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60 anni con Adriano Celentano – Il Re degli Ignoranti e… tanto altro, raccontato da Celentano

grafica 'Il re degli ignoranti'

Dodicesimo appuntamento con la rubrica 60 anni con Adriano Celentano e questa volta il tema è Il re degli ignoranti, libro e disco da mezzo milione di copie vendute del 1991 tra i più caratteristici del Celentano-pensiero. In questo articolo tratto da La Stampa del 18 luglio 1991 abbiamo uno stralcio di una lunghissima intervista andata in onda su Radio Montecarlo a puntate, nel quale Adriano parla del disco e non solo. Un Adriano a 360°.

Adriano, vi insegno a sedurre

ROMA. Pubblichiamo in anteprima alcuni brani dell’intervista a Celentano che Radio Montecarlo trasmetterà in cinque puntate da lunedì 22 a venerdì 26 luglio nel “Fausto Terenzi Show”, il varietà della mattina (in onda dalle 7 alle 10), che si ispira alla comicità di Alto Gradimento.
Ciao Adriano, come va?
Ciao. Bene e tu?
Mi suona male dirti ciao.
Perché? E’ bello ciao. E’ meglio ciao che bau.
Dopo tanti anni, credo un ventennio, torni alla ribalta con un nuovo disco che si intitola “Il Re degli Ignoranti”. Come mai e perché questo titolo?
Per me questa è una provocazione al tipo di ignoranza che c’è oggi che la qualità della cultura si è alzata. Oggi, al contrario di una volta, parlano tutti più o meno bene. Anche i corridori quando arrivano primi non dicono più “Ciao mamma, sono contento di essere arrivato uno”.
Però anche se oggi c’è meno ignoranza di una volta si commettono cose molto più ignoranti, per esempio si costruiscono delle case brutte, ci sono tante macchine in giro, la città non si vede, c’è violenza negli stadi, c’è la droga, c’è la mafia. E questo è il frutto di un’ignoranza colta.
Approfondiamo il tuo concetto di ignoranza.
Cerco solo di dire che ad esempio una volta, quando eravamo più ignoranti di adesso, le cose in un certo senso andavano meglio perché i valori importanti, i valori portanti, erano più veri. Oggi invece si è perso un po’ tutto questo, si trascurano i valori, si trascurano le cose belle che i nostri nonni e bisnonni, anche se hanno fatto anche loro delle cose sbagliate, avevano. Allora almeno c’era il senso del bello che oggi invece non c’è, che oggi si va perdendo. Il bello invece è importante perché dove c’è il bello c’è l’amore e dove c’è l’amore c’è la serenità, la non-violenza.
Con quali persone hai collaborato per questo disco?
Non mi sono avvalso del solito arrangiatore come si usa di solito. Questa volta ho voluto formare un’équipe e quindi ho trovato un trio eccezionale: Davide Romani, Luca Ciasossimo ed Enrico La Falce. Insieme formavamo un quintetto eccezionale…
Ma scusa, facciamo i conti: Davide Romani, Luca Ciasossimo, Enrico La Falce e tu… questo è un quartetto!
Eh no, io valgo per due.
Scusa ero ancora fermo a quando valevi per tre… Ne hai eliminato uno?
L’ho eliminato perché io sono anche uno umile. Sì, siamo rimasti in due che con quei tre facevano un bel quintetto. Devo dire che questa formazione è stata molto importante perché si è subito creato d’impatto, noi due cioè io e me loro tre, uno spirito collegiale per cui la cosa che si pensava sempre era giocare e poi fare il disco. E questo è stato utile per il disco perché ne ha tratto un vantaggio enorme perché ad esempio dopo una furiosa partita a ping pong dove ci dicevamo le parolacce, specialmente quando Luca era il più bravo di tutti, andavamo in sala d’incisione e di colpo ci venivano le idee migliori per fare il disco.
Venivano solo a te le idee migliori?
No, venivano a tutti. Purtroppo devo essere umile ancora una volta.
Pare che uscirà anche un libro con lo stesso titolo.
Sì, il libro contiene tutti i testi con una spiegazione più ampia di quello che volevo dire delle cose in cui credo.
Raccontami una cosa che ti è successa particolarmente divertente, magari mentre stavi registrando… dicono che si uno che si dimentica spesso e volentieri i testi delle canzoni…
Beh sì, dimentico anche quelli che scrivo io…
Questo è il massimo. Allora cosa ti è successo?
