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Celentano, ancora tanta musica (con qualche stecca). E poche parole

Il Molleggiato ricalca la sceneggiatura di lunedì
Grandi successi in serie e breve sermone ambientalista

Adriano Celentano - Rock Economy

Lunedì ha parlato poco e cantato molto: e quando ha provato a dilungarsi sui destini del Pianeta, lo hanno stoppato il pubblico (e Gianni Morandi). E anche martedì, sempre all’Arena di Verona e sempre in diretta tv, Adriano Celentano ha seguito la stessa linea. Musica per un’ora. E poi sì, il sermoncino, questa volta senza comprimari e senza deleghe, di sapore tutto ambientalista: dieci minuti netti. Ma, pagato il debito con la propria coscienza, il Molleggiato ha ripreso a cantare.

QUALCHE AMNESIA– Celentano era dunque partito con canzoni in serie, tra successi senza tempo come Storia d’Amore e l’iniziale il Mondo in Mi7, oltre il Ragazzo della Via Gluck, eseguito a solo come la prima sera. E analogamente cantato all’unisono dal pubblico presente all’Arena. Quasi tutto bene, dunque. Due i nei. Qualche stonatura. E qualche amnesia: il Molleggiato ha saltato un intero pezzo di Soli, poi giustificandosi «È difficile ricordarsi tutti i testi delle canzoni dopo 18 anni».

IN RICORDO DI LUCIO – Nella seconda parte, dopo la tirata pro-Terra e una serie di ringraziamenti ai «milionari che potranno aiutare a risollevare questo Paese» (tra Del Vecchio e gli Agnelli ha citato, cosa che susciterà qualche polemica, anche Berlusconi, “l’editore di questa trasmissione”), la musica riprende il sopravvento: come lunedì, ritorna il vecchio amico Morandi e i due si uniscono nel ricordo del comune sodale Lucio Dalla, con il bolognese che intona Caruso. I due ripetono il brano della prima sera, Ti Penso e Cambia il Mondo. E poi Celentano si riprende il palco: gli oleandri e i baobab di Azzurro riempiono di nostalgie il non giovanissimo pubblico di Verona.

ANCHEGGIA IN ROCK – Ancheggia in rock poi il Molleggiato, alla vecchissima maniera, i fan vanno in visibilio e replica infine con Prisencolinensinainciusol. E chiude. Ecco, ora che tutto è finito, forse “replica” è la parola chiave di quest’ultima avventura Celentanesca: due serate in diretta tv con un fil rouge più o meno simile, quandanche con una scaletta in buona parte variata, forse sono troppe. Detto questo, e al netto di quelle sopracitate stonature, il Celentano che torna a cantare rimane, a prescindere, una lieta novella.

Matteo Cruccu

09/10/2012 – Corriere della Sera

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