ACfans

60 anni con Adriano Celentano – Enrico Oldoini racconta come è nato il film “Lui è peggio di me”

Adriano Celentano e Renato Pozzetto nel film "Lui è peggio di me"

Per l’ottavo appuntamento della rubrica 60 anni con Adriano Celentano vi proponiamo un articolo scritto dal regista di Lui è peggio di me, Enrico Oldoini, in occasione dell’uscita del suo film. Il giornale che ospitò tale articolo, che racconta la genesi del film, è Radiocorriere Tv del 1985.

Sono uno peggio dell’altro

di Enrico Oldoini

Quando muovevo i primi passi nel mondo del cinema (passi incerti e difficili) mi capitò di chiedere come diavolo dovessi fare per riuscire a fare un film. Più di tutte mi colpì la risposta di uno sceneggiatore di fama che, battendomi una sorniona pacca sulle spalle, mi spiegò che i film nascono per miracolo. Allora spalancai gli occhioni tondi e non capii molto bene il significato di quelle parole. Oggi sì che lo capisco. Perché, per esempio, il film in questione, “Lui è peggio di me”, se non è proprio un miracolo… ci somiglia molto. Era la fine del Luglio scorso. Il produttore Cecchi Gori propone un film con Celentano da fare subito, cotto e mangiato, come si dice nel cinema. E mi fa leggere un copione, che non mi convince. Mentre son lì che sospiro incerto e scuoto perplesso la testa perché l’impresa mi sembra disperata, lui, il produttore, mi schiaffa dentro una Maserati e mi dice “Andiamo a parlarne con Celentano, a Bordighera…”.
Incontro Adriano sul mare. Mi guarda con simpatia, ma anche con vago sospetto: non sa se fidarsi o meno di un neoregista. Alla fine di una sommaria chiacchierata decide che il film in questione, per il quale io ed il produttore ci siamo fiondati da Roma, non si farà: non lo convince la storia che gli proponiamo (anche perché il primo a non esserne convinto sono io che la racconto) e poi, sopratutto, vuole risparmiarsi dalla fatica e dalla rischiosa incognita di un nuovo film da protagonista assoluto prima di dedicarsi, anima e corpo, alle riprese del film della sua vita: quello che girerà come regista. Sembra finita lì. Decidiamo di mangiare un boccone in una trattoria che sta lì a due passi, sugli scogli. Il produttore s’è ammutolito. Io mi sento a disagio, quasi colpevole per lo sgangherato racconto che ho fatto a Celentano della sceneggiatura. Adriano succhia un mollusco e ci guarda con un sorriso compassionevole…finchè sputo il rospo: mi prendo la briga di confessare ad Adriano che sono d’accordo con lui, che non vale la pena di fare quel film, un film che non piace nè a lui nè a me. Mi becco, sotto la tavola, un calcio negli stinchi dal produttore. Ma subito mi riprendo quando comunico l’idea di un nuovo film, che nasce dal desiderio di ritornare su un argomento a me caro: quello dell’amicizia. Un vago barlume d’interesse comincia a brillare nello sguardo di Adriano. Al quale aggiungo che, pur venendo da “Cuori nella tormenta”, un film dove già racconto la storia di due amici, ho una gran voglia di “rifarci”, di sviluppare e magari anche approfondire quel tema. Concludo dicendo che vorrei ricostituire una sorta di “Strana coppia” formata da Adriano Celentano e Renato Pozzetto.
L’idea produttiva alletta il giovane Cecchi Gori, quella artistica intriga Adriano, che nella vita come al cinema se ne esce con i suoi toni pacati, con mezze frasi, parole smozzicate e separate da pause eterne: “Eh… beh… Renato… è Renato… io e Renato… insieme… beh… amici lo siamo… potremo essere grandi amici anche sullo schermo… mica male… eh però…”.
Nasce così, tra uno spaghetto alle vongole e un piatto di calamari, l’idea del film. Di un film che fino a pochi istanti prima, quando eravamo ancora all’antipasto, non esisteva traccia. C’è da dire però che se l’altro progetto vantava una sia pur discutibile sceneggiatura, di questa nuova proposta, arrivati alla frutta, c’era solo un barlume d’idea. Non solo. Ma benchè Agosto fosse alle porte, il film (per obblighi contrattuali) doveva essere scritto, girato, montato e stampato entro il Febbraio dell’ottantacinque.
Oggi il “miracolo” è compiuto. Il film esiste, è diventato Lui è peggio di me. E come io sia arrivato in fondo a questa avventura ancora non mi rendo conto: mi sembra impossibile, un miracolo appunto.
Chi è peggio? Celentano o Pozzetto? Sta diventando un gioco, quasi un modo di dire. Me lo chiedono spesso. Io me la cavo escamotando con una battuta: “Sono uno peggio dell’altro”.
Ma adesso, lasciando da parte le facili battute, vorrei dire che ho lavorato con due attori per i quali mi aspetto, oltre che il solito consenso popolare, qualcosa di più: vorrei che anche coloro che hanno spesso liquidato sommariamente Celentano e Pozzetto come fenomeni di cassetta s’accorgessero che hanno invece a che fare con due grandi fenomeni (non a caso ripeto “fenomeni”) dello schermo.
Ho definito scherzosamente Celentano come “la scimmia più intelligente” con la quale abbia mai lavorato. Di Pozzetto ho detto più volte che era il mio comico “più” preferito. Ma ora, scherzi a parte e polemizzando anche un pochino con i più scettici, la metto giù dura. Celentano non è soltanto un simpaticone molleggiato. E’ molto di più. E’, ne dico una per tutte, una creatura di grande fascino. Forse l’unico attore fascinoso in Italia. E il fascino, al cinema, non è poca cosa. Anzi.
Di Pozzetto dirò soltanto che mi sembra il primo comico, dopo Totò e Sordi, che proponga un modo nuovo e assolutamente tutto suo di far ridere.
Mentre scrivo, il film esce in una straordinaria contemporanea di circa duecento sale sparse per tutta la penisola. Vedremo. Celentano, dal canto suo, si dichiara soddisfatto del film, contento. Anche Pozzetto è molto contento. Quanto a me, che non sono scontento, aspetto che sia contento il pubblico che uscirà dalla proiezione di Lui è peggio di me.

Lo staff di ACfans.it

Exit mobile version