Sono successe tante cose curiose. Per esempio una delle ultime è che ci è scoppiata una ridarola così irrefrenabile perché erano le sei del mattino ormai, eravamo stanchi, e abbiamo iniziato a ridere per delle cose banali… adesso che ci penso però questa storia non è nemmeno tanto interessante (risata alla Celentano).
Come si intitolerà il film che farai?
Non c’è ancora un titolo. Per ora c’è n’è uno provvisorio che è “Classe speciale” ma so già che sarà cambiato.
Farai l’attore drammatico come al solito?
Sarebbe divertente. Questo è un film divertente ma anche un film tecnologico nel senso che, anche se non amo spiegare la storia prima che esca il film, ha un inizio e una fine con una parte centrale che lega le due cose.
Ci sarà comunque una pausa tra il primo e il secondo tempo?
Sì c’è, per far riflettere.
Non è che hai voluto dare un’innovazione al cinema facendo una pellicola tutta intera?
Ma questo lo fanno già da tempo.
Qual è stata la critica che più ti ha dato fastidio quando hai condotto “Fantastico”?
Devo dire che nessuna critica mi ha dato fastidio, anzi, mi hanno divertito molto perché hanno poi contribuito al successo della trasmissione. Se non ci fossero state quelle critiche probabilmente “Fantastico” non avrebbe avuto il successo che ha poi avuto.
Tu lo rifaresti un programma così?
Sì, lo rifarei. Prima però dovrei costruirmi una trincea perché sarebbe più pericoloso del precedente. Però lo rifarei.
Io comunque ricordo un programma che tu avevi fatto per la Rai moltissimi anni fa, era “Adriano Clan”.
Tu parli dell’età della pietra.
In una canzone di questo l.p. c’è una frase dove tu fai i complimenti a tua figlia Rosalinda. Come mai questa frase ti è così sgorgata? Ti è fuoriuscita dal cervello?
Sgorgata… bello! Mi è sgorgata perché ho sentito il disco che ha fatto e mi è piaciuto. Ci sono due o tre pezzi che secondo me sono validi e quindi penso possa fare successo. E poi sono orgoglioso di avere una figlia così bella…
Ma anche tu sei bello in fin dei conti.
Sì, ma lei di più.
Tutte le donne che conosco mi dicono “Che fortuna, intervisti Celentano, dicci com’è…”
Mi raccomando di non sbagliare la descrizione.
Chiaramente parto dall’alto, hai presente Alain Delon? Non c’entra niente. Clint Eastwood? Fa schifo al confronto. Va bene così come descrizione?
Sì, così va bene.
Hai un po’ del Marcello Mastroianni, forse nelle labbra?
Lui ha copiato le mie labbra e poi le ha appuntite.
Sì, anche perché le labbra le hai inventate tu. Il tuo naso è volitivo. Descriviamolo.
Ma io non lo vedo mai giusto.
Come mai le donne impazziscono per te? Spiegaci il segreto di questo tuo fascino.
Intanto bisogna vedere se è vero che impazziscono perché a volte le donne son bugiarde. A volte… non sempre. Penso mi trovino simpatico e allora nella simpatia si mischia forse un pochino di… Dalla simpatia è facile che venga fuori un pochino di fascino inaspettato.
Ma tu hai mai sofferto per una donna?
Sì, sempre, nel senso che io sono un amante delle donne. Per me la donna è la cosa più importante che ci sia.
Al giorno d’oggi purtroppo la donna viene messa in secondo piano…
Ah sì? E da chi?
Da altri. Secondo te questo è giusto?
No, è sbagliato perché la donna è l’animo dell’uomo e senza di lei tutto finirebbe, tutto crollerebbe.
Qual è il consiglio che daresti a uno che non raccatta mai niente?
Chi non raccatta mai niente è perché ha poca volontà, se ti ci metti un attimo, se ti tiri su le maniche…
E cosa si dovrebbe fare? Dacci una lezione.
Dunque, ci si deve togliere la cravatta, oppure allentarsela. Poi ci si mette un paio d’occhiali quasi scuri in modo che quando lei ti vede dice “Ma chi è questo? Cosa sarà? Cosa penserà?” e quindi questo è già un punto di attrazione.

L’intervista a Celentano è inserita nel “Fausto Terenzi Show” condotto dal popolare omonimo dj , recente acquisto dell’emittente del Principato di Monaco, e che dallo scorso 3 giugno è il mattatore della mattina con il suo varietà all’insegna della comicità e demenzialità (imitazioni, personaggi, scenette, caratterizzazioni) che qualcuno ha già definito “il miglior programma comico dai tempi di “Alto gradimento”.

Lo staff di ACfans.it

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