuo modo ironico di dire le battute che dall’alto della tua eleganza erano micidiali… con poche persone ho riso come ridevo con te. Ricordo quando mi telefonasti la prima volta. Pipolo, amico mio caro! fosti il primo a credere che oltre a cantare avrei potuto fare anche l’attore. Facesti di tutto per darmi una parte nel Federale con Tognazzi, ma poi non se ne fece nulla. Il produttore non era convinto. Ma tu e Castellano non demordevate e scrivste per me Zio Adolfo in arte Fuhrer. Fu il preludio di ciò che non più tardi di qualche anno è stata una lunga serie di strepitosi successi.

Ricordo quando decidemmo di fare Il bisbetico domato. Ci riunimmo perchè dovevate leggermi una sceneggiatura di cui non eravate contenti: “Non te la vorremmo leggere – mi dicesti – perchè siamo in crisi, non riusciamo ad andare avanti”. “E quindi quella che mi leggete è interrotta?”. “No, no è intera, però non ci piace”. Finita la lettura vi dissi se eravate pazzi; era la più bella sceneggiatura che avevo letto negli ultimi dieci anni. “Guai se toccate una virgola di ciò che avete scritto, potrei farvi causa”. Dalla contentezza tu e Castellano stappaste una bottiglia di champagne. Il film fu un trionfo e da allora “la strana coppia”, come vi chiamavano i giornali, sfoderò un successo dietro l’altro. Certo che eravate forti… Chissà adesso cosa combinere coi mezzi di cui disponete lassù!

22/08/2006 – Corriere della Sera

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